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L'intervista

"Io, deluso dai cristiani Lgbt: così colpiscono la Chiesa"

La storia di Federico C. che in questa intervista racconta l'errore dei cosiddetti gruppi di cristiani Lgbt nelle parrocchie.

Gender Watch 31_12_2018

“La mia omosessualità è diventata una ricchezza sul piano cristiano solo quando vi ho rinunciato e smesso di praticarla. Questo è stato il vero passo avanti nel cammino di fede”. Chi conosce i drammi vissuti da uomini con attrazione verso persone dello stesso sesso, sa quanta verità si celi in questa frase. Politicamente scorretta oggi, perché l’accettazione dell’omoerotismo passa anche in larghi settori della Chiesa in uno sdoganamento dell’attività omosessuale come variante naturale della sessualità. Ma questo non è vero e se a dirlo è una fredda teoria può suscitare l’indifferenza di molti. 

Ma se a dirlo è il vissuto in carne ed ossa di una persona allora le cose cambiano e la lettura dell’esperienza omosessuale come “disordine oggettivo”, dice il Catechismo, acquisisce la sua piena valenza. Solo allora si comprende la saggezza della dottrina cattolica che ha voluto essere vicino ai cosiddetti “omosessuali” indicando loro la via della castità e dell’amicizia disinteressata. 

Federico C., lo chiameremo così perché quando ci ha contattato ci ha chiesto per prima cosa di rimanere anonimo. Quasi 45 anni, una vita da ragioniere tra Roma e Terni. Ci ha contattato dopo aver letto l’articolo sulla presenza in una chiesa romana di un gruppo gay appartenente a Nuova Proposta, una delle associazioni cosiddette di cristiani Lgbt affiliate a Cammini di Speranza, che, entrando nelle parrocchie, sta lentamente promuovendo uno sdoganamento della pratica omosessuale, adozione di bambini con la pratica dell’utero in affitto compresa. 

Federico ci ha cercato per confermare il giudizio negativo su queste esperienze. Giudizio che lui ha maturato nel 2013 dopo aver partecipato ad alcuni incontri di Nuova Proposta. Dopo averci scritto un’email lo abbiamo ricontattato per saperne di più. E’ un fatto di interesse pubblico perché sempre più spesso nella Chiesa, anche con la complicità di vescovi e parroci “distratti”, si moltiplicano le “incursioni” di questi gruppi Lgbt che la nota del Cardinal Ratzinger del 1986 bollava come pericolosi proprio perché portatori di una ideologia omosessualista. 

Il risultato è questa intervista che pubblichiamo solo perché dal racconto di un vissuto tormentato, ma finalmente visitato dalla grazia della fede, la sua storia ci è sembrata verosimile e in sintonia con quella di tante persone omosessuali che non sono militanti, ma cercano di trovare la loro chiamata seguendo la legge della Chiesa: castità e amicizia disinteressata. 

Abbiamo potuto verificare, anche grazie all’esperienza dell’apostolato di Courage che le sue parole sono perfettamente compatibili con il vissuto di quella maggioranza di “gay” non allineati al pensiero dominante che pregano e offrono i personali drammi in un sacrificio nascosto. 

Federico, ci racconti dell’esperienza fatta con Nuova Proposta.
Ho frequentato questo gruppo da dicembre 2012 fino a giugno 2013, mi piaceva andarci, c'erano persone simpatiche, animavano prevalentemente una donna, catechista, e una suora. Ho conosciuto anche due sacerdoti che frequentavano il gruppo come me.

Come guide?
No, come "utenti", se così si può dire, infatti non venivano vestiti da preti. 

Che cosa pensa degli incontri di Nuova Proposta?
Sebbene mi facesse piacere andare, al contempo non mi trovavo benissimo con la mentalità dominante espressa soprattutto dal fondatore che era sempre presente e dall’animatrice che guidava quasi tutte le serate. 

Perché?
Il fondatore dava per scontata e come cosa buona e giusta la pratica dell'utero in affitto. Non capisco ora come questa associazione possa essere accolta in una chiesa cattolica.

Lei che cosa provava?
Sentivo in me una specie di disagio perché sapevo che era meglio non esprimere il mio pensiero in merito a queste pratiche. Non mi piaceva il pensiero unico lì prevalente sul fatto che l'omosessualità dovesse essere una cosa sempre buona e che ognuno di noi doveva viverla come un tesoro prezioso.

Ha mai avuto scontri su queste tematiche?
Ricordo che mi dette fastidio il modo con cui il fondatore si esprimeva in merito alle teorie curative o "guaritrici" di alcuni all'interno della Chiesa. Non mi piaceva la sua astiosa bocciatura di questi percorsi di “guarigione”, perché vedevo una sua rigidezza ideologica e la limitatezza umana ed esistenziale nel capire che la vita può avere più sfumature ed altri percorsi diversi dal suo. Era chiaro che prima della fede cristiana veniva il proprio io. 

