Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
EGEMONIA CULTURALE

La satira ride da una parte sola: a sinistra

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Può essere istruttivo guardare Striscia la Notizia, ma anche qualsiasi altro programma di satira: nel mirino delle ironie ci sono quasi solo politici di destra. Perché? Le cause partono da lontano.

Editoriali 31_12_2024
Salvini che riceve un Tapiro d'oro (La Presse)

Guardare “Striscia la Notizia” è istruttivo, ma non tanto per il meritorio inseguimento di venditori abusivi di botti capodanneschi (tutti napoletani), la messa alla gogna di truffatori di piccolo cabotaggio, lo scovamento di modesti spacciatori di droga (tutti africani), l’additamento al pubblico ludibrio di borseggiatrici da metrò (tutte di etnia nomade) eccetera eccetera.

No, è nelle sezioni dedicate alla satira politica che le cose si fanno interessanti. Per esempio, quando, truccati o meno, fermano parlamentari per strada, le battute sul fascismo sono riservate solo a quelli di Fratelli d’Italia. Per la Schlein, sempre per esempio, la loro satira verte al più sul radicalchicchismo, mai su falce&martello. Nella rubrica dove, tramite grafica computerizzata, i politici vengono fatti ballare e cantare, il bersaglio principale, che c’entri o meno, è Salvini. Sempre lui. Se poi andiamo alla rubrica “Che satira tira”, il tiro al piccione è sempre sulla destra, infallibilmente. Ciò, va detto, è anche dovuto al fatto che tutti i nani&ballerine sono comunisti (scusate se li chiamo col loro vero nome), e che probabilmente i comici con idealità destra non esistono. Sì, c’è stato il prudente Bagaglino, ma non aveva il veleno della satira sinistra.

Magari, chi, a destra, ha velleità da palcoscenico non ha voglia di fare il comico. Oppure, più verosimilmente, non trova modo di affermarsi proprio per le idee che professa. La destra,  infatti, non ha circuiti tipo Arci attraverso i quali selezionare e promuovere “talenti” artistici. Né avrebbe potuto dotarsene, dato il clima in un Paese, il nostro, dove per una decina d’anni i “compagni che sbagliano” non hanno esitato a passare alle vie di fatto. Ma non c’è bisogno di ricorrere alla P38 per scoraggiare i dissenzienti.

Mi si consenta un ricordo personale. Ero professore in una città ad amministrazione rossa e frequentavo il pub di un mio amico. Il quale, non comunista, aveva affiliato il suo locale come club dell’Endas, che allora era il corrispettivo dell’Edera -lamalfiana - dell’Arci rossa e dell’Acli bianca. Dovette gettare la spugna e chiudere. Perché? Perché sovente i vigli urbani venivano a chiedere i documenti a tutti i presenti. Una volta domandai il motivo di questi controlli. Mi fu spiegato che gli abitanti nella strada si lamentavano del rumore. Obiettai che la porta era sempre chiusa. Sì - fu la risposta - ma quando un avventore entra o esce la si apre e il rumore ne fuoriesce. Naturalmente, nei circoli affiliati Arci i vigili non ci andavano affatto, visto che, passando nottetempo nei dintorni, sentivo provenirne jazz e pop a tutto bordone.  Bene, è anche così che si realizza la famosa egemonia culturale gramsciana.

Il risultato eccolo: il popolo vota per un governo di destra e si ritrova con ministri intimiditi, paurosi di sentirsi dare dei “fascisti”, che si muovono con un orecchio attento più a quel che dirà l’opposizione che ai motivi per cui sono stati eletti. Per dirne due, l’ordine pubblico e l’immigrazione incontrollata. È vero, ostano anche le c.d. toghe politicizzate (a sinistra). Ma quante sono? Sono poi così tante? Certo, cresciuti politicamente nell’emarginazione e in un clima culturale avverso, i politici di destra hanno qualche giustificazione. È vero, e anche la berlusconiana Mediaset si comporta come se questo governo fosse precario e presto tornerà Baffone. Ma è anche vero che così non si va da nessuna parte, e se la destra non pone mano a una contro-operazione gramsciana ogni trionfo elettorale non sarà che un fuoco di paglia. Difficile, certo, tuttavia, come diceva Mao, ogni lunga marcia comincia con un passo solo

Altro ricordo: la medesima proposta avanzai trent’anni fa, quando l’incipiente Forza Italia cercava cervelli. Fui cassato perché “le priorità erano altre”. Ebbene, è dal 1948 che gli italiani votano non “per” qualcuno ma “contro” i comunisti (scusate se li chiamo col loro vero nome). Eppure, grazie a Gramsci, riescono a comandare sempre loro. Per quanto riguarda la satira, un protagonista, Benigni, diceva che era giusto cambiare: una volta contro il governo (se di destra), un’altra contro l’opposizione (se di destra).