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PRIVACY

Internet messa a nudo. Un invito alla prudenza

Un hacker ha diffuso foto private di dive nude, fra cui Jennifer Lawrence, Kirsten Dunst, Rihanna, Kate Upton, Hillary Duff. Le ha rubate direttamente dai loro cellulari, grazie a iCloud, la "nuvola" virtuale di Apple. Ma ci sono due buone notizie: i giornalisti che non hanno pubblicato le foto e un allarme sulla sicurezza informatica che non passerà inosservato.

Politica 05_09_2014
La "nuvola" bucata

Un rapporto Censis di circa un anno fa lo disse con molta chiarezza: otto italiani su dieci non si fidano della Rete e temono truffe e violazioni della privacy online.

La vulnerabilità dei nostri dati che finiscono nel "mare magnum" della Rete si conferma ciclicamente in occasione di episodi spiacevoli come quello che ha visto coinvolta Jennifer Lawrence, l'attrice premio Oscar per Il lato positivo, protagonista di altri film di successo come American Hustle e Hunger Games. Un hacker ha sottratto sessanta foto e video osé dal suo cellulare, accedendo tramite l'account di iCloud, l'archivio virtuale di Apple, e le ha pubblicate sul portale internet 4chan e su altri social media come Twitter e Reddit. Nel mirino dell'hacker sono finite altre 101 star, tra cui Kim Kardashian, la popstar Rihanna, la top model Kate Upton, Hillary Duff e Kirsten Dunst, la fidanzata di Spiderman: tutte donne, ritratte nude o seminude.

La Apple ha avviato un'inchiesta interna per capire se, e in che modo, il suo servizio di iCloud, vale a dire il sistema della Apple che permette di archiviare dati e foto online, sia stato violato. Pare che la falla si sia aperta nell'applicazione "Trova il mio iPhone", in grado di rintracciare il dispositivo rubato. Lì si sarebbe inserito l'hacker autore del furto di quegli scatti, che si fa chiamare BluntMastermind. La Lawrence ha ovviamente fatto partire la denuncia e subito si è messa in azione l'Fbi per indagare sulla violazione informatica e il rilascio illegale di materiale che coinvolge personaggi di alto profilo. La violazione della privacy è eclatante. Scatti di vita privatissima e intima di qualsiasi individuo, anche Vip, non possono essere in alcun modo pubblicati senza il suo consenso. Il principio è stato riaffermato con efficacia due anni fa negli Usa, dove il pirata informatico Christopher Chaney è stato condannato a dieci anni di carcere per aver rubato foto nude dagli account di cinquanta star, tra cui Scarlett Johansson e Christina Aguilera. Ma evidentemente non è bastato come deterrente.

Eppure si registrano in questa vicenda dei giorni scorsi anche alcuni gesti incoraggianti. Il noto blogger statunitense Perez Hilton ha rimosso le fotografie che in un primo momento aveva "postato" e si è scusato dicendo di aver agito d'impulso. Insigni giornalisti dell'Indipendent come Lucy Hunter Johnston hanno condannato l'episodio invitando l'opinione pubblica a non cedere al voyeurismo e a non guardare quegli scatti privatissimi: «Noi non abbiamo diritto di vedere le immagini di Jennifer Lawrence nuda. Non siamo padroni del suo corpo». Dello stesso tenore la reazione di Van Badham, commentatrice del Guardian: «Se cliccate sulle sue foto rubate perpetuerete l'abuso di cui è stata vittima». Ma dietro l'ultimo attacco hacker potrebbero nascondersi precisi obiettivi commerciali. Il 9 settembre la Apple presenterà il nuovo iPhone e questa vicenda non rappresenta certo un buon biglietto da visita per quell'azienda, ora alle prese con evidenti difficoltà d'immagine e reputazione. È possibile che qualcuno abbia voluto danneggiare la Apple, ma è ancora presto per dirlo, visto che le indagini non hanno sin qui prodotto novità risolutive e chiarificatrici.

C'è però un risvolto positivo della vicenda: si è finalmente capito che la sicurezza delle tecnologie sofisticate non è assoluta. La privacy è sempre in bilico, anche per colpa nostra: quando ci si iscrive a diversi servizi online, bisognerebbe avere l'accortezza di non usare la stessa password, magari ricavabile dalle nostre generalità o dalla nostra data di nascita. Poi gli operatori ci mettono del loro, non conservando le password in database cifrati correttamente. Forse le legislazioni nazionali dovrebbero essere più garantiste e incisive da questo punto di vista e stimolare il potenziamento delle misure di sicurezza. I dati personali sono troppo importanti e la tutela della privacy di ciascuno di noi non può essere appesa al filo sottile delle innovazioni tecnologiche e, in questo caso, di una "nuvola" (cloud). La sicurezza in Internet è questione delicata e anche i giornalisti, dal canto loro, possono fare la loro parte, rispettando i codici deontologici che consentono di bilanciare la difesa della riservatezza con il diritto all'informazione. Pubblicare notizie e foto riservate, anche se riguardano Vip, quindi personaggi noti e di interesse pubblico, non è lecito quando finisce per violare altri principi sacrosanti come l'inviolabilità del domicilio. Se queste violazioni avvengono in Rete, la loro potenzialità lesiva si amplifica perché i motori di ricerca rendono pressoché perpetua e incontrollabile la diffusione di quei dati.

Ecco perché la prudenza online non è mai troppa. Le foto rubate nei giorni scorsi erano state addirittura cancellate dagli iPhone di alcune delle vittime, ma l'hacker le ha scovate nei meandri della Rete e le ha riportate a galla. Il che la dice lunga sui misteri di iCloud e sui rischi per gli internauti.