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Induismo

In vigore nel Karnataka una dura legge anticonversione

La legge approvata prevede pene molto severe per i colpevoli di conversioni forzate e colpisce soprattutto i cristiani accusati ingiustamente di convertire con l’inganno

    

Anche la Camera Alta dello stato indiano del Karnataka, governato dal partito nazionalista indù Bjp, ha approvato il 16 settembre la legge contro le cosiddette conversioni forzate, già discussa e approvata lo scorso dicembre dall’Assemblea legislativa. Le maggiori forze all’opposizione avevano espresso voto contrario in tutte e due le occasioni sostenendo che questa legge anticonversione viola la libertà di religione che la costituzione sancisce. Il governo nell’intervallo di tempo tra le due votazioni aveva emanato d’urgenza un ordine esecutivo per fermare le conversioni forzate di cui vengono ingiustamente incolpati i cristiani sostenendo che usano l’inganno e la forza per indurre gli indù ad abbracciare la loro fede. La legge appena varata è particolarmente severa, più di altre adottate da altri stati indiani. Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians ha spiegato all’agenzia di stampa AsiaNews che la legge contiene clausole tali da terrorizzare i cristiani: “non solo la persona coinvolta, ma anche i suoi genitori, i fratelli o sorelle, qualsiasi altra persona legata da vincoli di sangue o anche solo collegata, può presentare una denuncia di conversione forzata, lasciando così spazio per molestare chiunque senza motivo o ragione. E la pena prevista è peggiore di quella di un assassino: reclusione per un periodo di tre anni, estendibile fino a cinque, con una multa di 25mila rupie. E in caso di conversione di un minore, di una donna o di una persona appartenente alle caste svantaggiate la pena può salire anche fino a 10 anni”. Inoltre le condizioni poste per esercitare il diritto di cambiare religione sono vessatorie: “ia l’interessato sia il ministro di culto che accoglie la conversione devono notificarla con un apposito modulo almeno 30 giorni prima al Magistrato distrettuale che ne darà notizia su una bacheca, chiedendo eventuali obiezioni. E anche una volta avvenuta la conversione l’interessato dovrà compilare un nuovo modulo ed entro 21 giorni verrà convocato per accertare la sua identità e confermare il contenuto della dichiarazione”. Per di più spetta alla persona denunciata l'onere di dimostrare se la conversione sia stata effettuata o meno con false dichiarazioni, uso della forza, influenza indebita, coercizione, promesse allettanti o con qualsiasi mezzo fraudolento”.