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NATO-RUSSIA

La nuova guerra fredda inizia senza troppi entusiasmi

La nuova guerra fredda incomincia senza troppi entusiasmi. Obama mal tollera la politica di apertura italiana, ma intanto le aziende americane partecipano al forum di Pietroburgo. Gli Usa schierano materiali nell'Europa orientale, ma per equipaggiare non più di una brigata.

Esteri 15_06_2015
Militari Usa e polacchi

Si inasprisce la guerra fredda tra Russia e Stati Uniti con in mezzo un’Europa che in ambito Nato segue senza entusiasmo gli anglo-americani nel rafforzamento del “fronte orientale” mentre in ambito UE fa di tutto per smorzare i toni con Mosca ed evitare ulteriori sanzioni economiche.

Il clima politico è stato ben evidenziato dalla gelida reazione di Washington alla visita di Vladimir Putin all’Expo di Milano dove ha avuto ampia visibilità l’appello del presidente russo affinché Roma non continui a perdere miliardi con le sanzioni. Del resto anche durante la visita di Renzi a Washington il presidente Obama non aveva nascosto le sue critiche alla politica italiana di apertura a Mosca. Una rigidità, quella di Washington, a corrente alternata dal momento che il Dipartimento di Stato ha fatto sapere che non impedirà alle grandi aziende americane di partecipare al forum economico di San Pietroburgo.

L’anno scorso venne chiesto esplicitamente ai grandi gruppi di boicottare l’evento, ha ricordato il Corriere della Sera, ma quest’anno alcuni diplomatici hanno rivelato al Financial Times che la linea Usa è: «Se ci chiedete, noi sconsigliamo di andare, se andate senza chiedere non verrete puniti». Restano quindi aperti molti dubbi circa la linearità della politica statunitense e soprattutto i sospetti che la crisi ucraina costituisca l’alibi perfetto per Washington per indebolire l’economia europea e scavare un ampio fossato tra Europa e Russia. 

Sul piano militare le spaccature sono invece evidenti tra gli stessi partner della Nato con Baltici e Balcanici pronti a seguire gli anglo-americani in un’escalation di esercitazioni (anche con bombardieri strategici B-2 e B-52 statunitensi rischierati in Gran Bretagna) e riposizionamenti di truppe e mezzi estremamente enfatizzato sul fronte mediatico e teso a innervosire la Russia mentre gli europei occidentali guardano con crescente preoccupazione la marginalizzazione di una Russia che viene considerata invece partner di riferimento nella guerra allo Stato Islamico e nella stabilità del Medio Oriente e del Mediterraneo.

Un confronto che si combatte anche sul campo della propaganda. La rivista britannica Jane’s Defence Weekly ha dato ampia visibilità ai progetti russi per una nuova grande portaerei da 100 mila tonnellate (come quelle statunitensi) e incrociatori lanciamissili da 18 mila, navi che forse solcheranno i mari tra 10/15 anni. Concretamente i russi hanno ripreso la produzione dei bombardieri strategici TU-160 per costruire almeno 35 nuovi esemplari della nuova versione M e aggiornare a questo standard la dozzina di velivoli di questo modello in servizio e piuttosto datati, in attesa del nuovo bombardiere Pak-Da. Uno sviluppo non certo eclatante ma che, come i nuovi mezzi terrestri presentati il 9 maggio nella Parata della Vittoria, costituiscono una conferma del programma di ammodernamento delle forze russe.

“Stiamo discutendo il dispiegamento permanente di mezzi ed artiglieria pesante americani in Polonia ed altri Paesi della regione”, ha detto il ministro della Difesa polacco Tomasz Siemoniak all'indomani delle rivelazioni del New York Times sui piani americani di un rafforzamento della presenza di uomini e mezzi nell'Europa orientale e nei Paesi Baltici. Di fatto si tratta dello stesso schema applicato nel Golfo Persico dove sono stoccati mezzi e armi in quantità che diverrebbero rapidamente operative con il semplice e rapido trasferimento dei militari che li devono impiegare.

Siemoniak ha poi ricordato come la Polonia da tempo abbia chiesto un aumento della presenza militare statunitense ed ha sottolineato che "è facile spostare le truppe, mentre è bene avere gli armamenti pesanti posizionati vicino ai luoghi di potenziale conflitto". Ieri il generale Philip Breedlove, Comandante supremo delle forze alleate in Europa, ha inviato una raccomandazione riguardo al riposizionamento di forze al segretario alla Difesa americano Ashton Carter al quale "spetta decidere" in proposito. Lo ha confermato un portavoce del Pentagono, senza fornire dettagli ma si tratterebbe di schierare equipaggiamenti vari, tra i quali veicoli di combattimento Bradley e semoventi d’artiglieria M-109 in basi militari in Lettonia, Lituania, Estonia, Polonia, Romania, e Bulgaria.

In realtà la questione è più che altro simbolica: le tre Repubbliche Baltiche ospiteranno i mezzi per una compagnia da 150 soldati ognuna mentre Polonia, Romania e Bulgaria gli equipaggiamenti di un battaglione (750 militari) ognuna. In tutto una brigata statunitense disseminata dal Mar Nero al Mar Baltico. Una decisione in proposito verrà presa al vertice NATO del 24 e 25 giugno ma è chiaro che l’iniziativa è destinata ad aumentare le tensioni con la Russia già inviperita per la decisione di Kiev di rendere disponibile il territorio ucraino per il dispiegamento delle batterie statunitensi di difesa contro i missili balistici.

Lo “Scudo antimissile” è rivolto in teoria a difendere l’Europa da missili balistici iraniani (minaccia oggi poco credibile) ma Mosca ha sempre considerato il progetto una minaccia diretta ai suoi interessi nazionali. In un’intervista all’agenzia di stampa Ukrinform, il capo del Consiglio di Sicurezza Nazionale ucraino, Oleksandr Turchynov ha confermato l’aumento della presenza militare russa in Crimea con missili balistici a corto raggio (400 chilometri) Iskander, gli stessi schierati a Kaliningrad e che preoccupano la Polonia.

Del resto nel Mar Nero continuano a verificarsi “duelli” tra i bombardieri russi Sukhoi Su-24 e le navi della 6a Flotta statunitense che si avvicinano alle coste russe e alla Crimea. L’ultimo, a fine maggio, ha coinvolto un aereo russo che ha sorvolato a bassa quota il cacciatorpediniere Ross che secondo Mosca aveva violato le acque territoriali russe. Duelli sul mare simili a quelli che avvengono nei cieli dove aerei russi “sondano” di continuo la reattività delle forze aeree della NATO soprattutto sul Baltico.

Il rafforzamento russo in Crimea si aggiunge al supporto fornito ai  separatisti nelle regioni di Donetsk e Luhansk e a Kiev molti temono che una prossima offensiva estiva possa muovere su due fronti: dal Donbass e dalla Crimea con l’obiettivo di conquistare tutta l’area meridionale tra Mariupol a Kherson e fino al fiume Dnepr. Le forze ucraine, demotivate, male armate e poco addestrate, non sembrano in grado di opporre molta resistenza a un’eventuale offensiva dei filorussi che, dopo la vittoria dell’anno scorso, evidenzierebbe ancora una volta il “bluff” della NATO. Un conto è rafforzare gli arsenali nei Paesi alleati che i russi non intendono attaccare e un altro è mandare truppe dell’Alleanza Atlantica a morire per Kiev.