La piccola San Pietro tornata a splendere dopo il sisma
Una grande festa, nel marzo scorso, ha celebrato la riapertura al culto del Duomo di Carpi, fortemente danneggiato dalle scosse del terremoto del maggio 2012. Nel 1515 fu posta la prima pietra e i lavori procedettero seguendo il modello peruzziano sulla falsariga dello schema di San Pietro in Vaticano.
Una grande festa, nel marzo scorso, ha celebrato la riapertura al culto del Duomo di Carpi, fortemente danneggiato dalle scosse del terremoto del maggio 2012.
La storia della chiesa locale ha origine antiche, longobarde. Era, infatti, l’VIII secolo quando qui fu fondata la Sagra di Santa Maria, divenuta, in seguito, collegiata e, poi ancora, commenda della famiglia feudale dei Pio di Savoia. Proprio ad Alberto III Pio, a cavallo tra Quattro e Cinquecento, si deve la trasformazione urbanistica di Carpi e, in forme monumentali, di tutti i suoi edifici, tra cui la pieve di Santa Maria che, nel frattempo, era divenuta inadeguata alle necessità liturgiche della comunità.
E’ Vasari ad attribuire, nelle sue Vite, a Baldassarre Peruzzi, architetto classicheggiante formatosi a Roma all’ombra di Bramante e Raffaello, il progetto della nuova chiesa, che venne realizzata sulle ceneri di quella precedente, riutilizzando i materiali recuperati dalla sua demolizione. Al 1512 si può fare risalire l’avvio del cantiere, che negli anni a seguire ricevette due importanti legittimazioni dalle bolle papali di Giulio II e di Leone XIII, con cui si autorizzava la concentrazione, in questa chiesa, di beni patrimoniali provenienti da pievi rurali dei dintorni. Nel 1515 fu posta la prima pietra e i lavori procedettero seguendo il modello peruzziano sulla falsariga dello schema di San Pietro in Vaticano.
Il monumentale corpo della chiesa è longitudinale, a tre navate suddivise da poderosi pilastri, cappelle laterali, transetto e sagrestie ottagonali. Sul capocroce, nel 1768 venne innalzata un’ardita cupola dall’architetto Carlo Lugli che solo pochi anni più tardi dovette riabbassarla per cedimenti strutturali. La sua calotta fu decorata sul finire dell’Ottocento, in stile neorinascimentale, da Lelio Rossi e Fermo Forti che raffigurarono nei medaglioni gli antenati della Vergine e nella piccola lanterna la scena dell’Assunzione. Paliotti, dipinti e rilievi che impreziosiscono gli ambienti delle cappelle laterali, sono dovuti alla committenza delle famiglie nobili di Carpi, cui ne era stato ceduto il patronato, e documentano l’evoluzione dell’arte e dell’artigianato locale tra il 1500 e il 1600.
L’esterno dell’edificio è caratterizzato da un paramento di mattoni a vista, ad eccezione dell’imponente facciata seicentesca, dalle linee barocche, fiancheggiata da due piccoli campanili. La sua superficie è ritmata da colonnati sovrapposti e da nicchie che custodiscono le statue in terracotta dei Santi patroni.
Uno dei tesori più preziosi che questo tempio conserva è la statua lignea dell’Assunta, commissionata da Alberto Pio al maestro carpigiano Gasparo Cibelli, attivo in quegli anni a Parigi. La Vergine, oggetto di profonda venerazione, è raffigurata all’interno di una cornice a mandorla ed è dal 1516 ancora protagonista di una solenne processione in occasione della festività dell’Assunzione.
Nel 1979, per il bicentenario dell’istituzione della diocesi locale, ottenne la dignità di basilica minore.