La chiesa costruita dove i buoi si inginocchiarono
La fondazione della chiesa della Madonna dell’Impruneta, (Firenze), è legata a un evento miracoloso. Si narra che, volendo costruire una cappella alla Madonna sul Monte delle Sante Marie, i buoi che trainavano il carro con le pietre per la costruzione si inginocchiarono nel punto in cui fu rinvenuta la sacra immagine.
La chiesa della Madonna dell’Impruneta, appena fuori di Firenze, è Basilica Giubilare. In origine era una pieve, una chiesa rurale, oggi è uno dei Santuari mariani più importanti di tutta la Toscana. L’affetto e la devozione riservata a questo luogo è legata alla veneratissima icona della Vergine, qui custodita, il cui miracoloso ritrovamento fu motivo della sua fondazione.
Si narra, infatti, che volendo costruire una cappella alla Madonna sul Monte delle Sante Marie, e cedendo di notte le mura che di giorno venivano erette, si decise di attendere un segnale divino. Quest’ultimo arrivò quando i buoi che trainavano il carro con le pietre per la costruzione si inginocchiarono nel punto in cui fu poi rinvenuta la sacra immagine.
L’anno di consacrazione, il 1060, è ricordato dalla lapide posta in facciata. Dell’edificio romanico restano la cripta, sotto l’area del presbiterio, e l’alta torre campanaria merlata, della fine del XIII secolo. Il prospetto principale è caratterizzato da un pronao di cinque arcate sormontate da finestre rettangolari, realizzato nel 1634 come ringraziamento a Maria per avere fatto cessare un’epidemia di peste. Sul fianco sinistro, simmetrica al campanile, si innalza la torre civica, un tempo parte della fortificazione edificata a protezione della ricca pieve.
Nei secoli la chiesa venne ingrandita e trasformata. L’intervento più significativo fu quello dell’architetto Alessandro Saller che nel 1714 trasformò lo spazio interno, arricchendolo di un prezioso soffitto intagliato e dorato e di finestre di gusto barocco. I bombardamenti dell’ultima guerra hanno cancellato le tracce di queste decorazioni e all’unica navata il restauro del secolo scorso ha restituito un aspetto tardo cinquecentesco. Le capriate a vista e gli altari in pietra serena che si susseguono lungo le pareti circoscrivono l’ambiente, ampio e spazioso perché pensato per accogliere tanti fedeli e pellegrini.
Il presbiterio, sopraelevato, è delimitato da due tempietti attribuiti, nel loro disegno, a Michelozzo. Essi sono rispettivamente dedicati alla Vergine e al Santissimo Sacramento. In quello di sinistra si conserva l’icona mariana, a lungo ritenuta opera di San Luca. La tavola, del XIII secolo, versando in cattive condizioni venne ridipinta dal pittore Ignazio Hughford nel 1758. Nei riquadri superiori due angeli sono disegnati a testa in giù perché provengono dal cielo e sono diretti verso la terra. Tra le mani reggono ciascuno un libro aperto su cui si legge “Gloria in excelsis Deo”.
La Madonna, lo sguardo sereno, seduta sul trono, tiene in grembo il Suo Bambino, di cui dolcemente stringe la mano benedicente. L’edicola è decorata con splendide ceramiche di Luca della Robbia, che corrono sul frontone e sono incastonate nella copertura. E sempre a Luca della Robbia si deve la Crocefissione, tra San Giovanni Battista e un santo vescovo, del tabernacolo del tempietto di destra. L’altare maggiore, ricostruito con i frammenti di quello del XII secolo, ospita il grande polittico di Pietro Nelli, datato 1375, che rappresenta la Madonna con il Bambino tra Santi. Un’abside pentagonale conclude lo spazio.
Esiste da sempre un legame profondo tra la Vergine dell’Impruneta e Firenze che, nei momenti di difficoltà, a Lei si è sempre affidata, portandola solennemente in processione fino in città. Nel 1529 il Consiglio Maggiore della Repubblica Fiorentina proclamò la Vergine dell’Impruneta “sua unica et particulare Regina”.