La comunità di don Benzi:«Anche noi ci saremo»
«Abbiamo aderito al Family day perché siamo in un momento storico importantissimo, oggi è necessario che la famiglia fondata sul matrimonio, così come indicato anche dalla nostra Costituzione, venga riaffermata». Lo dice Giovanni Ramonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII.
«Abbiamo aderito al Family day perché siamo in un momento storico importantissimo, oggi è necessario che la famiglia fondata sul matrimonio, così come indicato anche dalla nostra Costituzione, venga riaffermata». Lo dice alla Nuova Bussola quotidiana Giovanni Ramonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII L’associazione fondata da don Oreste Benzi ha aderito ufficialmente all’evento previsto per sabato 30 al Circo Massimo di Roma. Nel comunicato, diramato qualche giorno fa, l’associazione ha indicato che “il bisogno dei minori è di crescere con un papà ed una mamma per una sana identificazione psico-affettiva e relazionale, e che il mercato dell’utero in affitto è un abominevole delitto contro le donne più povere, che si vendono per pochi soldi».
Ramonda, cosa significa per la Comunità Giovani XXIII partecipare al Family day?
«Significa prender parte ad un evento di popolo per dire un sì alla famiglia, alla vita, per fare un affermazione di bene. Così come ci ricordano molti vescovi e come ha affermato lo stesso Papa Francesco nel recente discorso alla Rota romana. E poi vorremmo ricordare ai politici che, mentre loro sembrano avere in mente altre sottolineature e priorità, la realtà dice di una situazione difficilissima delle famiglie: i bambini, i giovani, il lavoro, gli anziani, hanno bisogno di aiuto ora».
Nel dibattito attuale molti sostengono che il riconoscimento delle cosiddette unioni civili da parte dello Stato sia una questione ineludibile…
«Ci sono già leggi che prevedono una tutela per i diritti individuali e non c’è alcun bisogno che lo Stato riconosca altri tipi di unione diverse dalla famiglia così come è definita dalla Costituzione. É, invece, urgente che si facciano politiche per la famiglia. I problemi mi sembra che siano davanti agli occhi di tutti. Vogliamo parlare della denatalità? Quali sono le politiche per invertire questa tendenza? Vogliamo parlare del lavoro? Dell’emarginazione giovanile? Sono solo alcuni esempi che mostrano una situazione molto grave. La famiglia oggi chiede attenzione concreta. La nostra comunità è presente in 35 Paesi nei vari continenti e culture, e c’è una costante che si rileva molto chiaramente: è la famiglia che fa andare avanti la storia. Dimenticarlo ha un prezzo salato».
Qual è il ruolo della famiglia nella vostra comunità?
«Le nostre famiglie allargate, fatte di figli naturali, ma anche di figli in affido o in adozione, sono un cardine. Sono un dono per vivere testimoniando la carità. Basti pensare che il nostro fondatore, don Oreste Benzi, ha scritto il suo primo libro che si intitolava “Per la famiglia” e l’ultimo “Nel cuore della famiglia”. Per noi la famiglia è il fondamento della società, un valore che sabato sarà ribadito dai credenti, ma anche da tutte le persone di buona volontà che saranno in piazza».
Don Benzi, di cui è aperta la causa di beatificazione, è salito al Cielo nel novembre del 2007. Nel maggio di quell’anno vi fu il primo Family day. Si ricorda qualche parola di don Oreste a proposito di quell’evento?
«Don Benzi ci ha sempre detto che associazioni e movimenti ecclesiali devono camminare insieme ai pastori, ma non devono tenere la loro fede relegata nelle sacrestie. Dobbiamo poter essere voce di chi non ha voce. Nel caso dell’evento di sabato dobbiamo esserlo per i bambini che innanzitutto hanno il diritto ad avere un padre e una madre. Come ci indica il Vangelo, a volte bisogna essere pronti anche a salire sui tetti per dire una parola chiara».