La rutilante corsa digitale di "Tron: Legacy"
È un autentico fascino per gli occhi,
ma, la sceneggiatura è un vero disastro. Insopportabile. Se La Disney ne avesse fatto solo un videogioco sarebbe stato
un capolavoro. Dopo i primi botti, passerà rapidamente nel dimenticatoio.
Tron: Legacy di Jiseph Kosinsky con Jeff Bridges, Garrett Hedlund, Olivia Wilde. (Genere: Azione, Fantascienza. Durata: 127')
Intrappolato per vent’anni nel videogioco da lui stesso creato (Tron), Sam Flynn ha dovuto contrastare il potere sempre maggiore del suo alter ego digitale, Clu, che ha il suo aspetto degli anni giovanili. Almeno fino a quando il figlio Sam, un giovanottone di ventisette anni, viene risucchiato a sua volta, per dare finalmente supporto al padre. In breve, questa è la storia di Tron – Legacy.
A questo punto lo spettatore faccia appello a tutta la sua sospensione dell’incredulità, perché tutto quello che vedrà accadere sullo schermo è praticamente incomprensibile, al di là delle sfide mortali a frisbee e delle corse in moto/auto/jet, che poi è sempre la stessa cosa. Tron, il film del 1982, è stata una delle pietre miliari dell’applicazione del digitale nel cinema. Tron: Legacy ne è il degno erede. Jeff Bridges è incredibile nell’interpretare due ruoli (sé stesso e sé stesso da giovane). Gli effetti speciali sono strabilianti. Sennonché, se il film è un autencio fascino per gli occhi (e, a chi piacciono i Daft Punk, anche per le orecchie), la sceneggiatura è un vero disastro, che spezzetta la storia e la rende poco comprensibile e, in definitiva, insopportabile. Forse se la Disney ne avesse fatto un videogioco sarebbe stato un capolavoro. Così, dopo i primi week end di entusiasmo, passerà rapidamente nel dimenticatoio.