La Marcia per la Vita torna in piazza e compie dieci anni
La decima edizione della Marcia per la Vita torna in presenza, in piazza, a Roma. Molti gli ospiti internazionali, sia associazioni che ambasciatori da Polonia e Ungheria. Particolarmente forte l'intervento di Anna Bonetti, attivista sordomuta, contro l'aborto eugenetico. Contrastare la legge 194 non è impossibile e non è retrogrado.
Tornare alla vita, in tutti i sensi. La Marcia per la Vita di quest’anno era particolarmente importante per una serie di ragioni. Non solo perché il principale evento pro life tagliava il traguardo dei dieci anni ma anche per il suo ritorno in presenza, che appariva tutt’altro che scontato. Sullo sfondo romano dei Fori Imperiali e dell’Altare della Patria si è dunque tenuta una manifestazione “statica” in compatibilità con i protocolli anti-Covid. Circa un migliaio di partecipanti hanno affollato una piazza ricca di ospiti anche internazionali.
A dare il benvenuto ai pro life italiani, è stato il presidente degli Universitari per la Vita, Fabio Fuiano. La sua è una delle realtà nate proprio a sostegno della Marcia per la Vita, a testimonianza del fatto che i più intransigenti nel difendere il diritto alla vita sono proprio i giovani. A differenza di quanto vuol far credere il pensiero unico, la legge 194 non è un totem intoccabile e anche Fuiano lo ha ribadito. “I nostri avversari scendono sempre in piazza e non scendono a compromessi – ha detto –. Noi dovremmo avere la stessa determinazione ma nel bene” affinché l’aborto, un giorno, “diventi un brutto e lontano ricordo”.
La presidente della Marcia per la Vita, Virginia Coda Nunziante, ha quindi introdotto gli ospiti. L’ambasciatore polacco presso la Santa Sede, Janusz Kotanski, ha innanzitutto ricordato l’impegno per la vita del suo compatriota San Giovanni Paolo II, a partire dall’enciclica Evangelium Vitae. E i polacchi, da parte loro, hanno ascoltato alla lettera l’insegnamento del loro indimenticato papa. Lo dimostra la sentenza della Corte costituzionale della fine dello scorso anno, che ha messo al bando l’aborto eugenetico.
L’altro grande bastione pro life europeo è l’Ungheria, a nome della quale ha parlato Eduard Habsburg, anch’egli ambasciatore presso la Santa Sede. Da nove anni, Viktor Orban e il suo governo portano avanti politiche pro life e pro family senza compromessi. I risultati non si sono fatti attendere: “aumento dei matrimoni del 40%, diminuzione dei divorzi del 25%, diminuzione degli aborti del 30%”. Con quali strumenti? “Prestiti a fondo perduto, tasse ridotte o abolite e aiuti finanziari per la casa, o per altre esigenze”, ha spiegato l’ambasciatore Habsburg.
Persino nel Regno Unito, terra tragicamente all’avanguardia in fatto di aborto, eutanasia ed eugenetica, resistono consistenti “focolai” pro life. La Society for the Protection of Unborn Children (SPUC) è la più longeva organizzazione europea contro l’aborto e il suo presidente John Smeaton lascerà l’incarico a breve, dopo quasi mezzo secolo di servizio. Le leggi inique approvate in questi cinquant’anni, in Italia, in Gran Bretagna e in quasi tutto l’Occidente, ha ricordato Smeaton dal palco dei Fori Imperiali, sono il frutto di una “rivoluzione” e di una “ribellione alle leggi di Dio”. È essenziale, dunque, che anche il clero faccia la sua parte. “Abbiamo bisogno delle voci profetiche e inequivocabili di vescovi di tutto il mondo – ha detto il presidente della SPUC – che predichino fedelmente il Vangelo di Gesù Cristo. Credo possa fare molto di più per la vita un vescovo in 47 giorni, di quanto ho fatto io in 47 anni”.
Coda Nunziante ha salutato la presenza di vari politici tra i manifestanti: il deputato Lorenzo Fontana (Lega); i senatori Simone Pillon (Lega), Maurizio Gasparri (Forza Italia), Isabella Rauti (Fratelli d’Italia); i consiglieri comunali Lavinia Menunni (Fratelli d’Italia – Roma); Filippo Bianchi (Lega, Bergamo), Andrea Asciuti (Lega – Firenze); l’europarlamentare Simona Baldassarre (Lega); il leader del Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi. Impossibilitato a partecipare, il leader della Lega, Matteo Salvini, ha inviato un messaggio scritto. Facendo sue le parole di Donald Trump (primo presidente USA a presenziare alla Marcia per la Vita a Washington nel 2020), Salvini ha affermato: “Insieme, dobbiamo proteggere, custodire e difendere la dignità e la santità di ogni vita umana”. Il leader della Lega ha quindi ringraziato i Centri di Aiuto alla Vita e tutte le realtà di volontariato impegnate in ambito pro life, ricordando il disegno di legge predisposto dalla Lega “in favore della famiglia, nel quale abbiamo previsto importanti investimenti a protezione della vita nascente, perché nessuna vita umana sia più perduta a causa delle condizioni economiche, sociali o personali in cui versa una madre”.
Particolarmente forte l’intervento della giovane blogger pro life Anna Bonetti, sorda dalla nascita ma in grado di parlare fluentemente, grazie alla logopedia. La Bonetti ha iniziato a impegnarsi a difesa della vita, il giorno in cui lesse dell’aborto eugenetico praticato ai danni dei nascituri sordomuti. Da allora Anna non si è più fermata. Dal palco della Marcia per la Vita, ha ricordato che “Norimberga ci ha insegnato che le leggi ingiuste vanno abrogate”. Grazie alla stessa legge 194, si concretizza l’ingiustizia per cui “gli stupratori godono di più protezioni legali dei bambini non nati” concepiti dalle loro violenze. Contrastare la legge 194, ha aggiunto Bonetti, non è affatto retrogrado. Lo è, semmai, “l’aborto eugenetico”, che uccide esseri umani innocenti; “retrogrado è l’utero in affitto”, che mercifica il corpo delle donne.
Un videomessaggio è stato inviato dal vescovo di Ventimiglia-Sanremo, monsignor Antonio Suetta, uno dei pochi presuli italiani, espressosi in modo inequivocabile a favore dell’abolizione della legge 194. “Mi domando come sia possibile parlare di futuro e quindi di natalità, elemento essenziale ed imprescindibile di tale prospettiva – ha detto il vescovo – senza denunciare e rigettare la principale causa del cosiddetto freddo inverno demografico, che stiamo attraversando; la convinzione, cioè, che la vita umana sia da una parte considerata come un bene di consumo o un diritto - quasi un capriccio – da pretendere a piacimento e ad ogni costo, e dall’altra venga offesa, calpestata e soppressa quando, con malvagia e miope attitudine egoistica, disturba l’assurda pretesa di una vita comoda. E noi, come diceva San Giovanni Paolo II, non staremo a guardare, ma ci alzeremo in piedi”.