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L'EDITORIALE

Indignate a corrente alternata

Apre domani a Milano la fiera del sesso per eccellenza, il Mi Sex, dove il corpo femminile è
solo merce. Come mai chi dice di voler difendere
la dignità delle donne non scende in piazza?
- Donne, dove siete?, di R. Frullone

Editoriali 07_04_2011

 

In quanto esemplare umano di sesso femminile, per di più con l'aggravante di essere giornalista, sono in grado di emettere pareri, il più delle volte non richiesti, pressoché su qualsiasi argomento. Lo so, conosco me stessa e le mie simili, siamo fatte così.

Non ho avuto più dubbi sulla natura delle donne quando ho generato anche due esemplari della mia stessa specie (oltre a due dell'altra, quella maschile): due esserini che appena in grado di tenersi in piedi si sono messe a rilasciare consigli, con la stessa frequenza con cui i loro fratelli facevano opportune domande.

La notizia che l'8 aprile a Milano apre la fiera della pornografia però mi lascia del tutto sguarnita di pareri. Come se leggessi di un convegno sull'endoscopia o sull'entomologia. Che vuoi che dica? Praticamente non so neanche che sono. E sì che riesco a dire la mia sulle partite di calcio, dopo averne visti due minuti, giusto il tempo di capire in che direzione devono correre quelli che tifa mio marito; su guerre che neanche so collocare geograficamente; sulla politica energetica del paese o sulla crisi finanziaria, pur avendo giusto orecchiato qualche termine tecnico dando un'occhiata a un editoriale.

La pornografia però mi è estranea, non la capisco, non so che dire. Trovo i corpi nudi esposti eccitanti come quarti di bue, come mozzarelle di bufala. Zero. Potrei parlare per ore dell'attrazione tra un uomo e una donna, e anche tra due corpi, ma so che si tratta di un mistero. E sono d'accordo con Flaiano che dice che “la pornografia è noiosa perché fa del pettegolezzo su un mistero”.

Eppure capisco che gli uomini anche in questo sono diversi da noi, il loro modo di vivere la sessualità è molto legato alla vista, quanto quello delle donne al cervello, la nostra vera zona erogena. E' normale, è così, e non c'è niente da scandalizzarsi. Questa è la realtà.
D'altra parte ci sono tanti ambiti in cui i maschi mi sembrano creature dal funzionamento misterioso: può ragionevolmente uno appassionarsi più al numero di valvole di un'auto che al suo colore? Può uno appassionarsi a un inutile inseguimento e poi cambiare canale proprio quando lei piange disperata per il perduto amore? Può uno trovare stimolante la risoluzione di un problema del computer? Non è meglio prendere un libro e giacere sul divano con della cioccolata in attesa che il computer torni di sua iniziativa a funzionare? Mi sono rassegnata, non c'è niente da capire, sono fatti così e non cerco più di spiegarmeli, gli uomini.

Quello che invece vorrei spiegarmi ma proprio non ci riesco, è: perché i moralizzatori dei costumi non scendono in piazza per difendere le loro caste pupille dalla fiera del porno?
Perché la loro indignazione va a momenti?
Perché il 13 febbraio c'è stata una manifestazione in piazza e domani no?
A chi dice che non era solo contro i festini a sfondo sessuale, chiederei: perché manifestare contro chi si sarebbe guadagnato una carriera politica attraverso favori sessuali e non contro chi vi accede per ragioni di parentela,  di lobby affaristiche, di organizzazioni più o meno trasparenti, di gruppi di potere?

La risposta è chiara, perché la manifestazione del 13 era in realtà una manifestazione politica. Legittima, ci mancherebbe. Ma forse più onesta se dichiarata. La cosa che proprio non riesco a capire, poi, è tutta la polemica sull'uso del corpo delle donne. Ci sono donne che liberamente decidono di usare il loro corpo, di vendersi in vari modi, ma è un "diritto" che le donne si sono conquistate grazie alle battaglie femministe delle  proprie madri o sorelle maggiori. Quelle stesse che hanno lottato perché la sessualità fosse svincolata dalla procreazione, grazie alla contraccezione e casomai all'aborto (quello sì una vera offesa al corpo della donna, oltre che del bambino). Scandalizzarsi delle conseguenze senza guardare alle cause è poco saggio.

Mi dispiace molto per queste donne. Quanto all'indignazione, è una funzione per la quale purtroppo non sono programmata: devo avere un blocco. Mi basta guardarmi allo specchio per farmi venire da ridere all'idea di bacchettare qualcuno. Le tracce del male le vedo in quel mistero che sono a me stessa, e se non lo metto in atto tutto, quel male, è solo perché forse Qualcuno mi tiene una mano sulla testa. L'indignazione per un modo non armonioso di vivere la sessualità, poi, chiedetela a qualcun altro, non a un cattolico. Chi è cattolico può guardare con serenità al proprio verminaio interno, e anche a quello altrui, perché sa che Dio si è fatto uomo ed è morto proprio per questo.

 

* scrittrice, giornalista RAI, autrice di "Sposati e sii sottomessa";