Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
LA PIA PRATICA

La Comunione spirituale, un tesoro da scoprire

Decine di santi ci hanno lasciato meditazioni sulla Comunione spirituale, che a differenza di quella sacramentale si può fare ovunque e più volte al giorno. San Leonardo da Porto Maurizio assicurava ai fedeli di vedere «il vostro cuore tutto cambiato» con un mese di devoto esercizio. E Gesù rivelò a santa Caterina di custodire le sue Comunioni sacramentali in un calice d’oro e quelle spirituali in uno d’argento. Sia chiaro: per goderne i frutti, l’anima deve trovarsi in grazia di Dio.

Ecclesia 29_02_2020

PRIMA PARTE: Fedeli senza Messa, spunto per meditare sull’Eucaristia


“Non posso ricevere la Santa Comunione così spesso come lo desidero, ma, Signore, tu non sei l'Onnipotente? Rimani in me, come nel tabernacolo, non allontanarti mai dalla tua piccola ostia”.[1] Così scriveva santa Teresa di Gesù Bambino, in un suo tipico slancio che esprime, sì, il dispiacere per un’impossibilità ma allo stesso tempo l’abbandono alla volontà di Dio, che sa volgere ogni situazione in un’occasione per amare comunque il Signore e fa trovare mille stratagemmi per supplire ad una mancanza.

Sono decine i santi che ci hanno lasciato scritti e meditazioni sulla Comunione spirituale. Per loro questa era il mezzo per sopire, almeno un po’, il loro ardente desiderio di unione con Dio. Uno di loro è sant’Alfonso Maria de’ Liguori, che ci ha lasciato una formula molto nota per fare la comunione spirituale:

“Gesù mio, credo che voi siete nel Santissimo Sacramento. Vi amo sopra ogni cosa. Vi desidero nell’anima mia. Giacché ora non posso ricevervi sacramentalmente, venite almeno spiritualmente nel mio cuore... (pausa). Come già venuto, Vi abbraccio e tutto mi unisco a Voi. Non permettete che io mi separi più da Voi”.

In questa formula è compendiata tutta la dinamica della Comunione spirituale: la fede nella Presenza reale, il desiderio della Comunione eucaristica, il ringraziamento a Dio per il dono ricevuto. Una formula ancora più sintetica è quella consegnata da Gesù alla beata Alexandrina Maria da Costa: “Gesù, ti adoro in ogni luogo dove abiti Sacramentato, ti faccio compagnia per coloro che ti disprezzano, ti amo per coloro che non ti amano, ti do sollievo per coloro che ti offendono. Gesù, vieni al mio cuore!”.

Una formula velocissima che può diventare una giaculatoria della quale intessere le nostre giornate: al lavoro, per strada, mentre sbrighiamo commissioni o faccende. Infatti, a differenza della Comunione sacramentale, la Comunione spirituale può essere fatta ogni volta che si vuole e in qualsiasi luogo, perfino quando ci capita di svegliarci la notte. San Francesco di Sales e san Massimiliano Maria Kolbe vivevano il proposito di farne una ogni quarto d’ora. San Leonardo da Porto Maurizio assicurava: “Se voi praticate parecchie volte al giorno il santo esercizio della Comunione spirituale, vi do un mese di tempo per vedere il vostro cuore tutto cambiato. Appena un mese: inteso?”.

I santi ci insegnano che la Comunione spirituale produce gli stessi effetti della Comunione sacramentale a seconda delle disposizioni con cui si fa, della maggiore o minore carica di affetto con cui si desidera Gesù, dell’amore più o meno intenso con cui si riceve Gesù e ci si intrattiene con Lui.

San Tommaso d’Aquino, pur asserendo la maggior perfezione della Comunione sacramentale, argomenta sull’importanza della Comunione spirituale: “L’effetto di un sacramento, come si è detto sopra, può essere ottenuto da uno che riceve il sacramento col desiderio, anche senza riceverlo di fatto. Come quindi alcuni ricevono il battesimo di desiderio per il desiderio di esso prima di essere battezzati con l’acqua, così pure alcuni si cibano spiritualmente dell’Eucaristia prima di riceverla sacramentalmente. [… ] E tuttavia la comunione sacramentale non è inutile, poiché produce l’effetto del sacramento più perfettamente del solo desiderio, come sopra si è notato a proposito del battesimo”.[2]

Di questo abbiamo una conferma da Gesù stesso, che a santa Caterina da Siena disse: “In questo calice d’oro metto le tue Comunioni sacramentali; in questo calice d’argento metto le tue Comunioni spirituali. Questi due calici mi sono tanto graditi”.

L’Imitazione di Cristo ammonisce di non tralasciare senza motivo la Comunione sacramentale ma assicura: “Se, invece, uno è trattenuto da ragioni valide, ma avrà la buona volontà e la devota intenzione di comunicarsi, costui non mancherà dei frutti del Sacramento. Giacché ognuno che abbia spirito di devozione può, in ogni giorno e in ogni ora, darsi salutarmente, senza che alcuno glielo impedisca, alla comunione spirituale con Cristo […]. Infatti questo invisibile ristoro dell’anima, che è la comunione spirituale, si ha ogni volta che uno medita con devozione il mistero dell’Incarnazione e della Passione di Cristo, accendendosi di amore per Lui”.[3]

Sia ben chiaro che, proprio per la sua prossimità alla Comunione sacramentale, la Comunione spirituale non può portare frutto se l’anima non è in Grazia di Dio. È quindi un errore pensare che la Comunione spirituale possa sostituire quella sacramentale per coloro che non possono accostarsi al Sacramento perché vivono in stato di peccato.

(2. fine)

* Sacerdote e Carmelitano Scalzo

[1] S. Teresa di Gesù Bambino, Atto dofferta allAmore Misericordioso.

[2] Summa Teologica, III, q. 80, art. 1, ad 3.

[3] LImitazione di Cristo, Libro IV, Capitolo X.