La risposta cattolica ad Halloween sono i santi
La "festa" di Halloween offre purtroppo l'occasione per aprire ampi spazi all'azione del demonio, come confermano gli esorcisti. Numerose iniziative però aiutano i ragazzi a riscoprire il senso autentico della solennità di Ognissanti, prendendo i santi come amici, modelli e protettori contro qualsiasi insidia del nemico.
«Sono contento che i genitori cristiani permettano ai loro figli di adorare il diavolo almeno una notte all'anno. Benvenuto ad Halloween». A fare questa affermazione fu il fondatore della chiesa di satana, Anton LaVey, mentre a ricordarla alla vigilia della festa dei santi è John Ramirez, un noto predicatore americano uscito anni fa dal satanismo. Prima di lui Doreen Irvine, ex sacerdotessa satanista, poi convertita al cristianesimo, spiegò che se i padri sapessero il significato di questa festa non la nominerebbero nemmeno davanti ai loro figli. Nel suo libro Freed from witchcraft (“Liberata dalla stregoneria”) ha scritto: «Era importante dare alla stregoneria un nuovo aspetto e furono così stabilite queste linee guida: "Non spaventare mai nessuno. Proponi nuovi regni del mistero e offri eccitazione. Rendi la stregoneria meno oscura. Falla sembrare un'avventura naturale e innocente... copri il male con involucri accattivanti”».
Recentemente persino fra Paolo Carlin, portavoce dell’Associazione internazionale Esorcisti, parlando al TgCom24, ha raccontato cosa accade la notte del 31 ottobre e perché festeggiare Halloween è aprire delle porte al maligno. Impressiona, infine, l’appello di questi giorni della polizia di Los Angeles dopo aver sequestrato 12 mila pillole di Fentanil incartate come caramelle: "Se trovate nelle scatole di caramelle qualsiasi cosa vi appaia come un narcotico non toccatelo e segnalatelo immediatamente alle forze dell’ordine locali”.
Don Ruggero Gorletti, parroco di Pornassio, da sempre contrario ad Halloween, ricorda alla Nuova Bussola che "quello che sta accadendo è il contrario di quello che avvenne all'inizio del cristianesimo: allora i credenti trasformarono le feste pagane in cristiane. Ora invece trasformiamo le feste cristiane in pagane. Questo significa che non siamo più ferventi come i primi cristiani, anzi stiamo diventando simili al mondo".
Un peccato, ricorda Ramirez, perché «sapevo che i cristiani avevano l'unzione, l'autorità e il potere di distruggere il regno delle tenebre, ma non sapevano come usarlo». Insomma, senza rendersene conto seguono il mondo con le sue logiche dimenticando la propria eredità. Per Ramirez, oltre all’ignoranza, è complice la predicazione su Gesù da parte di tanti uomini cristiani: «È sempre più slegata dalla croce», si predica «un Gesù New Age», disincarnato, che fa dimenticare ai credenti che c’è una “battaglia spirituale in corso”. Anche don Ruggero ne è convinto: «Sono sessant’anni che ci vergogniamo di Cristo e così, anziché portare al mondo la Sua bellezza, imitiamo il brutto del mondo (in ogni ambito: nella liturgia, nella dottrina, nei festeggiamenti…), peccato che così diventiamo inutili. A chi interessa un cristianesimo privo di smalto? Perciò siamo calpestati. Ma è colpa nostra, Gesù ce lo aveva detto: "Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente"».
Come allora ingaggiare la battaglia? Don Ruggero ricorda che "le nostre feste sono bellissime. Pensiamo alla luce dei santi. Incoraggio ad educare i cristiani sin da bambini alla santità, non con tanti discorsi ma raccontando loro le storie dei santi e, perché no, vestendoli come loro il primo di novembre". In effetti proprio la diffusione della festa di Halloween, ormai commercializzata in tutto l’Occidente, ha messo in allerta molti pastori italiani che negli ultimi anni hanno deciso di rispondere alla pressione del culto della morte con il culto del cielo, proprio educando alla bellezza anziché al macabro. Diverse scuole e parrocchie, per evitare che le persone si concentrino su diavoli, scheletri e zombi, ricordano i santi: insegnando ai piccoli la bontà della vita in Dio, organizzano veglie di preghiera e fanno travestire i bambini. C’è anche chi partecipa a processioni: in Sicilia, ad esempio, hanno camminato vestiti da santi anche gli adulti, per ricordare con Leon Bloy che «non c’è che una tristezza nella vita: non essere santi». E per dire che tutto ciò che non c’entra con Cristo rende l’uomo infelice.
