La furia dei black bloc dopo la kermesse milanese
Finita la grande kermesse internazionale per l'inaugurazione di Expo 2015, inizia l'altra "festa": gli anarco-insurrezionalisti, i black block, si sganciano dal corteo dei No Expo e devastano le vie del centro di Milano. I danni sono pesanti: danno fuoco a banche, auto, locali pubblici. La polizia impedisce che dilaghino, ma non la distruzione delle proprietà.
Che devastazione, a Milano, nel pomeriggio, dopo la grande festa per l’inaugurazione dell’Expo. L’odore della guerriglia urbana si sente da Piazza Castello. E’ una puzza di bruciato, metallo e gomma bruciata. Qui sono passati i black bloc, nella centrale ed elegante via Carducci.
La guerriglia urbana si materializza man mano che ci si avvicina alla stazione Cadorna. Fuori da quell’area la vita prosegue tranquilla, i turisti fotografano il Duomo, la gente si chiede come mai i mezzi pubblici siano così rallentati o non arrivino proprio, neppure dopo dieci minuti di ritardo. Una signora parla al cellulare e apprende dai parenti, a casa, che a pochi isolati di distanza c'è una guerriglia in corso. Un locale, in Piazza Castello, trasmette le immagini in diretta, sul maxi-schermo. Sembra di assistere a eventi di un paese lontano, con uomini mascherati e vestiti di nero che spaccano tutto, avanzando in mezzo a nubi di fumogeni. E' difficile realizzare che stia avvenendo a 10 minuti a piedi da lì. Per le vie della circonvallazione sfrecciano mezzi blindati della polizia e moto, a sirene spiegate. Man mano che ci si avvicina all’epicentro del caos, seguendo i lampeggianti della polizia, si avvertono i botti, uno dopo l’altro. C’è un piccolo esercito in azione, quello dei black bloc, a cui la polizia si oppone solo per evitare che dilaghi, ma non impedisce la sua azione distruttiva. Le forze dell’ordine, Polizia, Finanza, Carabinieri, hanno cordonato la zona, creando barriere di mezzi blindati che impediscono l’accesso (e l’uscita) a chiunque, per permettere alla gente di passeggiare tranquilla e di farsi i selfie davanti all’Expo Gate in piazza Castello, fuori dal “campo di battaglia”. Dentro di esso, invece, le colonne di fumo bianco e nero si elevano al cielo, dalle vie che portano alla stazione. Poco dopo la partenza del corteo No Expo da Piazza 24 Maggio, la prima strada ad essere devastata è via De Amicis. Il peggio è avvenuto in via Carducci, angolo Corso Magenta, quando una colonna di centinaia di black bloc nero-vestiti, si è staccata dal corteo e ha attaccato la polizia e le banche, con spranghe, bombe molotov, sassi. Erano ben equipaggiati, muniti di maschere anti-lascrimogeni e occhiali, sapevano bene dove colpire. Dopo aver compiuto la loro distruzione, si sono cambiati (le tute nere sono rimaste per decine di minuti per terra, in una via laterale, assieme a mazze e guanti) e dileguati di nuovo in mezzo al corteo.
Dopo il passaggio degli “anarco-insurrezionalisti”, restano i segni. La sede della filiale di Cariparma è stata devastata con cura. Hanno sfondato entrambe le porte, nonostante la loro struttura solida e i vetri blindati. Hanno spaccato tutte le vetrate. Hanno polverizzato i vetri della filiale di Unicredit che c’è lì accanto e le hanno dato fuoco. Poi hanno devastato un bar che ha l’unica colpa di essere posizionato di fianco ai loro obiettivi. Il Banco Desio è stato più fortunato: quattro picconate alla sua porta, giusto per danneggiare i vetri blindati, poi gli assalitori se ne sono andati. Due auto in fiamme, continuano a bruciare. Sembra che abbiano scelto con cura i loro obiettivi: banche, suv, auto di grossa cilindrata, tutto ciò che evoca l'immagine della ricchezza. Ci sono parecchi danni “collaterali”, però, anche alle case private, mentre i loro abitanti guardano attoniti dai balconi, osservando i pompieri che spengono gli ultimi fuochi. Tutti i vasi di piante lungo il marciapiede sono stati spaccati scientemente a martellate, uno per uno. Pezzi di vaso sono stati usati come proiettili. I cartelloni pubblicitari sono stati distrutti, sfasciata la fermata d’autobus, rovinati i semafori.
La “festa” è finita. In centro scorrazzano ragazzi in mimetica e la maglietta Acab (“tutti i poliziotti sono bastardi”) e cortei che urlano cori da stadio contro la Lega Nord, con grupponi di immigrati al seguito. Nessuno può dire se fra loro vi siano anche gli sfascia-banche. I fermati sono solo dieci e cinque gli arrestati, rispetto alle centinaia di vandali che sono entrati in azione. L’identificazione di tutti gli altri sarà molto più difficile. I muri, lungo il percorso, sono pieni di scritte, dove dovremmo trovare le motivazioni di tanto furore. “La ribellione è la dignità dello schiavo” si legge su un muro, scritto con vernice rossa. Un altro, probabilmente più sincero del primo, scrive con vernice nera: “Still loving property damage”, amo ancora i danni alla proprietà. Non si contano i graffiti contro la proprietà privata (“Un furto”) e l’onnipresente “No Expo”. Difficile distinguere fra black bloc e manifestanti pacifici con le stesse idee dei black bloc, nonostante ora si affannino tutti a isolare le “mele marce”. La prima vittima è stata una gelateria, in corso di Porta Ticinese, fuori dall’area della carica dei black bloc: era “colpevole” di aver tenuto aperto il primo maggio ed è stata colpita a secchiate di vernice. “E’ giusto far sentire la nostra voce e se non lo capiscono così, lo capiscono in altro modo”, dice un manifestante a volto scoperto (e non è un black block in tenuta da sommossa), con estremo candore, intervistato da TgCom24. E alla domanda sul perché abbiano dato fuoco a una banca, va su tutte le furie: “Oh minchia, perché la banca è l’emblema della ricchezza, se io non do fuoco alla banca sono un coglione!”. Per poi ammettere che, generalmente: “Di solito quando c’è casino faccio casino anch’io, mi diverto”.
Per il loro divertimento c’è chi ha perso l’auto, chi ha perso il locale, chi non potrà tornare al posto di lavoro perché è stato devastato. Sette carabinieri sono feriti, quattro gli agenti contusi.