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IL DOPO CAFFARRA

La Chiesa di Bologna è da normalizzare. Repubblica dixit

Son trascorse soltanto poche ore dai funerali del cardinale Giacomo Biffi, che già impazzano le voci su chi sostituirà l'attuale arcivescovo Carlo Caffarra, visto che dal 30 giugno scorso  è “ufficialmente” in pensione. E a leggere quanto scrive Paolo Rodari su Repubblica la «linea conservatrice» della diocesi sta per finire.

Ecclesia 16_07_2015
Il cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna

La Chiesa di Bologna ha appena celebrato le solenni esequie del cardinale Giacomo Biffi nella cattedrale della città. Migliaia i fedeli e tanti i vip più o meno interessati. Presenti i vescovi dell'Emilia-Romagna, hanno concelebrato anche il cardinale Angelo Bagnasco, l'arcivescovo emerito di Milano, card. Dionigi Tettamanzi, e il Patriarca di Venezia Francesco Moraglia. Nella bella omelia il cardinale Carlo Caffarra ha ricordato che per Biffi il «dialogo coincide con l'evangelizzazione» e la fede è «capace di generare un giudizio sugli avvvenimenti». Due elementi che, secondo molti, sarebbero già più che sufficienti per bollare il tutto con il marchio della “linea conservatrice”.

Questa tiritera, ammesso e non concesso che l'etichetta valga qualcosa, è comparsa in vario modo tra le righe dei commentatori e dei vaticanisti che in questi giorni hanno scritto e parlato sulla morte del cardinale Biffi. Lo ha specificato anche il premier Renzi. Esprimo «cordoglio per la morte del cardinal Biffi», ha dichiarato il premier, «per il quale – al netto della differenza di visione – nutrivo grande curiosità e stima».  É proprio in quella «differenza di visione» rimarcata dal premier che c'è tutto il nuovo che avanza. A Bologna, infatti, qualcosa di nuovo sta per accadere, infatti, tra un po' si dovrebbe conoscere il nome del sostituto del cardinale Caffarra, visto che dal 30 giugno scorso l'arcivescovo di Bologna è “ufficialmente” in pensione. I ben informati raccontano che la nomina del successore però non sarà così imminente come qualcuno si aspettava, anzi pare che si dovrà attendere ancora qualche mese.La terna di nomi che circolano per la successione di Caffarra è cosa nota, il settimanale Panorama li aveva svelati qualche mese fa: Francesco Cavina, attuale vescovo di Carpi, Paolo Martinelli, ausiliare di Milano, e Enrico Solmi, attuale vescovo di Parma. I giochi però potrebbero essere ancora molto aperti, e andare oltre la terna più o meno ufficiosa.

A leggere quanto scrive Paolo Rodari su Repubblica la “linea conservatrice” che avrebbe caratterizzato la diocesi felsinea sta per finire. «La scomparsa del cardinale Giacomo Biffi, arcivescovo di Bologna dal 1984 al 2003, segna la fine di un'epoca per la Chiesa di San Petronio», scrive l'informato Rodari. «Negli ultimi decenni», prosegue l'ex vaticanista de Il Foglio, «il Vaticano ha usato inviare nella rossa Bologna, sulla cattedra della diocesi che fu di Giacomo Lercaro, pastori come Biffi di linea conservatrice. Ma una "normalizzazione", in questo senso, dovrebbe avvenire in futuro». Questa “normalizzazione”, che scritta così sa un po' di regime, potrebbe condurre oltre la terna indicata a suo tempo dal settimanale Panorama. Per la cattedra di S. Petronio da tempo si vociferano i nomi di. Bruno Forte, vescovo di Chieti-Vasto e membro della segreteria del Sinodo sulla famiglia, o di monsignor Bregantini, vescovo di Campobasso. Sono forse questi i vescovi che il vaticanista Rodari intende per “normalizzatori”? Qualcuno fa anche il nome dell'attuale vescovo ausiliare di Roma, nonché assistente ecclesiastico generale della Comunità di S. Egidio, Matteo Maria Zuppi. 

Di certo c'è che bisognerà attendere ancora un po' prima di risolvere la questione del successore del cardinale Caffarra e le sorprese potrebbero essere dietro l'angolo, visto che il Papa ha fatto scelte originali in occasione di nomine importanti come ad esempio Chicago e Madrid.  Ma parlare di «normalizzazione» sembra un po' eccessivo, e viene spontaneo chiedersi cosa avrebbe detto il cardinale Biffi se avesse saputo di dover essere “normalizzato”. Forse si sarebbe chiesto: «ma chi normalizzerà il normalizzatore?».