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L'OKKUPAZIONE IN UNIVERSITA'

La rossa Bologna fa i conti con le serpi allevate

L'okkupazione dei collettivi in Università: non ci sono più i comunisti di una volta. Una volta i collettivi venivano tollerati per controllarli. Ma coi lanzichenecchi anche Bologna deve gettare la spugna. “Figlioli” scapestrati, che faranno pagare al contribuente le devastazioni.

Cronaca 14_02_2017

Alla fine (fine?) la polizia ha sgombrato dagli okkupanti la biblioteca universitaria di Bologna. Nel video, i dimostranti alzavano cartelli self-made (cartone & pennarello) in cui campeggiava la scritta «Basta Barriere». Un ignaro nostalgico degli anni Sessanta avrebbe potuto pensare ad Alain Barrière, il cantante di Vivrò, fratello di Basta.

Invece si tratta del grido di dolore delle periferie (in francese, banlieues) che non si rassegnano a non vivere in centro, meglio se nel centro storico, e hanno fatto proprio il leitmotiv dell’attuale pontificato. I centrosocialisti (da non confondersi con quelli già di Craxi poi confluiti nel berlusconismo) sognano ponti e non muri, una Italia povera e per i poveri, perciò, pur provenendo nella stragrande maggioranza dei casi da famiglie della cospicua borghesia (secondo una recente ricerca il 72% di costoro vive ancora coi genitori), si atteggiano a brutti-sporchi-cattivi e si mettono d’impegno nello sprofondare nel degrado tutto ciò che toccano.

Eh, sono finiti i tempi in cui la Vecchia (Emilia)Romagna da bere, la cui capitale è giusto Bologna la Grassa, era la vetrina del Pci e l’Orchestra Spettacolo di Raoul Casadei era la sua portavoce mentre un intero popolo era costretto a ballare il lissio. E’ infatti accaduto l’inimmaginabile: il Magnifico Rettore de La Dotta (la più antica università del mondo) si è dovuto rassegnare a fare accorrere gli odiati celerini per poter respirare.

Ahimè, tout passes, tout lasses, tout casses e non ci sono più i comunisti di una volta. L’estremismo, allora, era la malattia infantile del comunismo (citazione colta) e il servizio d’ordine dei metalmeccanici non avrebbe mai permesso quel che è invece accaduto. Il compagno Ercoli, com’è noto, agli anarchici e ai trozkisti riservava le sue attenzioni primarie, e solo dopo combatteva la Reazione.

Certo, le squadracce fanno sempre comodo quando c’è da impedire a Salvini di parlare o a Pansa di presentare i suoi libri, perciò li si coccola e li si difende col Soccorso Rosso anche in aula di tribunale. Ma se qualcuno di loro non ha capito e ti si piazza in casa, che fai? Pazienti, lasci correre, eh, so’ regazzi! Ma prima o poi devi capitolare.

Dovete sapere che la polizia non può entrare all’università se non invitata, nemmeno in caso di omicidio. Si tratta di un antico privilegio cattolico (ebbene, sì), risalente ai tempi in cui le Universitas Studiorum erano un corpo ecclesiastico: le autorità civili nulla potevano all’interno di quelle vere e proprie enclaves della Chiesa. Ed è grottesco che a Marx City si debba subire, anziché lucrare. Ma coi lanzichenecchi anche Bologna deve gettare la spugna. Figlioli scapestrati, che faranno pagare al contribuente le devastazioni.

Le due scuole di pensiero riguardo ai c.d. centri sociali erano due. La prima, ostile, era altresì convinta che, tollerandone le okkupazioni, almeno li si poteva censire e/o controllare. L’altra, favorevole, pensava che un «braccio armato» (di armi improprie: dalle camere d’aria gonfiate a mo’ di  scudi agli scolapasta come elmi) è pur sempre utile quando è ora di far parlare la «piazza».

Solo che lo sapeva anche Bertoldo che la serpe covata in seno prima o poi morde anche te (le serpi non sono particolarmente acute). Qualche toga rossa dovrà, perciò armarsi di pazienza e spiegare ai «giovani» dei «collettivi» che certe cose si fanno, sì, ma in casa altrui. Sennò, bando ai privilegi e via libera ai questurini. Ai quali non parrà vero di, finalmente, averne.