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La città si risveglia per una croce

A Knightstown, in Indiana, il sindaco cede alle pretese di un cittadino spalleggiato da un'organizzazione anticlericale e rimuove la croce illuminata dalla cima dell'albero di Natale del paese. Ma la decisione scatena i residenti che iniziano a riempire le loro proprietà di croci, gremendone così tutta la città. 

Editoriali 22_12_2016
La croce dell'albero di Knightstown

E’vero che il male, quando non si cede alla disperazione e si reagisce, è sempre causa di un bene più grande, più forte. Lo dice anche quanto è accaduto a metà dicembre nella cittadina americana di Knightstown, in Indiana, dove di fronte alla decisione di rimuovere la croce illuminata dalla cima dell'albero di Natale del paese, i residenti hanno deciso di riempire le loro proprietà di croci, gremendone così tutta la città. “Guardiamo il lato positivo – ha scritto un residente sulla pagina Facebook del paese – invece di una croce ne abbiamo centinaia che possono illuminare in ogni parte della città!”

La vicenda era cominciata all’inizio dell’Avvento, quando un abitante di Knightstown, Joseph Tompkins, aveva minacciato di denunciare l’amministrazione comunale se non avesse rimosso la croce, da cui si sentiva “offeso” perché è “un simbolo del cristianesimo che rappresenta lo strumento della crocifissione di Gesù”. Di più, il fatto di essere “costretto ogni giorno a venire in contatto diretto e non voluto” con il crocifisso, gli stava recando a sua detta un “danno irreparabile”. Siccome per minacciare la denuncia Tompkins si era appoggiato alla Aclu , una lobby molto attiva e potente in Usa, che mira alla riduzione della fede cristiana al privato cercando di eliminarla dall’agone pubblico, alla fine il Comune ha ceduto alla minaccia.

Eppure, oltre agli abitanti, persino i parenti dell’uomo sono increduli sul fatto che quella croce potesse recare danni a qualcuno. Anche perché, ha detto un parente di Tompkins a Fox59, “qui c’è una chiesa in ogni angolo. E’ forse offeso da tutte le croci?”. Ma nonostante le proteste dei cristiani, e nonostante la mancanza di altre persone a favore della causa di Tompkins, l’uomo ha vinto. Il Comune lo ha infatti assecondato per paura. Intanto la folla in protesta, che cercava di bloccare il camion per la rimozione del simbolo di Cristo, veniva allontanata dalla polizia. “E’ridicolo -  ha spiegato Aaron Magee 27enne cittadino di Knightstown - sono davvero offeso dal fatto che la croce sia stata tolta, la rivoglio su, tutti la rivogliono su”. Lo stesso giorno della rimozione, però, è nata l’idea di rispondere costruendo delle croci di legno e di distribuirle. Subito le porte delle case, le finestre e i giardini della cittadina si sono riempite di crocifissi, molti dei quali circondati di lucine natalizie. 

A questo punto, se Tompkins fosse davvero “irreparabilmente” danneggiato, dovrebbe scappare dalla cittadina per evitare traumi ancor più irreparabili. Anche perché “vorrei vedere tutte le case porre una grande croce pienamente visibile”, ha caldeggiato un residente, aggiungendo che con il neoeletto presidente Donald Trump, il quale ha spiegato che occorre tornare a dire Marry Christmas (a differenza di Obama che aveva bandito il termine), “non dovremo più temere di dirlo o di pregare nelle scuole”. Magee ha poi aggiunto: “Questa città ha bisogno di Cristo, questa nazione ha bisogno di Cristo”.

Ma se Trump rappresenta una speranza per la libertà religiosa americana, oggi più che mai erosa, è innegabile che l’onda laicista delle istituzioni montata radicalmente con la presidenza Obama ha scosso l’universo cristiano provocandone un risveglio. Già l’anno scorso, infatti, la cittadina di Wadena, in Minnessota, quando il Comune aveva ceduto alla pressione degli attivisti atei scegliendo di togliere il presepe da anni installato presso il Burlington Northen Park, una donna cristiana, Dani Sworski aveva dato l’idea ai suoi concittadini di riprodurre la natività nei propri giardini, spiegando che nulla, “nemmeno ciò che pare contrario alla fede, avviene per caso”. Wadena era quindi stata sommersa dalle mangiatoie poste fuori dalle porte e dalle finestre delle abitazioni, confermando che il male, se produce un risveglio, una reazione o una lotta (in sintesi un sacrificio), alla fine è destinato prima o poi e inesorabilmente a ritorcesi contro se stesso.

A sottolineare come l’avversione verso la fede chiamasse a un risveglio era stata anche Healther Claire, cittadina di Wadena e madre di quattro figli: “Non è il momento storico in cui indietreggiare davanti alle difficoltà. Questo mondo spezzato ha bisogno di Gesù, per questo amiamo il presepe. E Dio viene anche per gli atei contro la fede”. Sworski aveva aggiunto che l’avversità alla fine aveva unito i cristiani “nella fede, come amici e come famiglie, questa esperienza ci ha fatti maturare”. Allo stesso modo, dopo la recente iniziativa delle croci, Magee ha dichiarato di voler ringraziare Tompkins “dal profondo del mio cuore. Non ho mai visto questa città unirsi come negli ultimi tre giorni”.