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CRISI

Italia in retromarcia, siamo ormai ultimi in Europa

Nuovo record negativo: da ieri l'Italia ha superato la Grecia, ma all'indietro. Non è tutta colpa del governo giallo-rosso, perché anche i predecessori hanno pesanti responsabilità. Ma l'ultimo governo e soprattutto i Cinque Stelle, fra Ilva, Alitalia e redditi di cittadinanza, stanno dandoci il colpo di grazia. 

Editoriali 09_11_2019
Luigi Di Maio

Da ieri è ufficiale, siamo l’ultimo paese d’Europa! Abbiamo superato, in retromarcia, anche l’ultimo alibi che ci faceva vergognare un pò meno in questi anni, la Grecia. Da ieri il nostro spread è superiore a quello greco. Siamo il paese meno affidabile in assoluto tra quelli europei, visto che lo spread misura appunto l’indice di affidabilità in campo economico, e il numerino che lo contraddistingue indica quale interesse annuo lo Stato deve pagare agli investitori per il denaro che ci prestano. Da ieri, dopo 10 anni di una crisi spaventosa, la Grecia pagherà un interesse inferiore al nostro, perchè gli investitori ritengono meno rischioso prestare il loro denaro ai greci piuttosto che a noi. Dies nigro signando lapillo, un giorno da segnare in nero, avrebbero detto i latini a proposito di questo 8 novembre. E un giorno nerissimo in effetti è stato, a cui ne stanno seguendo e ne seguiranno altri.

Non è tutta colpa di questo governo rossogiallo, va detto. Le riforme indispensabili, che per esempio la Grecia ha fatto, noi o non le abbiamo fatte o le abbiamo fatte male. Non abbiamo abbassato il debito spaventoso che ci affligge e sul quale paghiamo ogni anno decine di miliardi (!!) di interessi, non abbiamo ridotto la spesa corrente (tutti i governi in questi anni 2000 hanno promesso di abbassarla e tutti l’hanno innalzata), non abbiamo aumentato la produttività del nostro sistema (anzi quest’anno diminuisce più che in ogni altro paese) per cui si fa sempre più fatica a esportare, ecc. ecc.

Ma i governi con i 5Stelle hanno aggravato il problema, basti pensare al reddito di cittadinanza che ha mangiato miliardi senza dar vita finora a un solo posto di lavoro, o a  quota cento che costa altrettanti miliardi con risultati minuscoli, e arriviamo presto ai giorni nostri. Oggi siamo alle prese con il gigantesco problema dell’ILVA, questo sì interamente dovuto all’irresponsabilità dei rossogialli, che hanno pensato bene di cancellare una clausola fondamentale di un contratto già sottoscritto, lo scudo penale, illudendosi di non pagare dazio. E invece l’azienda firmataria Arcelor Mittal li ha presi in contropiede e ha denunciato la rottura dell’accordo. Ora il governo, Conte in testa, è al penoso inseguimento perchè si è accorto che la chiusura di ILVA sarebbe un cataclisma per il Sud e per l’Italia intera (oltre 20,000 disoccupati e la rinuncia alla produzione di acciaio, fondamentale per un paese di trasformazione come il nostro). Ma i franco-indiani giocano come il gatto col topo e hanno alzato il prezzo: per tornare al tavolo delle trattative non gli basta più il dietro-front del governo con il reitegro dello scudo, subito concesso, ora chiedono 5.000 esuberi e altre concessioni parecchio onerose. Che figura di palta!  Ma Conte ora ha capito che ILVA va assolutamente salvata e, non sapendo come fare ha addirittura parlato di nazionalizzazione (soluzione impossibile per mille motivi).

Oltre a ILVA c’è poi la crisi dell’Alitalia: ci stiamo avviando all’ennesimo prestito ponte da 300 milioni, soldi degli italiani che non torneranno più indietro, con Lufthansa che ‘gentilmente’ propone di prenderla lei Alitalia, a costo zero e con qualche migliaio di esuberi. E poi Whirlpool e le altre 160 crisi aziendali aperte al Mise senza che si intravvedano prospettive. E la disoccupazione è tornata sopra al 10% e le ore lavorative nell’anno sono diminuite. Questa è l’Italia economica di oggi, signori, questa è la realtà. Last but not least, siamo l’anello debole di un complesso che si va indebolendo anch’esso, e pure questo non è bello. L’Europa va rallentando ormai da un anno, e più di tutti (meno solo dell’Italia) va rallentando la Germania, il principale acquirente dei nostri prodotti. E Draghi non c’è più.

C’è un solo dato in contrasto: aumenta il risparmio e dunque la ricchezza posseduta (in media) dalle famiglie, e aumenta il surplus di alcuni Stati, in primis quello enorme della Germania. Una ricchezza immobilizzata, che andrebbe investita. Chi avrà la forza di spiegare, di infondere fiducia, di dare slancio a questa vecchia Italia e a questa vecchia Europa per convincere a investire quello che ciascuno possiede per il benessere di tutti? Varrà la pena di parlarne.