La Cattedra di Pietro e il capolavoro di Bernini
Il 22 febbraio si celebra la festa della Cattedra di Pietro, che è segno della missione affidata da Cristo al Principe degli Apostoli. L’omonima reliquia è custodita all’interno della grandiosa opera barocca fatta da Bernini nel XVII secolo che, attraverso una sapiente scenografia, rappresenta l’essenza della Chiesa.
“Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli” (Mt 16,18-19). Non si tratta di un regno della terra, bensì del Cielo: “Qualcosa” che travalica ogni scienza e conoscenza umana. Pietro, il primo pontefice della storia della Chiesa; l’uomo che ha seguito il Vangelo di Cristo fino all’ultimo istante della sua vita, fino al martirio. Con questo passo tratto dal Vangelo di Matteo, Gesù affida a lui, a Simon Pietro, la sua Chiesa e gli indica la sua missione.
Il 22 febbraio è la festa della Cattedra di quel Pietro che seguì Cristo. La storia di questa festa - attestata già dalla Depositio martyrum (un documento del 336 circa, incluso nel Cronografo del 354) - passa tra la città di Antiochia e Roma: infatti, la denominazione che conosciamo è “Festa della Cattedra di San Pietro”, ma in realtà la storia ci ha tramandato l’esistenza di due cattedre dell’Apostolo: una quella di Antiochia, prima del suo viaggio e del suo martirio a Roma; la seconda, quella del magistero romano. La liturgia - prima della riforma del calendario (1960) di Giovanni XXIII - le celebrava entrambe, in due date diverse: il 18 gennaio (Roma) e il 22 febbraio (Antiochia). Poi venne unificato il tutto nella data del 22 febbraio.
Ma cosa rappresenta la cattedra? Papa Paolo VI, durante l’udienza del 22 febbraio 1967, riesce a fornire una sintesi perfetta di un così alto termine: “Cattedra di San Pietro, l’autorità che Cristo conferì all’Apostolo, e che nella Cattedra trovò il suo simbolo, il suo concetto popolare e la sua espressione ecclesiale. (...) Noi faremo bene, Figli carissimi, a dare a questa festività la venerazione, che le è propria, ripensando alla insostituibile e provvidenziale funzione del magistero ecclesiastico, il quale ha nel magistero pontificio la sua più autorevole espressione”. Cattedra di Pietro e magistero, dunque, vanno di pari passo per consolidata Tradizione. In quel “trono” è da trovarsi tutta la regalità della Chiesa nella sua missione di Maestra e Madre per l’intera comunità cristiana, per il mondo intero.
Chi entra nella basilica vaticana non può non rimanere affascinato dal trionfo barocco posto nell’abside. L’occhio scruta, tra volteggi di nuvole e cherubini d’oro, un trono, una cattedra, alta e sospesa tra cielo e terra: è la famosa “Cattedra di San Pietro”. Al suo interno, non visibile ai fedeli, vi è custodita una delle più importanti reliquie della storia del cristianesimo: la sedia, la cattedra appunto, del primo Pontefice della Chiesa. La storia di questa reliquia è alquanto complessa. In merito, rimandiamo l’attenzione del lettore a un approfondimento (vedi qui) che fornisce diversi dettagli interessanti.
A partire dal XIII secolo, la Cattedra è stata oggetto di un culto sempre più vivo e diffuso: ogni 22 febbraio, infatti, veniva portata in processione per l’intera basilica per poi essere collocata sopra un altare per essere esposta tutto il giorno alla venerazione dei fedeli. Fino alla metà del XIV secolo la Cattedra era conservata nella cosiddetta Confessione, il locale situato al di sotto dell’altare principale della basilica di San Pietro. Dopo, fu trasportata in una cappella vicino all’ingresso della basilica: qui rimase per circa un secolo. Poco prima del Giubileo del 1450, si trovava sopra l’altare della cappella di Sant’Adriano per poi esser rimossa nuovamente nel 1576, a causa dei lavori di rifacimento della basilica. Solo con Papa Alessandro VII si pensò a una collocazione definitiva, dietro l’altare maggiore. Il progetto fu affidato a Gian Lorenzo Bernini. In un primo momento, secondo l’originario progetto, le dimensioni dell’attuale capolavoro erano minori. Una volta presentati il disegno e i vari modelli preparatori al pontefice, sia il Bernini che l’illustre committente si accorsero però che - nella vastità della basilica - il monumento non avrebbe reso il senso della magnificenza.
Di questo lavoro iniziale vi è una bellissima testimonianza in una sala della Pinacoteca Vaticana dove sono visibili i modelli preparatori in creta mista a paglia su armatura in ferro e vimini per le figure bronzee della Cattedra di San Pietro. Questi modelli comprendono le teste di sant’Atanasio e san Giovanni Crisostomo nonché molte figure di angeli. Bernini e Alessandro VII decisero così di raddoppiare le dimensioni presentate per dare ancora più visibilità al maestoso monumento che avrebbe incastonato il trono di Pietro. I lavori iniziarono nel 1658 per essere ultimati nel 1666. L’effetto finale fu stupefacente.
Lo spettatore si trova di fronte a una delle più belle espressioni del Barocco romano: in un insieme fastoso di stucco dorato, in una vera e propria scenografia teatrale, gli angeli e i cherubini volteggiano intorno alla Cattedra di Pietro; veniamo, così, catapultati in nubi leggere e svolazzanti, esuberanti panneggi tra i raggi della Gloria divina. Il tutto è illuminato da una scenografica luce che proviene da un lanternino abilmente nascosto. Architettura, scultura e arti figurative si fondono, insieme, dando luogo ad un’opera d’arte globale.
Questa enorme, magnifica scenografia si palesa nell’abside: in alto - posto sapientemente dietro l’altare maggiore - si erge il trono di Pietro, retto dalle sculture in bronzo di quattro Dottori della Chiesa: sant’Agostino, sant’Ambrogio, sant’Atanasio e san Giovanni Crisostomo. Le statue sono alte più di 5 metri. Il trono in bronzo è alto più di sette metri. Sopra il trono c’è il trionfo di nubi dorate con putti e raggi, che sembrano illuminare tutta la basilica. Per dare luminosità e leggerezza a tutto l’insieme, Bernini pose una finestra in cui al centro è rappresentato lo Spirito Santo: una colomba irradia luce dall’alto; sembra quasi giungere direttamente dal Cielo per illuminare il magistero petrino, la Chiesa, il mondo. È la rappresentazione dell’essenza della Chiesa. La finestra dell’abside apre la Chiesa verso l’esterno, verso l’intera Creazione di Dio, mentre l’immagine della colomba dello Spirito Santo mostra Dio come fonte di luce. La vera Luce.