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11 GENNAIO 1937

La "Cabalgata Roja", dalla storia un monito per il presente

Il tentativo di cancellare l'eredità cristiana dall'Occidente viene da lontano. Ce lo ricorda l'85esimo anniversario della "parata rossa" di Valencia, con cui le forze comuniste spagnole sostituirono la tradizionale parata dei Re Magi con una sfilata che voleva celebrare i miti del comunismo.

Cultura 11_01_2022
La Cabalgata Roja del 1937

La furia iconoclasta anticristiana della Repubblica spagnola del 1937 non risparmiò neppure l’antica tradizione popolare della “Cabalgata de Reyes Magos”. Si tratta di una sfilata di carri allegorici che si svolge la vigilia dell’Epifania, in cui protagonisti sono i Re Magi interpretati da tre figuranti che lanciano caramelle e dolciumi ai bambini presenti tra il pubblico festante.

Nel pieno della Guerra Civile, quando il governo repubblicano comunista fu costretto a trasferirsi a Valencia per sfuggire all’avanzata delle truppe liberatrici di Franco, i Re Magi furono sostituiti da carri pieni di miliziani comunisti, da bambini che osannavano con lodi il governo e persino da due grandi busti: uno di Francisco Largo Caballero, Capo del governo spagnolo dal 4 settembre 1936 al 17 maggio 1937, e uno di Stalin.

La processione si svolse l’11 gennaio 1937, esattamente ottantacinque anni fa, e fu l’evento conclusivo dell’iniziativa che il Ministero della Pubblica Istruzione aveva denominato “Settimana del Fanciullo”.
Il quotidiano ABC dell’11 gennaio 1937 descrisse nel dettaglio l’evento: «Questa mattina un corteo ha attraversato le vie principali, come atto finale della Settimana del Fanciullo organizzata dal Ministero della Pubblica Istruzione, con la collaborazione di partiti politici e organizzazioni sindacali; Il passaggio è stato assistito da un vasto pubblico, e alcuni bambini hanno partecipato portando bandiere e manifesti con scritte di gratitudine al popolo e al governo; una delegazione della guardia municipale a cavallo e in alta uniforme ha aperto la marcia».

Il carro principale del corteo non era quello dei tre personaggi evangelici, ma quello dedicato a due “Magi” moderni. In esso, infatti, erano posti il busto di Francisco Largo Caballero e il busto del dittatore sovietico Joseph Stalin, realizzato dall’artista antifascista Ricardo Boix, noto come scultore impegnato nei “valori” della Seconda Repubblica. I busti erano circondati, ancora una volta, dai presunti protagonisti dell’evento: un gruppo di bambini con mazzi di fiori. Il corteo proseguiva con la Bandiera Nazionale, scortata da settanta miliziani e due contadini che portavano mazzi di arance e limoni.
Tra i tanti carri che sfilarono per Valencia quel giorno, non poteva mancarne uno che ironizzasse sul futuro Caudillo, la cui testa di cartone veniva fatta uscire, per mezzo di una molla, da una scatola. Né poteva mancare un carro che inneggiasse ai compagni sovietici, attraverso la rappresentazione di un gigantesco soldato dell’Armata Rossa circondato da un gruppo di bambini che simboleggiavano la loro gratitudine nei confronti del popolo russo. Seguiva un carro allegorico della Repubblica spagnola, sempre con i soliti bambini che cantavano inni patriottici a lode del governo comunista.

Anche se, grazie a Dio, questa “parata rossa” ha potuto svolgersi una volta sola – l’anno dopo la Spagna tornò ad essere cristiana grazie a Franco – essa faceva parte di un progetto culturale del governo repubblicano che aveva l’obiettivo di cancellare la tradizionale Cabalgata de Reyes sostituendola con un’iniziativa laica. Lo attesta, per esempio, lo storico Juan Manuel Fernández Soria nel suo saggio Cultura e libertà. Educazione nella Gioventù Libertaria (1936-1939), e il prof. Sergio Valero Gómez nel suo libro Dalla capitale della Repubblica.

Dagli stessi archivi del Ministero della Pubblica Istruzione sono emerse prove che attestano come già dal 1936 il governo repubblicano avesse intenzione di istituire la “Settimana del Fanciullo”. L’intento ufficiale era quello di mitigare nei piccoli il trauma della guerra, ma l’iniziativa aveva anche un forte connotato ideologico in chiave anticristiana, come fecero notare tutti i media repubblicani. Il quotidiano per giovani “Ruta”, per esempio, affermò che questa nuova festa veniva «a cancellare quella leggenda a cui non credeva più nessun bambino», ossia la «leggenda mitico-grottesca dei Re Magi». L'articolo non si fermava a quell’ingeneroso giudizio sulla vicenda evangelica ma ribadiva espressamente che la Settimana del Fanciullo sarebbe servita ad epurare «consuetudini stantie e vecchi oscurantismi», oltre far cessare una volta per tutte «l’assurda festa del Natale». Cosa che, ottantacinque anni dopo, tenterà di fare l’Europa laicista ed anticristiana, senza però riuscirci.

L’episodio della “Cabalgata roja”, la parata rossa, ci ricorda oggi da dove nasca, in fondo, la matrice ideologica su cui si fonda il tentativo di cancellare ogni riferimento cristiano dalla civiltà occidentale. E ci ricorda anche che, senza l’intervento di Francisco Franco, oggi la Spagna sarebbe la Cuba d’Europa.