La scuola in famiglia, si può fare
Lo "homeschooling", l'educazione scolastica dei propri figli, è una pratica già diffusa negli Usa e in Francia. Non tutti sanno che anche in Italia è legale e già funziona. Lo spiega Maria Bonaretti, del Movimento Familiarsi Consortio.
Uno degli ambiti in cui avanza, “nel silenzio”, quella che Mons. Luigi Negri chiama la “dittatura del politicamente e culturalmente corretto”, è certamente quello della scuola statale, dove all’ideologia che tende a massificare e a non valorizzare l’identità della persona, si aggiunge negli ultimi tempi l’indottrinamento che vuole inculcare nei bambini valori anti-umani, come quello del gender.
«Un modo per dare ai bambini e agli adolescenti la libertà che deriva dall’educazione cattolica – ci dice Maria Bonaretti, coordinatrice didattica delle scuole che a Reggio Emilia e nei paesi vicini fanno capo al Movimento Familiaris Consortio – è quello dell’istruzione familiare, basata sui principi del coinvolgimento delle famiglie, della personalizzazione dell’insegnamento e della libertà educativa».
Esiste dal 1983 a Sant’Ilario d’Enza, in provincia di Reggio Emilia, una scuola primaria voluta dalle famiglie del movimento ecclesiale Familiaris Consortio, che riunisce famiglie, giovani, sacerdoti e consacrati animati dal desiderio di vivere e testimoniare la Chiesa come Comunione e come “famiglia di Dio”. Il movimento ecclesiale nacque grazie dall’attività pastorale di Don Pietro Margini, per molti anni parroco a Sant´Ilario, dove morì l´8 gennaio 1990. La Cooperativa sociale don Pietro Margini gestisce la scuola primaria di Sant’Ilario, una scuola secondaria di primo grado, nata nel 1988 a Sant’Ilario e nel 2013 a Reggio Emilia e il Liceo scientifico paritario “San Gregorio Magno”, evoluzione dell’istituto magistrale attivo dal 1981. Dallo scorso mese di settembre, un’altra scuola media è stata fondata a Reggio. Sono tutte esperienze fondate sull’“istruzione familiare”, che è molto diffusa negli altri Paesi, specialmente in Francia e negli Stati Uniti, ma la cui idea, piano piano, sta prendendo corpo anche da noi, con molte esperienze homeschooling.
«Nel 1983 – afferma Maria Bonaretti – un gruppo di genitori della parrocchia di Sant´Eulalia in Sant´Ilario d´Enza, si trova ad avere un buon numero di figli (14 bambini/e) da iscrivere alla classe prima della scuola elementare. Sostenuti ed accompagnanti da don Pietro Margini decidono non di ‘scegliere una scuola’ ma di ‘fare una scuola’. Scoprono che la legge prevede l´istruzione paterna, nella quale i genitori si fanno carico dell´istruzione e dell´educazione dei loro figli. Chiedono ad un´insegnante, che proprio quell’anno è andata in pensione, di ripartire a settembre per questa nuova avventura. Come locali utilizzano una stanza dell´oratorio adibita ad aula. Tutti i genitori degli alunni collaborano e si adoperano, a vario titolo per ‘fare la scuola’ per i loro figli. Negli anni successivi si prosegue in modo continuativo con nuove classi e nel 1988, quando la prima classe finisce il ciclo delle elementari, si dà inizio alla "scuola" media secondo le stesse modalità».
Lei dice che i genitori scoprirono che la legge prevede l’istruzione paterna. Per coloro che non ne fossero a conoscenza, può dirci dov’è sancito questo diritto? L´istruzione paterna fonda la sua legittimità negli articoli 30-33-34 della Costituzione. Da quelle norme, appare evidente che sono i genitori ad avere la responsabilità di provvedere all´istruzione del figlio (anche tramite scuole private o insegnanti privati), e qualora questi non se ne possano occupare direttamente, allora provvederà lo Stato in loro vece.
In base all’art.2 del decreto legislativo 297/94, “I genitori dell´obbligato o chi ne fa le veci che intendano provvedere privatamente o direttamente all´istruzione dell´obbligato devono dimostrare di averne la capacità tecnica od economica e darne comunicazione anno per anno alla competente autorità". I genitori che fanno questa scelta devono confermarla anno per anno e questa conferma periodica è finalizzata a consentire alla competente autorità di disporre le verifiche necessarie per quanto riguarda la capacità (soprattutto tecnica) del richiedente. Occorre darne comunicazione alla direzione didattica di competenza ogni anno per l´anno successivo, attraverso un modulo consegnato a mano o con raccomandata con ricevuta di ritorno, entro il mese di gennaio/febbraio precedente l´inizio effettivo della scuola. Gli alunni che seguono l´istruzione paterna (così come quelli che frequentano scuole non paritarie) possono chiedere di essere ammessi come "privatisti" agli esami di idoneità dalle varie classi previste dall´ordinamento. Per quanto riguarda la fornitura dei libri di testo agli alunni della scuola primaria la Corte Costituzionale con il decreto 454 del 1994 sancisce che la fornitura dei libri di testo è strettamente connessa con l´obbligo scolastico e, poiché tale obbligo per legge può essere adempiuto anche tramite modalità diverse alla frequenza presso scuole statali, paritarie o private, sarebbe discriminatorio e lesivo dell´art. 3 della Costituzione il non fornire gratuitamente libri di testo a tutti coloro che devono assolvere l´obbligo scolastico, indipendentemente dalla modalità con il quale intendono assolverlo.
«Uno dei connotati più belli della nostra esperienza – sostiene Maria Bonaretti – è il coinvolgimento diretto dei genitori, secondo le loro competenze, nella cura della scuola e nel suo funzionamento (c’è chi si dedica alle pulizie, chi si occupa del giardino, ecc., noi lo chiediamo espressamente a tutti i genitori) e nell’istruzione dei loro figli. In prima elementare, trascorrono molte ore con i loro bambini, adoperandosi fattivamente per dare continuità educativa a quella impartita nell’ambito familiare. I bambini percepiscono direttamente quale importanza ha per i loro genitori, l’istruzione scolastica».
Gli insegnanti sono tutti genitori dei bambini? «Molti di loro lo sono. Altri si affiancano ai veri e propri insegnanti, la maggior parte dei quali sono volontari. Tutti tendono all’affermazione di un bene primario: la valorizzazione della personalità individuale». I bambini, alla fine di ogni anno, devono sostenere un esame di ammissione all’anno successivo. Non è un trauma per loro? «Nient’affatto. È una modalità prevista dall’ordinamento, che consente ai nostri alunni di acquisire sin da subito il senso della responsabilità di quel che fanno e che soprattutto favorisce una loro preparazione di alto livello». Qual è la differenza fondamentale con le scuole “normali”? «L’istruzione familiare risponde innanzitutto al convincimento che i primi educatori dei bambini sono i genitori, che hanno un dialogo costante con gli insegnanti o sono loro stessi insegnanti. Il progetto educativo è affidato alla comunità formata da genitori e famiglie, insegnanti, personale ausiliario e da tutti coloro che condividono le sue finalità, che sono quelle di preservare la dignità della persona; la maturazione culturale specifica e organica di ogni disciplina; l’educazione all’amicizia e alla vita comunitaria di ispirazione cristiana».