Dove si tenevano gli incontri?
Erano in un locale della Chiesa valdese a piazza Cavour.

Ha avuto la sensazione che si portasse avanti un’ideologia?
Ero entrato perché volevo un gruppo cristiano gay, poi ho visto un ideologia più gay che cristiana

In che modo?
Non dico che questa ideologia venisse sempre fuori, anzi devo ammettere che il percorso ti poteva aiutare anche dal punto di vista emotivo ad accettarti… 

Ma accettarti non vuol dire promuovere. Accettare vuol dire anche prendere atto di un disordine e comportarsi come la Chiesa consiglia…
Infatti lì poi saltava fuori l’ideologia e tutta la distanza dagli insegnamenti della Chiesa. Ricordo una contrarietà marcata alla visione cattolica. Non so se fosse una direttiva dell'asociazione, ma parlando con vari utenti percepivo la pretesa che ognuno potesse fare la propria vita, ad esempio anche adottando bambini. 

Che cosa si diceva del Catechismo e della nota della Congregazione per la Dottrina della Fede del 1986? Oggi sono questi i documenti che più si vogliono abbattere.
C’era un atteggiamento negativo verso Ratzinger non necessariamente dopo gli incontri, anche nei momenti di convivialità. Benedetto XVI era considerato il rappresentante di una Chiesa opprimente. Io avevo un’impressione opposta e percepivo disagio.

Che scelte ha fatto dopo?
Premetto che chi frequenta questi gruppi li capisco: sebbene fossi critico con la loro visione anche io cercavo un compromesso tra i miei valori di fede e il mio essere omosessuale. Dentro di me sentivo il desiderio di mettermi a posto, pertanto capisco chi decide di far questi percorsi. 

Ma…
Nel 2007 avuto una forte conversione andando a messa in Duomo a Terni e da quel giorno fino al 2014 ho sempre cercato un compromesso tra i miei desideri e la fede. Poi Dio ci ha messo lo zampino e mi ha fatto capire con fatti determinati che non voleva che facessi questa vita. Oggi, dopo anche alcune cadute, vivo una vita casta da qualche anno e ho rinunciato alla pratica omosessuale. Sono andato a “sbattere” alcune volte. Ed è lì che il soprannaturale ha fatto irruzione. Questa rinuncia per lui è stata la svolta. 

Conosce l’apostolato di preghiera di Courage?
No.

Oggi lei si definisce omosessuale?
Essenzialmente si, ma rifiuto le occasioni. Ho capito che Dio vuole questo da me, non sono diventato eterosessuale, ma quando andavo a Nuova Proposta, l’omosessualità veniva ammessa come una ricchezza. Questo poteva aiutare chi la viveva come un problema, ma io questa ricchezza l’ho vissuta quando ho rinunciato a viverla sessualmente e allora ho visto una luce cristiana.

Chi la aiuta in questo cammino di castità?
La preghiera. Sono stato diverse volte a Medjugorie che mi ha aiutato molto per la fede. 

Una curiosità, lei ha parlato di aver frequentato il duomo di Terni. Che cosa pensa del contestato affresco voluto dal vescovo Paglia?
Quando lo guardo mi giro dall’altra parte. La presenza di quegli angeli pelati mi dà una sensazione opposta a quella che dovrebbe trasmettere l’arte sacra. Nell’arte ad essere pelati sono i demoni solitamente e tutto questo mi urta. 

Crede che esista una lobby gay nella Chiesa?
Credo che esista una lobby più forte che vuole distruggere la Chiesa dal di dentro servendosi degli omosessuali. I gay presi singolarmente sono fragili, non avrebbero da soli questa potenza. 

E secondo lei la Chiesa deve fare di più per gli omosessuali o ha già espresso nella verità della dottrina il cammino da percorrere?
Secondo me il problema non è la Chiesa. Il Catechismo infatti, sull’omosessualità è chiaro, e Dio mi ha portato a quelle conclusioni. Però è vero che quando lo leggevo mi sembrava difficile accontentarmi di un rapporto di amicizia disinteressato, ma è stato un percorso lungo. Io credo che il problema sia sociale perché è la società che va in direzione opposta. La Chiesa ha le sue colpe perché non è più unita. Vedo lo sbandamento quando sento di conoscenti che confessano peccati di natura sessuale e il confessore dice che non sono peccati. Invece la confessione frequente e la Messa quotidiana sono state la mia salvezza.

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