La Madonna che salvò Tropea dalle bombe
Da documenti antichi si desume che una prima comunità cristiana officiasse a Tropea già dal IV secolo. Sono normanne, però, le origini dell’attuale Duomo che, sorto sulle spoglie di un cimitero bizantino, fu ricostruito nel XV secolo e consacrato nel 1496. Tra le arcate il quadro della Madonna di Romania.
Da documenti antichi si desume che una prima comunità cristiana officiasse a Tropea già dal IV secolo. Sono normanne, però, le origini dell’attuale Duomo che, sorto sulle spoglie di un cimitero bizantino, fu ricostruito nel XV secolo e ufficialmente consacrato nel 1496. I restauri del secolo scorso, resi necessari dal devastante terremoto del 1905, ne alterarono in parte il rivestimento barocco di stucchi e marmi policromi, nel tentativo di recuperarne la semplicità primitiva.
Oggi la cattedrale si presenta come un edificio a pianta basilicale con tre navate, transetto compreso tra le pareti e tre absidi semicircolari. Sulla facciata principale, asimmetrica, il cui lato destro fu inglobato dal portico di epoca sveva, si apre un portale sormontato da un arco in pietra di tufo come le arcatelle del fianco sinistro. Qui l’alternarsi negli elementi strutturali esterni del giallo del tufo e del colore bruno della pietra di lava deriva da stilemi normanni. Tra le arcate si inserisce una scultura che riproduce il quadro della Madonna di Romania posto sull’altare maggiore.
Il dipinto è una preziosissima tavola di cedro. L’appellativo Romania si lega alla sua presunta provenienza orientale; la tradizione vuole che essa sia giunta a Tropea qualche secolo dopo il Concilio di Nicea del 787 per salvarla dalla furia iconoclasta e che riproduca fedelmente i lineamenti del viso della Vergine ripresi da un ritratto eseguito in vita. L’immagine, che rimanda al canone della Madonna della Tenerezza, è ritenuta dalla pietà popolare miracolosa per avere protetto i tropeani da terremoti, pestilenze e bombardamenti. Due bombe inesplose, a perenne memoria dei cittadini, sono ancora oggi conservate ai lati del portale maggiore. Per decreto Vaticano dal 1877 la Vergine porta sul capo una corona d’oro, offerta in dono dai cittadini.
L’interno della chiesa è estremamente sobrio e proprio per questo alquanto suggestivo. Lo spazio è mosso solo da colonne ottagonali che si ricongiungono in archi a tutto sesto, aventi la funzione di suddividere l’area in tre navate. In una delle cappelle si venera il Crocifisso nero, cosiddetto per la vernice, ora rimossa, di cui era rivestito. Recuperato in seguito ad un rovinoso naufragio di un bastimento mercantile, il Sacro Legno venne trasferito in cattedrale ed esposto originariamente nell’abside centrale.
Nel secolo scorso fu sottoposto ad un restauro da cui emerse un bellissimo Cristo dorato, ammirabile per la precisione e il realismo del particolari anatomici che lasciano trapelare tutto il dolore dell’Uomo-Dio. Non si conosce il suo artefice: si riesce solo ad ipotizzare una data di esecuzione compresa tra il XV e il XVI secolo. La Madonna di Romania è la patrona della bellissima città calabra e dell’intera Chiesa diocesana.