Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santa Zita a cura di Ermes Dovico
IL VOTO

La Grecia cede alle pressioni: il “matrimonio gay” è legge

Ascolta la versione audio dell'articolo

Il parlamento greco ha approvato il “matrimonio egualitario” e le adozioni per coppie gay: è la prima volta per un Paese a maggioranza ortodossa. Le pressioni di lobby Lgbt ed euroatlantiche hanno pesato più dell’opposizione dei leader cristiani.

Attualità 17_02_2024
Parlamento greco, 15 feb 2024 (foto AP via LaPresse)

Giovedì 15 febbraio, dopo due giorni di discussioni e votazioni, il parlamento greco ha approvato un disegno di legge di iniziativa del governo, per legalizzare il cosiddetto “matrimonio gay” e l’adozione per coppie di persone dello stesso sesso. Hanno votato a favore Syriza, Nuova Sinistra e i socialisti (Pasok) all’opposizione, mentre solo 51 parlamentari del partito conservatore al governo, Nuova Democrazia (Ppe), si sono opposti. La lobby Lgbt e le pressioni euroatlantiche hanno fatto breccia nel primo Paese cristiano a maggioranza ortodossa a legalizzare il “matrimonio gay”. Protagonista del tradimento il leader conservatore e attuale primo ministro Kyriakos Mitsotakis.

La questione ha diviso il partito di governo e ha scatenato un intenso dibattito nell’ultimo mese. La Chiesa ortodossa di Grecia, con le altre chiese cristiane, si è fermamente opposta al disegno di legge. Grazie alle pressioni della gerarchia ortodossa, che aveva inviato a fine gennaio una lettera a tutti i parlamentari argomentando le ragioni del voto contrario, la votazione si è svolta per appello nominale, al fine di indurre i parlamentari a maggiore riflessione e responsabilità. Il disegno di legge è stato infine approvato nella tarda serata di giovedì. Oltre ai 51 parlamentari (su 158) di Nuova Democrazia, si sono opposti al disegno di legge o si sono astenuti gli altri tre partiti di destra. Hanno votato in totale 254 deputati: di questi, 176 hanno sostenuto il disegno di legge, 76 hanno votato contro e 2 si sono astenuti.

Il controverso disegno di legge, presentato lo scorso 24 gennaio dal governo, è intitolato “Uguaglianza nel matrimonio civile, modifica del Codice civile e altre disposizioni”. La Grecia diventa il 37° Paese al mondo a riconoscere l’uguaglianza del “matrimonio” delle persone Lgbt, modificando l'articolo 1350 del Codice civile. Tra le modifiche anche il congedo di paternità e maternità esteso ai coniugi Lgbt, il divieto di discriminazione in base al genere anche sul piano delle previsioni socioassistenziali, previdenziali e sanitarie.

La nuova legge prevede che i figli di persone con tendenze omosessuali siano ufficialmente riconosciuti in Grecia e adottati dal partner del genitore; i figli non biologici di genitori riconosciuti in altri Paesi – nati da maternità surrogata o adottati – saranno riconosciuti anche in Grecia.

Nel 2015 la Grecia aveva legalizzato l'unione civile tra coppie dello stesso sesso e nel 2017 aveva dato riconoscimento legale all'identità di genere. Due anni fa, inoltre, aveva vietato la cosiddetta “terapia di conversione” per i minori.

Le fratture nel partito di governo sono serie, al punto che alcuni quotidiani di Atene stimano che la diversità di voto espressa giovedì dai membri del partito conservatore possa portare a più ampie divaricazioni in vista delle elezioni europee di giugno. Ciononostante, il premier Mitsotakis ha espresso tutto il suo compiacimento per l’approvazione delle nuove norme definendole «una pietra miliare per i diritti umani, che riflette la Grecia di oggi, un Paese progressista e democratico, appassionatamente impegnato nei valori europei».

Parziale soddisfazione nel campo delle organizzazioni Lgbt e di sinistra. La coordinatrice greca di Amnesty International, Despina Paraskeva-Veloudogianni, ha lamentato che la legge non consente la piena uguaglianza per i genitori non biologici e non facilita l'accesso alla tecnologia di riproduzione assistita per le coppie dello stesso sesso, gli uomini single, le persone transgender e intersessuali.

Molti giornali hanno raccolto pareri favorevoli, in un generale clima festaiolo, tra gli aderenti alle organizzazioni Lgbt del Paese che sono scesi in piazza giovedì sera ad Atene dopo l’approvazione della legge. Il voto del parlamento greco, a riprova di quante pressioni siano state esercitate nei confronti di Atene, è stato accolto con favore da decine di Paesi. Infatti, in una dichiarazione congiunta di 28 ambasciate in Grecia, dalla Francia alla Germania, dal Regno Unito agli USA, dai Paesi Bassi al Sudafrica e all’Argentina, si legge: «Celebriamo questo momento storico insieme al popolo, al parlamento e al governo della Grecia».

La leadership ortodossa greca, come dicevamo, si è opposta all’unanimità alla legge approvata giovedì sera, affermando che «la dualità dei generi e la loro complementarità non sono invenzioni sociali, ma provengono da Dio». Dopo la Grecia, l’Ucraina potrebbe essere la prossima vittima delle pressioni di lobby Lgbt, istituzioni europee e ambasciate occidentali. La Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) ha già stabilito il 1° giugno 2023 che l'Ucraina ha violato i diritti di una coppia dello stesso sesso che chiedeva la protezione legale fornita alle coppie eterosessuali sposate.