Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi

L'UDIENZA DEL PAPA

La divisioni nella Chiesa sono opera del Diavolo

All'udienza generale Papa Francesco ha ripreso le sue catechesi sulla Chiesa, commentando la parte del “Credo” che parla di Chiesa «una» e «santa». A proposito dell'unità della Chiesa, il Papa ci mette in guardia sulle divisioni tra i cristiani, affermando ancora una volta che vengono dall'azione del Diavolo.

Ecclesia 27_08_2014
Papa Francesco

Dopo il viaggio in Corea, all'udienza generale Papa Francesco ha ripreso le sue catechesi sulla Chiesa, commentando l'affermazione contenuta nel “Credo” secondo cui la Chiesa è «una» e di conseguenza «santa». A proposito dell'unità della Chiesa, il Pontefice ha proposto una riflessione sulle divisioni tra i cristiani, affermando ancora una volta che vengono dall'azione del Diavolo, e invitandoci a non guardare solo alle grandi divisioni, agli scismi, ma anche alle piccole separazioni che introduciamo nelle nostre comunità cristiane con lo spirito mondano, l'invidia, la mancanza di conversione personale.

Anzitutto ha affermato il Papa, la Chiesa «è una, perché ha la sua origine in Dio Trinità, mistero di unità e di comunione piena. La Chiesa poi è santa, in quanto è fondata su Gesù Cristo, animata dal suo Santo Spirito, ricolmata del suo amore e della sua salvezza. Allo stesso tempo, però, è santa e composta di peccatori». La coscienza che la Chiesa santa è composta di noi peccatori non deve spingerci allo scoraggiamento ma «alla conversione, ad avere il coraggio di vivere quotidianamente l’unità e la santità». «Se noi non siamo uniti, se non siamo santi, è perché non siamo fedeli a Gesù. Ma Lui, Gesù, non ci lascia soli, non abbandona la sua Chiesa!».

Nell'Ultima Cena, Gesù prega per la Chiesa una: «Padre, che siano una cosa sola». E lo fa «proprio nell’imminenza della Passione, quando stava per offrire tutta la sua vita per noi». Si tratta, ha detto il Pontefice, di «una delle pagine più intense e commoventi del Vangelo». «Com’è bello sapere che il Signore, appena prima di morire, non si è preoccupato di sé stesso, ma ha pensato a noi! E nel suo dialogo accorato col Padre, ha pregato proprio perché possiamo essere una cosa sola con Lui e tra di noi». È una sorta di «testamento spirituale» di Gesù: mostrare l'unità della Chiesa è «la risposta più bella a chiunque ci domandi ragione della speranza che è in noi». Rileggiamo le parole di Gesù: «Tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato» (Gv 17,21). Vanno messe in relazione, ha detto il Papa, con l'affermazione degli Atti degli Apostoli secondo cui i primi cristiani avevano «un cuore solo e un’anima sola» (At 4,32); e con l'esortazione di San Paolo alle sue comunità a vivere come «un solo corpo» (1 Cor 12,13). 

Fin dalle origini però nella Chiesa «sono tanti i peccati contro l’unità. E non pensiamo solo agli scismi, pensiamo a mancanze molto comuni nelle nostre comunità, a peccati “parrocchiali”, a quei peccati nelle parrocchie. A volte, infatti, le nostre parrocchie, chiamate a essere luoghi di condivisione e di comunione, sono tristemente segnate da invidie, gelosie, antipatie… E le chiacchiere sono alla portata di tutti. Quanto si chiacchiera nelle parrocchie!».  Si chiacchiera e ci si divide «quando puntiamo ai primi posti; quando mettiamo al centro noi stessi, con le nostre ambizioni personali e i nostri modi di vedere le cose, e giudichiamo gli altri; quando guardiamo ai difetti dei fratelli, invece che alle loro doti; quando diamo più peso a quello che ci divide, invece che a quello che ci accomuna». In Argentina, ha confidato il Papa, una volta «ho sentito un commento interessante e bello. Si parlava di un’anziana che per tutta la vita aveva lavorato in parrocchia, e una persona che la conosceva bene, ha detto: “Questa donna non ha mai sparlato, mai ha chiacchierato, sempre era un sorriso”. Una donna così può essere canonizzata domani!».

Quando parliamo di peccati contro l'unità dei cristiani pensiamo agli scismi, alle sfide ecumeniche, alle guerre di religione. Ma tutto nasce, ha detto il Papa, dalle divisioni nel nostro cuore di fronte alle quali «dobbiamo fare seriamente un esame di coscienza». E non dimenticare - Papa Francesco torna spesso su questo punto - l'opera del Diavolo. «In una comunità cristiana, la divisione è uno dei peccati più gravi, perché la rende segno non dell’opera di Dio, ma dell’opera del Diavolo, il quale è per definizione colui che separa, che rovina i rapporti, che insinua pregiudizi…» La divisione in una comunità cristiana, sia essa una scuola, una parrocchia, o un’associazione, è un peccato gravissimo, perché è opera del Diavolo», cui però noi prestiamo la nostra collaborazione.

C'è dunque una dimensione intima e privata, che riguarda tutti noi, oltre a quella pubblica, nelle parole di Gesù: «Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5,9). Anche qui, queste parole forse ci evocano grandi problemi della vita politica e della vita delle nazioni, ma dobbiamo sempre partire dalla nostra conversione personale, che è poi quanto possiamo fare noi, persone comuni, per la pace nel mondo e per la pace nella Chiesa. «Chiediamo sinceramente perdono per tutte le volte in cui siamo stati occasione di divisione o di incomprensione all’interno delle nostre comunità, ben sapendo che non si giunge alla comunione se non attraverso una continua conversione. Che cos’è la conversione? È chiedere al Signore la grazia di non sparlare, di non criticare, di non chiacchierare, di volere bene a tutti. È una grazia che il Signore ci dà. Questo è convertire il cuore». Ma se ci convertiamo, come il Papa già aveva detto in Corea, possono avvenire cose grandi. «Il tessuto quotidiano delle nostre relazioni» può addirittura «diventare un riflesso [...] del rapporto tra Gesù e il Padre», in una Chiesa una e in un mondo riconciliato.