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EDITORIALE

La realtà impone la battaglia in questo Parlamento

Adozioni, eutanasia, divorzio lampo, omofobia, gender a scuola, droga. Le leggi che ci preoccupano potrebbero passare con l'attuale Parlamento. Perciò serve una strategia nel presente. Il movimento ne tenga conto.

-Tra comitato e partito sarà divorzio consensuale

Editoriali 09_03_2016
Senato

Visto che qualcuno pensa che la Nuova BQ abbia deciso di fare la guerra al partito di Adinolfi ed Amato, voglio subito tranquillizzare. Non ne abbiamo affatto intenzione, abbiamo solo sollevato delle questioni legate all’origine di questa iniziativa che ci fanno essere molto perplessi. E abbiamo presentato dei fatti che contraddicono certe dichiarazioni. Punto. Chi vuole vedere ha gli elementi per farlo, noi andiamo oltre. Del resto noi siamo un giornale d'opinione, non un movimento organizzato: abbiamo lanciato un dibattito sul "che fare dopo il Family Day" ben prima che si sapesse di certe iniziative e facciamo quello che un giornale deve fare: informare e creare dibattito. I nostri lettori sono testimoni che nessun altro ha informato sulle vicende che riguardano il popolo del Family Day quanto La Nuova BQ.

Tengo però a precisare almeno una cosa: alcuni ci accusano di creare divisione in un momento in cui c’è più che mai bisogno di unità. Ma è proprio perché c’è bisogno di unità che critichiamo chi questa unità ha rotto con un’iniziativa personale. E chi sostiene che tutti ci dovremmo buttare al seguito di Adinolfi, dovrebbe rivolgersi al Comitato Difendiamo i Nostri Figli, non a noi che non ne facciamo parte. Peraltro proprio stasera il Comitato si riunirà per definire una posizione e le strategie future dopo il lancio del partito di Adinolfi e Amato: leggere l’articolo a fianco per capire cosa c’è in ballo.

Ad ogni modo tutti si deve fare i conti con il fatto che ormai un nuovo partito c’è e si presenterà alle elezioni amministrative; tante persone di buona volontà si candideranno e quindi facciamo loro i migliori auguri, non diremo certo di non votarli. Però visto che questa si propone come una strategia per rovesciare i rapporti di forza in Parlamento, è legittimo chiedere – in nome della chiarezza - quali siano gli obiettivi concreti per questo turno delle amministrative. Si potrà in questo modo verificare, a risultati acquisiti, se la strategia è in grado di avere successo oppure no. Gli elettori hanno il diritto di poter verificare.

La questione vera però è il motivo per cui tante persone si sentono di aderire a un “partito subito”. C’è la giusta percezione che la corsa verso l’abisso abbia subito una grossa accelerazione e che quindi oltre a mobilitazioni di piazza serve che si faccia subito qualcosa di concreto per salvare il salvabile. Si dice: con il ddl Cirinnà si è visto che non ci possiamo fidare di questa classe politica, neanche di quanti si dichiarano cattolici. Quindi….

…Quindi c’è un piccolo problema: questa legislatura, se non succederanno stravolgimenti nel frattempo, ha ancora davanti a sé circa due anni. Tempo sufficiente per far passare se non tutte sicuramente alcune delle leggi devastanti attualmente in discussione nei due rami del Parlamento. Proviamo ad elencarle: eutanasia, divorzio lampo, omofobia (la vecchia Scalfarotto sempre in agguato), gender nella scuola (il solito ddl Fedeli), legalizzazione della coltivazione della cannabis, riforma di adozione e affido.

Chi si pone il problema di come fermare questa deriva – Comitato Difendiamo i Nostri Figli in testa – non può dunque eludere la realtà: in attesa e in preparazione di tempi migliori, la battaglia va combattuta con questo Parlamento, bisogna fare i conti con i deputati e i senatori attuali. 

Il Comitato che ha organizzato il Family Day ha dunque due possibilità: la prima è puntare sulla crisi di governo e le elezioni anticipate giocando il tutto per tutto nel referendum costituzionale di ottobre, che il presidente del Consiglio Renzi ha già trasformato in un voto di fiducia al governo. In questo caso ci dovrebbe essere una forte mobilitazione per costituire dei Comitati per il No, ipotesi che al momento non sembra molto probabile.

La seconda possibilità – non necessariamente alternativa - è rendere maggiormente efficace e concreta una strategia di pressione sui parlamentari, che ha la sua forza e la sua legittimazione proprio nelle piazze riempite per ben due volte nel giro di pochi mesi. In questo bisogna anche ammettere che non si parte proprio da zero. La giusta rabbia per il tradimento operato dal Nuovo Centro Destra e da diversi senatori sedicenti cattolici ha in queste settimane oscurato l’altra parte della realtà: seppur limitata numericamente, una opposizione vera c’è stata, alcuni senatori – di diversi partiti - si sono battuti fino in fondo al punto che Renzi – vero artefice insieme al ministro Boschi di questa legge – ha dovuto (im)porre la fiducia. 

Non è molto, e forse non sarà neanche sufficiente, ma è l’unico dato concreto da cui partire. Una forte leadership del Comitato può sperare di allargare il consenso che già si è creato nell’opposizione al ddl sulle unioni civili. 

La domanda vera allora è se il Comitato guidato da Massimo Gandolfini sarà abbastanza unito e forte, all’altezza del popolo dei Family Day, da poter condurre questa battaglia.