In un cimitero di Giava sono state profanate 11 tombe cristiane
Non si conosce ancora il movente degli atti vandalici commessi sulle tome cristiane in un cimitero di Giava. Forse è una manovra per screditare il presidente Widodo agli occhi dei cristiani
Nell’isola di Giava, in Indonesia, la polizia di Magelang sta indagando sulla profanazione di 11 tombe cristiane nel cimitero pubblico. L’atto vandalico è stato scoperto il 2 gennaio. Tutte le croci che adornavano le tombe sono state distrutte: divelte quelle di legno, fatte a pezzi a martellate quelle di pietra. La polizia locale sostiene che è la prima volta che si verifica un fatto del genere in quel cimitero. La polizia locale ritiene che non si tratti di un atto di intolleranza religiosa perché anche una dodicesima tomba è stata danneggiata pur essendo islamica. Inoltre gran parte delle tombe sono vecchie e questo, secondo il capo della polizia di Magelang, Kristanto Yoga Darmawan, confermerebbe che gli autori non hanno agito per motivi di razza, etnia o religione. Tuttavia potrebbe trattarsi – riporta l’agenzia di stampa AsiaNews nel dare la notizia – di una manovra per creare malcontento nei cristiani (circa il 10% della popolazione) e minare ai loro occhi la credibilità del presidente Joko Widodo che si è ricandidato per un secondo mandato alle prossime presidenziali di aprile e che ha i suoi maggiori avversari negli islamisti che lo accusano di essere anti-islamico, gli rimproverano di provenire da una famiglia comunista e lo accusano di favorire interessi stranieri, in particolare di favorire le potenti minoranze cinesi. Per rompere il fronte islamista, il presidente Widodo, a sorpresa, ha scelto come suo vicepresidente, in caso di riconferma, Kiwi Hajj Ma’ruf Amin, capo del Consiglio degli ulema indonesiano, “una figura religiosa saggia”, secondo la definizione del presidente.