La chiesa che ripudia la guerra... e gli Alpini
L'ufficio liturgico della diocesi di Vittorio Veneto ha censurato la Preghiera dell'Alpino, perché parla di armi e dunque è incompatibile con il nuovo pensiero unico pacifista. Gli Alpini sono usciti dalla chiesa di San Boldo. Ma adesso abbiamo un problema: ogni Arma ha la sua speciale Preghiera...
Eh, come dice il nostro Romanzo Nazionale, se uno il coraggio non ce l’ha mica può darselo. Ma almeno don Abbondio non si schierava con i Bravi. Sì, insomma, certi recenti pugni sul tavolo episcopale tuonano impavidi contro la minoranza screditata dai grandi media e dal pensiero politicamente corretto (cioè, quello che comanda), mentre col Potere Vero la coda rimane tra le gambe e il guanto di velluto è, per maggior sicurezza, unto di vaselina. Cotanto esempio, come sempre accade, scende giù per li rami e rianima l’antico vezzo clericale di saltare sul carro del vincitore. Non c’è mai stata una rivoluzione (cruenta o solo ideologica) nella storia che non abbia visto una fetta di clero innamorarsi perdutamente del nuovo-che-avanza, perciò non c’è da stupirsi. Il buon vecchio Cossiga, aduso a cantarle chiare, una volta ebbe a dire che «gli unici valori non negoziabili cui i vescovi tengono sono quelli dell’otto per mille». Ma, com’è noto, il Picconatore passava per pazzo (fu lui stesso a dire che era stata messa in giro questa voce), perciò la battuta non fa testo.
Sia come sia, non ci stupisce affatto la levata d’ingegno dell’ufficio liturgico della diocesi di Vittorio Veneto, che ha censurato l’antica Preghiera dell’Alpino. Così, alla fine della messa al Passo San Boldo, fra Treviso e Belluno, gli alpini sono usciti di chiesa e la loro preghiera se la sono declamata fuori. Ma che cosa contiene di scandaloso detta Prece? Ecco il passo incriminato: «Rendi forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra Patria, la nostra Bandiera, la nostra millenaria civiltà cristiana». Pare una boldrinata, ma è uno scherzo da prete, anche perché la Presidente della Camera non frequenta le chiese. Ma gli alpini sì. Epperò questi ultimi sono stati difesi da Salvini in un tweet, così il cerchio si chiude. Salvini non comanda e non è obamiano come i grandi media e il partito di maggioranza. Quando comanderà, allora vedrete i preti in paramenti verdi, ma prima di allora nisba.
Intanto, però, abbiamo un problema. Sì, perché non c’è Forza Armata che non abbia una sua speciale Preghiera, dai marinai ai poliziotti, i quali hanno pure i cappellani. I cappellani tutti, poi, fanno diocesi a parte, a capo della quale c’è un vescovo detto Ordinario Militare e inquadrato nell’esercito come generale di alto grado (con tanto di stellette sulla tonaca). Questo presule chissà quante Patrie e Bandiere e Armi deve ogni volta menzionare quando prega con le truppe (ogni sezione delle quali ha il suo celeste Patrono, da San Michele Arcangelo dei parà alla Virgo Fidelis dei caramba). D’altra parte, pure i Ferrovieri e gli Automobilisti hanno le loro Preghiere, e ognuna di queste, per forza di cose, nomina gli Attrezzi del Mestiere. Ora, è vero che, per esempio, a Compostella i canonici del santuario hanno mimetizzato con composizioni floreali la parte bassa del grande quadro di San Giacomo perché non si vedano più i Mori calpestati dagli zoccoli del cavallo di Santiago Matamoros. Ma lì ci può essere il timore di qualche attentato jihadista. A Vittorio Veneto, mimetizzando la parte bellica della preghiera alpina che cosa si vuol ottenere? Boh.
Un risultato, intanto, lo si è raggiunto: l’uscita di chiesa degli Alpini. E speriamo, per il clero nazionale, che a qualcuno di loro non salti la mosca al naso e la penna dalla firma sulla dichiarazione dei redditi (sezione 8x1000). Eh, l’Associazione Nazionale Alpini ha un sacco di iscritti, ognuno con famiglia: fa un mucchio di gente. Per quanto riguarda il «ripudio della guerra», costituzionalmente sancito e immediatamente inserito nel Vangelo dal progressismo cattolico, fossi un prete adirei immediatamente la migliore ditta di antifurti: la polizia, infatti, è armata e usa la forza (non per niente si chiama Forza Pubblica) contro i malfattori. Prima di scomunicarla, perciò, ci penserei un attimino. Si può averne sempre bisogno, anche se catto-progressisti. Se proprio si vuol prendere esempio dal Presidente della Camera, tanto vale farlo fino in fondo.