La giunta Fontana ha un problema e nasconde il voto leghista
Dopo il voto in consiglio regionale sui contraccettivi gratis nei consultori, la giunta Fontana prova a giocare su parole e distinguo. Ma pesa il voto leghista a un provvedimento che nasconde un grosso problema di tenuta sui temi etici. E intanto chi è contrario si allontana per paura di rompere con la maggioranza.
Puntare sulla distinzione tra impegno e invito è probabilmente la cartina al tornasole che mostra come la maggioranza di governo in Regione Lombardia abbia un grosso problema sulla tenuta dei temi etici. La reazione della giunta di Attilio Fontana all’ordine del giorno presentato dalla Pd Paola Bocci di dotare i consultori regionali, dunque sia pubblici che privati, di contraccettivi gratuiti per prevenire le malattie sessualmente trasmissibili è debole e mostra una scarsità di vedute su temi che una volta erano, bisogna ammetterlo nonostante tutto, ben difesi dalle giunte Formigoni e Maroni susseguitesi nel corso dell’ultimo decennio.
E' facile comprenderlo dallo striminzito comunicato dell’assessore al Welfare Giulio Gallera giocato interamente in difesa e quindi facilmente attaccabile non solo dalla pattuglia radical piddina al Pirellone, ma anche da quei tanti cattolici che temevano e oggi temono ancora di più a ragione una deriva su certe tematiche etiche.
Dice infatti Gallera alle agenzie che “da parte della giunta non c'è nessun impegno a distribuire preservativi gratis”. Come fa a dire ciò dopo che la maggioranza martedì in assemblea legislativa ha dato il via libera all’odg del Pd con la totalità del 63 consiglieri presenti in aula? Semplice, ne fa una questione di parole: “Tutti gli ordini del giorno alla manovra di assestamento di bilancio presentati in materia di Sanità (incluso quindi quello sui contraccettivi gratis per gli under 24 ndr) sono stati accolti modificando la dicitura 'impegna' con 'invita' nel testo”.
Per Gallera dunque questo basterebbe a mettere al riparo da una decisione che appare meramente ideologica. L’assessore dunque lascia intendere che la Regione Lombardia non sarà in alcun modo obbligata a fornire contraccezione gratuita ai più giovani e deciderà se erogarla o meno valutando i "limiti delle disponibilità di bilancio".
Si tratta ovviamente di un non rispondere affatto o peggio ancora di uno sdoganare lentamente una pratica, quella dei contraccettivi gratuiti nei consultori, che è già stata licenziata dalle Regioni “rosse” Emilia Romagna e Piemonte. Adesso, piaccia o no, si accoda anche la bianca Lombardia, con il placet della Lega, la quale non potrà neppure invocare in questo caso il rispetto degli equilibri di governo visto che sopra il Po il Carroccio non amministra con i Cinque Stelle.
E’ probabilmente uno scivolamento pericoloso verso il conformismo pseudo-sanitario e per ripararsi dalle critiche si cerca di opporre le ragioni del Devoto-Oli piuttosto che quelle del buon senso. Perché chiaro che dire “il consiglio invita la giunta” invece di “impegna” diventa una mossa vincolante se a chiederlo è la maggioranza leghista e azzurra che siede tra i banchi dell’assemblea legislativa lombarda. E la Bocci non ha mancato di schiacciare pretendendo che la giunta sia coerente con quel voto che deriva da suoi uomini.
La nutrita pattuglia pro life del Carroccio in Parlamento e al governo poi, capofila il ministro delle politiche famigliari Lorenzo Fontana, avrebbero qualche cosa da dire in merito. Soprattutto se si tiene conto che le politiche della Regione Lombardia sono sempre state una palestra propedeutica a politiche di stampo nazionale. Ecco perché quello di martedì a Milano è un brutto segnale che va nel verso del cedimento di un argine e non risolve minimamente l’obiettivo prefissato di impedire il dilagare delle malattie sessualmente trasmissibili (come spiega oggi l’articolo di Tommaso Scandroglio) che avrebbero bisogno di politiche di respiro più ampio e responsabile.
A poco poi serve il gol della bandiera segnato da un solo esponente della maggioranza che ieri, soltanto ieri, si è detto contrario a questa misura. Con un discorso nel merito condivisibile, ma insufficiente politicamente, il consigliere di maggioranza di Noi con l’Italia – UDC Luca Del Gobbo ha criticato il provvedimento spiegando che, così facendo, “è stato stravolto il ruolo dei consultori che è quello di incontrare le persone nei loro bisogni e accompagnarle innanzitutto a capire il senso di quello che fanno. Cioè aiutarle a diventare più responsabili”.
Secondo l’esponente centrista “pensare di sostituire questo lavoro culturale con la consegna di un preservativo gratuito, è un errore. È indice che non si è colto il vero dramma di questi tempi: l’assenza di una educazione al significato dei gesti che compiamo, soprattutto quelli più profondi. Dire: usa il preservativo tanto è gratis, solleva il giovane da un lavoro sulla propria responsabilità, sulla propria crescita come adulto che non lo aiuta, anzi. Per questo ho scelto di non partecipare al voto dell’ordine del giorno della collega Bocci”.
Un ragionamento condivisibile e certamente saggio. Viziato però da un comportamento politico più che discutibile. Del Gobbo ha spiegato di non aver partecipato al voto perché contrario. Facile immaginare il motivo: un voto contrario avrebbe creato un caso politico, assentarsi e far mancare il proprio voto contrario, e giustificarlo solo a giochi fatti con la stampa il giorno dopo, è parsa essere la via più facile per non creare troppo clamore.
Forse se avesse votato contro in aula, Del Gobbo avrebbe suonato un campanello d’allarme in maggioranza più ascoltabile di quello che invece ieri ha provato ad mettere in videnza a giochi fatti che però non impensierirà un granché la maggioranza. Un comportamento poco coraggioso a fronte di una deriva di una maggioranza dalla quale ci si aspettava ben altro.