La procura di Parma contro l'omogenitorialità
A dicembre il comune di Parma aveva riconosciuto come madri di 4 bambini tre compagne di coppie lesbo. Ora la procura impugna gli atti come illegittimi.
Due donne emiliane avevano avuto con la fecondazione artificiale eterologa 4 bambini. Queste due donne erano unite civilmente o erano conviventi con altrettante donne. Da qui la richiesta delle coppie lesbo affinchè anche le compagne non madri biologiche dei bambini potessero essere riconosciute come “madri” dal punto di vista legale, senza passare dalla stepchild adoption. Il 21 dicembre scorso l’amministrazione comunale di Parma aveva acconsentito a questa richiesta.
Questi quattro atti anagrafici ora sono stati impugnati dalla Procura di Parma come illegittimi. La Procura ha emanato un comunicato stampa in cui si spiega che tale riconoscimento “nell'ordinamento italiano, ad oggi nessuna norma consente o prevede. L'atto di riconoscimento successivo è previsto solo per il figlio nato fuori dal matrimonio e può essere effettuato esclusivamente dalla madre e dal padre che non lo abbiano riconosciuto al momento della nascita”. Dato che il riconoscimento originario era stato fatto dalla madre biologica quello “successivo poteva essere effettuato esclusivamente dal padre e non da un'altra donna, che ovviamente non è madre né tantomeno può essere padre. Neppure la legge Cirinnà, che ha introdotto le unioni civili tra coppie dello stesso sesso, ha inteso legiferare in materia di filiazione di coppie omosessuali”.
Anche una relazione tecnica da parte dell'Ufficio di Stato civile di Parma, richiesta dalla Procura, sostiene “non accoglibile il riconoscimento richiesto dalle coppie omosessuali, proprio perché non previsto dal nostro ordinamento (tanto che il sindaco è dovuto personalmente intervenire per ricevere gli atti di riconoscimento successivo)”.
Finalmente una volta tanto dei giudici che applicano la legge e non la creano.