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LA TESTIMONIANZA

Io potrei essere Pell e anche voi...(ma per fortuna)

La testimonianza del vaticanista: "Un'attività a contatto coi giovani, un'accusa palesemente infondata, una campagna d'odio. Anche io potrei fare la fine di Pell. Questa potrebbe essere la mia storia, o la vostra. Ma - direbbe Joan Baez - per fortuna...". 

Ecclesia 19_03_2019

Quando ero ragazzo, mi piaceva molto una canzone di Joan Baez, intitolata “There but for fortune”. Diceva: “Mostrami la prigione, mostrami la galera, mostrami il recluso la cui vita è appassita, e ti dimostrerò, giovanotto, con molti argomenti, che se non fosse stato per la fortuna avremmo potuto esserci tu od io”. (Show me the prison - show me the jail - show me the prisoner whose life has gone stale -and I'll show you, young man, -with so many reasons why, -there but for fortune go you or I).

Mi è venuta in mente questa canzone riflettendo sul caso del cardinale George Pell. Ho insegnato per molti anni arti marziali. Potrebbe essermi accaduto che qualche anno fa uno, due miei ex allievi avessero deciso di denunciarmi alla giustizia. Sostenendo, per esempio, che dopo un allenamento, negli spogliatoi, in qualche minuto, li avrei obbligati a fare sesso con me, incurante del fatto che chiunque avrebbe potuto entrare, o passare di lì; non li avrei portati in un luogo chiuso e sicuro, no, ma tutto sarebbe successo in un posto ad alto rischio di scoperta e di frequentazione.

Il giudice avrebbe potuto-dovuto verificare le accuse. L’ascendente che un maestro di arti marziali ha sugli allievi è fortissimo; non avrei neanche avuto bisogno di minacciarli, per costringerli a un silenzio durato venti e più anni. Nel frattempo uno dei due sarebbe morto per overdose (e, ahimè, questo è davvero accaduto a uno dei miei ex allievi. Riposi in pace). Ci sarebbe stato un processo. L’accusa non avrebbe avuto nessuno a testimoniare in appoggio a questa denuncia infamante di un atto che mai prima né dopo avrei ripetuto contro chiunque altro. Al contrario ci sarebbero state decine di persone che avrebbero testimoniato in mio favore, affermando che semplicemente non sarebbe stato possibile che io compiessi quel gesto in quel posto in quel momento. Si sarebbe spiegato che in quel momento avrei indossato l’uniforme abituale dei praticanti di arti marziali; pantaloni senza aperture chiusi in vita e legati, una giacca – anch’essa chiusa da doppi legacci – che scende fino a metà coscia, una cintura stretta sopra la giacca…insomma un armamentario tale che, come chiunque abbia praticato arti marziali sa, scoraggerebbe Satiro stesso dal farsi venire idee. La mia difesa – non molto efficace ahimè – avrebbe cercato di dimostrare, con un filmato le impossibilità e le incongruenze della denuncia.

Io poi, essendo un carattere duro, altero, sospettato di simpatie per le posizioni di destra, avrei assunto una posizione di diniego totale, anche un po’ offeso, se vogliamo; un atteggiamento che i miei avversari hanno abilmente utilizzato per accusarmi di arroganza. Nonostante questo una prima giuria (10 a 2) ha riconosciuto l’assurdità della situazione, la mancanza di conferme, l’assenza di comportamenti del genere prima e dopo. Ma in mancanza di unanimità un’altra giuria ha ribaltato il verdetto della prima (senza nessun nuovo elemento, o testi a supporto dell’accusa, che si basa sulla sola parola di una persona, senza riscontri) e ora sono in galera, in isolamento, nella speranza di un appello fra qualche mese.

Questa potrebbe essere la mia storia, o la vostra. Grazie a Dio non ho allievi del genere di qualcuno degli ex-coristi della cattedrale di Melbourne. Ma chi sa cosa può riservare il futuro ? “There but for fortune…”.