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La religione (senza dogmi) “della buona condotta”

Un'etica universale per le religioni sulla base delle sole cose "da fare" è impraticabile in campo cattolico: la fede ha certo una dimensione morale, ma non si riduce a morale.

Dottrina sociale 06_07_2023

Ieri su questo blog ho sostenuto che la proposta di papa Francesco di mettere da parte le diversità di religione e di convergere da parte di tutti i credenti in alcune buone cose da fare, ossia in un’etica universale, trasforma la religione in morale. Cosa possibile in campo protestante ma non certo in campo cattolico.

Certamente la religiosità cristiana comporta un serio impegno morale, ma non si riduce a morale. Il filosofo che maggiormente ha contribuito a ridurre la religione cristiana a morale è stato Immanuel Kant, che non a caso era protestante. Nella sua opera del 1793 La religione nei limiti della sola ragione egli scriveva i passi che riporto qui sotto.

- «Tutto quello che, all’infuori di una buona condotta, l’uomo crede di poter ancora fare per rendersi gradito a Dio, è pura illusione religiosa e falso culto di Dio».

- «Bisogna che tale fede contenga in sé pur tuttavia un principio che riduca a vero scopo la religione della buona condotta, affinché un giorno si possa assolutamente fare a meno dei dogmi religiosi».

- «Se l’adorazione di Dio occupa il primo posto e ad essa viene subordinata la virtù, allora ha per oggetto un idolo».

- La morale «per se stessa non ha assolutamente bisogno (…) di appoggiarsi sulla religione; ma, in virtù della ragione pura pratica, essa basta a se stessa».

- «Bisogna allora che la universale ragione umana sia riconosciuta ed onorata come il supremo principio imperante; e che invece la dottrina rivelata sia amata e coltivata come mezzo per rendere la religione intelligibile anche agli ignoranti».

La religione ridotta a morale diventa la «religione della buona condotta» per la quale si può «assolutamente fare a meno dei dogmi religiosi». Un obiettivo, questo, senz’altro gradito alla massoneria illuminata.