Irlanda tradisce la difesa della vita
Il Governo irlandese ha approvato e pubblicato il Protection of Life During Pregnancy Bill 2013. Qui si parla di liceità dell’aborto se «vi è un reale rischio di perdita della vita della donna per mezzo del suicidio». Basterà minacciarlo per abortire.
Un deciso passo è stato compiuto in Irlanda nella direzione dell’aborto legale. Sulla scia del caso di Savita Halappanavar, di cui la Nuova Bussola Quotidiana si è occupata in più di un’occasione, il Governo irlandese ha approvato e pubblicato il testo del Protection of Life During Pregnancy Bill 2013, la legge sulla protezione della vita durante la gravidanza. La legge sarà adesso discussa in Parlamento. A molti non sfuggirà il fatto che, già nel titolo, la legge ricorda tristemente la nostra legge 194 e la sua “tutela della maternità”. E, come la legge italiana, il testo irlandese sin da ora sta riscuotendo l’apprezzamento degli abortisti e l’opposizione dei prolife. In particolare sono le parti della legge dove si affronta la questione legata al rischio di suicidio della donna a destare le maggiori preoccupazioni: all’articolo 9, infatti, si parla di liceità dell’aborto quando «vi è un reale e sostanziale rischio di perdita della vita della donna per mezzo del suicidio». Secondo il Dipartimento di sanità, la legge non fa altro che aggiungere tutele per la donna, senza alterare l’impianto antiabortista della costituzione irlandese. Non la pensano così i tantissimi irlandesi impegnati nella difesa della vita nascente.
«Quando si configura il rischio per la vita della madre legato alla gravidanza, in Irlanda è già possibile abortire, ma aver introdotto l’aborto legale nel caso in cui la donna minacci di suicidarsi si presta ad ovvi e ben immaginabili abusi», ci dice Federica Iannace Swift, italiana, prolife, trapiantata in Irlanda e attivista di Youth Defence, associazione che si propone di proteggere madri e bambini impedendo che l’aborto divenga legale in Irlanda. «Ben 113 psichiatri, tra i 127 che avevano risposto ad un sondaggio a livello nazionale, hanno espresso la loro opposizione circa l’inclusione della minaccia di suicidio quale causa per rendere legale l’aborto», precisa Federica, sottolineando l’assurdità dell’idea che interrompere una gravidanza possa essere una sorta di prevenzione contro la decisione di porre fine alla propria vita: «Anzi, sappiamo bene che esiste una vera e propria sindrome post-aborto, che getta la donna in una condizione di depressione» (Federica è impegnata come volontaria anche nell’associazione Gianna Care, che si occupa di assistere donne passate per l’esperienza dell’aborto).
Federica Iannace Swift ha parlato dal palco allestito al Colosseo in occasione della Marcia per la vita dello scorso maggio a Roma ed ha partecipato alla veglia organizzata da Pro Life Campaign, che il 6 giugno ha visto scendere in piazza 40000 irlandesi a Dublino. La capitale sarà anche teatro di All Ireland Rally for Life, la marcia organizzata dal Youth Defence che l’anno scorso, a Belfast, contò 7000 partecipanti.
Numeri che dimostrano il radicato sentimento prolife irlandese: «In Irlanda la maggioranza dei cittadini è contraria alla legalizzazione dell’aborto. Un Paese così dovrebbe essere preso ad esempio».
La volontaria prolife sottolinea anche il grande successo della raccolta di firme contro la legge, che ha già raggiunto quota 95000. «Purtroppo, però, dopo le ultime elezioni (che hanno portato al governo guidato da Enda Kenny, ndr) il clima in Irlanda a livello politico è cambiato». L’attuale premier ha tradito le aspettative del mondo prolife e adesso sembra ignorare il messaggio forte e chiaro che arriva dalle associazioni irlandesi impegnate nella tutela della vita umana dal concepimento. «Kenny ha tradito il suo elettorato: aveva promesso che avrebbe mantenuto il bando dell’aborto fino ad ora vigente in Irlanda, motivo per cui i prolife avevano votato Fine Gael, il partito (di centrodestra, ndr) dell’attuale Premier », ricorda la nostra connazionale.
Enda Kenny è stato contestato domenica scorsa, durante una cerimonia pubblica, da 200 manifestanti prolife, che hanno chiesto al capo del governo di rispettare le promesse. Fidelma Healy Eames, senatrice del Fine Gael ha pubblicamente dichiarato che non voterà a favore della nuova legge, definita come una «vittoria degli abortisti». «C’è preoccupazione e tristezza – ammette Federica – ma Youth Defence e tutti i prolife irlandesi continueranno nel loro impegno per la difesa della vita e della donna, che col nascituro è vittima delle menzogne degli abortisti. La voglia di far sentire la propria voce non verrà meno anche qualora la legge dovesse essere approvata». All’inversione di rotta politica ha contribuito in buona misura anche la pressione che dall’Europa viene continuamente esercitata sull’Irlanda, alla quale viene chiesta una maggiore chiarezza legislativa in tema di aborto. Adesso, la nuova legge sembra andare in questa direzione. E’ chiaro che una donna potrà abortire quando lo vorrà: sarà sufficiente minacciare di suicidarsi.