La nostra vera felicità
Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? (Lc 5, 34)
In quel tempo, i farisei e i loro scribi dissero a Gesù: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere, così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!». Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno». Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi. Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: “Il vecchio è gradevole!”». (Lc 5, 33-39)
La vicinanza di Gesù è causa di gioia per i propri discepoli, in quanto essendo Dio è la nostra felicità. La pena più grave dell’inferno infatti è la separazione eterna da Lui. E’ quindi Gesù la fonte di ogni gioia mentre la tristezza è dovuta sempre dalla lontananza da Lui determinata non tanto sul piano fisico ma quanto su quello spirituale dal peccato. E’ Gesù con il Suo annuncio a costituire la stoffa e il vino nuovo che si distinguono dai vecchi che ormai hanno esaurito la loro funzione e non sono più fonte di gioia. Chiediamo dunque a Dio di liberarci dalle abitudini e dai pregiudizi dell’uomo vecchio per aprirci alla Sua Parola, sempre nuova e di una profondità umanamente insondabile.