L’anno scorso, a Biancavilla, don Giosuè Messina, della parrocchia dell’Annunziata, spiegò di aver organizzato una Messa dei Santi, preparando i bambini a conoscerne la vita: ciascuno di loro si era poi travestito dal proprio santo preferito per festeggiare insieme dopo la celebrazione. A Varapodio, nella parrocchia di Santo Stefano, don Gaudioso Mercuri era circondato da bambini vestiti da Angeli o da Santi e a conclusione di un momento di festa ha celebrato la Santa Messa. Perché, ha affermato il prete, “Halloween, con i suoi travestimenti, le sue zucche, le streghe ed i fantasmi non ha nulla a che fare con la nostra festività religiosa di Ognissanti ed è bene saper cosa si festeggia”. Il noto esorcista, padre Gabriele Amorth, la definì “una notte di invocazione a Satana”. Perciò ha concluso Mercuri: “Noi cristiani non abbiamo bisogno di Halloween ma celebriamo con fede e con gioia la festa dei Santi”. È questo, secondo un altro ex satanista, Wilson Lopez, che dovremmo fare per vincere il male: Lopez spiega quanto la preghiera e le veglie siano estremamente più potenti del male, quanto sia importante che i cristiani non solo si difendano dalle tenebre, rifiutando il culto della morte, ma portino il bene sulla terra.
Come ha fatto don Dennis Bensiek presso la parrocchia di Santa Giulia di Torino e che alla Nuovabq.it spiega: «Ai bambini delle medie dico chiaramente perché Halloween non è la nostra festa. Ricordo che noi cristiani abbiamo tante occasioni per fare festa ma che spesso non ce ne curiamo, quando invece il mondo e la moda ci dicono cosa dobbiamo celebrare obbediamo subito. Ho anche parlato delle origini pagane della festa di Halloween e del fatto che le feste pagane sono spesso celebrate alla vigilia di quelle cristiane per oscurarle, ma che le nostre feste sono più belle e significative. Poi parlo loro della vita dei santi e spiego perché in Germania, dove sono nato, la festa di Halloween non attecchisce: l’11 novembre festeggiamo san Martino, a cui i bimbi si preparano costruendo delle lanterne per la processione che si conclude con un grande fuoco intorno a cui si cantano le canzoni di san Martino, poi i bambini ricevono mele o dolci fuori dalle case dove continuano a cantare».
Don Davide Mobiglia, ora prete a Melzo, ha vissuto l’esperienza de “La notte dei Santi” che da qualche anno viene proposta dalla Diocesi di Milano ai ragazzi delle superiori: «Nel 2017 – spiega alla Nuovabq.it – una ragazza mi dice: "Perché non fare anche noi qualcosa del genere per i ragazzi e i bambini? Possibile che non ci sia un’alternativa ad Halloween?"». Così, prosegue Mobiglia, «pensai che l’entusiasta teologo don Lukasz Malinowski suggerisce di imitare i suoi connazionali polacchi che si vestono da santi. In tre settimane, con altri ragazzi, abbiamo organizzato la festa dei Santi, un momento semplice e bello che iniziava con una cena insieme, proseguiva con una grande caccia al tesoro per le vie del paese e si concludeva con la preghiera in cappellina (ovviamente con le litanie dei Santi!). Ogni bambino aveva il compito di scegliere un santo (magari il proprio patrono, oppure uno che voleva conoscere meglio) e di vestirsi come lui, con i tipici segni dell’iconografia cristiana. I bambini arrivavano orgogliosi del loro vestito (veniva anche premiato il più bello) e chiedendomi: “Io che santo sono?”. E quando dicevo che non riuscivo a capirlo, mi domandavano: “Ma come, non vedi?” e mi mostravano i vari segni identificativi. Come quando un bambino si mette la maglia del proprio calciatore preferito per imitarne le gesta, così far vestire i ragazzi da santi è un modo facile attraverso il quale essi possono immedesimarsi un poco nella vita di quella persona beata che non è un essere della fantasia, ma una persona viva nella comunione che ci unisce in Cristo e che è possibile avere come amico e modello di vita. È farli rivestire di realtà, di una realtà bella, splendente, luminosa, che indica loro anche il destino della nostra vita. Anche oggi questa esperienza continua: don Daniele Saleri, che mi è succeduto a Cerro Maggiore, parlava con alcune catechiste che si interrogavano su come spiegare la santità ai bambini: la portata educativa di questo gesto di immedesimazione nella vita di un santo è formidabile per evitare spiegazioni teoriche, guardare ai santi ed entrare nella loro esperienza».