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ELEZIONI

In Spagna vince Vox. Non è il fantasma di Franco, ma la reazione al laicismo

La Spagna ha votato per la quarta volta in quattro anni. I Socialisti di Sanchez perdono ancora terreno e non potranno formare un governo di minoranza. Perdono anche Ciudadanos (liberali) e Podemos (estrema sinistra), mentre crescono lievemente i Popolari. Ma l'unico partito veramente vincitore di queste elezioni è Vox, che raddoppia il numero dei suoi deputati. Descritto dai media come "estrema destra", è invece un partito ben ancorato sui valori non negoziabili che i Popolari stanno trascurando. Ed è fermamente opposto al secessionismo catalano. Quindi viene votato da sempre più spagnoli, nel nome dell'unità e dei valori non negoziabili di vita e famiglia. 

Esteri 11_11_2019
Santiago Abascal (leader di Vox) al voto

La Spagna ha votato, ancora una volta, la quarta nel corso degli ultimi 4 anni. Per la seconda volta consecutiva, il leader socialista Sanchez non ha raccolto nelle urne quella maggioranza che sperava per poter governare da solo. I Socialisti perdono e passano da 123 deputati a 120, rimangono il primo partito ma senza alcuna possibilità di trovare una maggioranza di sinistra in parlamento.

Il vincitore è Vox: più che raddoppiati i deputi, da 24 a 52. Il partito accusato di essere l’estrema destra, ma che in realtà ha raccolto i frutti della coerenza sui quei valori non negoziabili tanto cari ai cattolici spagnoli. I Popolari crescono e passano da 66 deputati a 87. Sconfitti sia l’estrema sinistra di Podemos (da 42 a 35) sia i liberali di Ciudadanos che pagano gravemente le ambiguità del suo leader che, persino in campagna elettorale, aveva aperto ad un Governo istituzionale con i Socialisti. Gli alleati spagnoli di Macron passano da 57 deputati a 10, un vero tracollo. La Spagna esce dall’appuntamento elettorale con una geografia politica cambiata, un centro destra con rapporti di forza diversi, ma gli stessi problemi di 6 mesi orsono, ovvero la necessità di un governo istituzionale o una coalizione bi-partisan che possa guidare il paese in vista… di prossime elezioni.

A sette mesi dalle elezioni europee, mentre la nuova Commissione è ancora in stand-by e si trova ancora ‘monca’ di tre commissari, la vecchia Commissione in carica è presieduta dal Vice Presidente Timmermans ed in diversi nuovi Governi nazionali si trovano in gran difficoltà ancor prima di iniziare il proprio mandato. In Austria non c’è ancora pieno accordo tra Popolari e Verdi; in Portogallo il programma del Governo di minoranza socialista ha raccolto critiche feroci per il suo irrealismo, da parte di tutta l’opinione pubblica, partiti e persino dal Presidente della Repubblica. In Romania solo nei giorni scorsi una maggioranza risicata di centrodestra ha dato la fiducia al nuovo governo  e in Italia viviamo in perenne campagna elettorale all’interno del governo e tra governo ed opposizione. Ieri, domenica 10 Novembre, le ennesime elezioni in Spagna erano fortemente volute dal premier (minoritario) socialista Sanchez. Si era già votato lo scorso 29 Aprile, ne era uscito un Partito Socialista senza maggioranza che, invece di saldare una coalizione con la sinistra populista di Podemos, ha preferito sciogliere le camere e ritornare al voto.

Se la primavera scorsa Sanchez appariva uno dei più brillanti leader europei, già nelle settimane precedenti al voto novembrino, il suo ruolo internazionale era scomparso. Gli avvenimenti succedutisi infatti da settembre hanno eroso la credibilità di un leader socialista che avrebbe voluto presentarsi tanto all’estero, quanto nel proprio paese, come ‘moderato’. Sanchez ha dapprima forzato ogni decisione per ‘esumare e traslare’ la salma di Francisco Franco dall'Abbazia benedettina della Valle de los Cajdos, meta non solo di pellegrinaggi delle destre, ma soprattutto luogo in cui moltissimi spagnoli amavano recarsi a pregare per far memoria della ecatombe provocata dai rossi comunisti ed anarchici contro migliaia di preti, suore e credenti. Il processo e le condanne per le dimostrazioni e i moti ‘indipendentisti catalani’, insieme alla sostanziale ambiguità tenuta da Sanchez e dal Governo Socialista verso i partiti indipendentisti della regione, così come la poca fermezza dimostrata contro i vandali distruttori durante le dimostrazioni delle ultime settimane a Barcellona, hanno ulteriormente polarizzato gli elettori spagnoli. Parliamoci chiaro, 4 elezioni politiche in 4 anni, sfiancherebbero qualunque cittadino modello, lo stress elettorale e soprattutto l’incapacità dimostrata da Sanchez nell’ultimo anno di governare il paese e formare una coalizione di sinistra, insieme all'ambiguità sui principi non negoziabili dimostrata dal PPE del giovane Casado, hanno spinto moltissimi spagnoli moderati a votare e far crescere Vox, partito identitario e molto coerente sui temi della vita umana, famiglia e libertà di educazione.

La tendenza a ‘premiare’ Vox si era già evidenziata nella scorsa settimana, quando l’unico vincitore dei dibattiti televisivi dei cinque leader dei partiti maggiori, l’unico vincitore di gran lunga preferito dal pubblico era stato Santiago Abascal, attaccato da tutti ma vincente per il pubblico televisivo. Difficile che i perdenti socialisti e il loro leader possano formare il prossimo governo senza avere una reale possibilità di avere alle sue spalle una maggioranza. Più facile una coalizione Popolari-Socialisti con un Premier indipendente e un programma di riforme strutturali, soluzione probabile e che però lascerà spazio ulteriore a Vox di crescere e a Podemos di recuperare forze a scapito degli stessi socialisti.

Ulteriore e finale parola sul voto: classificare Vox e i suoi elettori come destra estremista è falso e sbagliato. Falso perché coloro che difendono e promuovono i valori non negoziabili, possono essere certo criticati, ma non per questo è appropriato definir destra estrema una forza politica che difende la vita e non l’aborto, la famiglia e il matrimonio e non le coppie gay, l’educazione e i diritti dei genitori invece della ideologia gender. Si è dimostrato sbagliato perché crescono di molto degli elettori cattolici e nazionalisti (che difendono l’unità della Spagna dalle tentazioni violente dei catalani), la gran parte degli elettori di Vox vengono dalla file dei Popolari e sono stati delusi dalle incoerenze di Casado. Per capire i flussi elettorali in Spagna, soprattutto ciò che sta accadendo in quest’ultimo anno, si dovrebbe guardare al decennio scorso, quel tentativo maldestro ma poderoso con cui Zapatero ha minato la società civile spagnola, tentando di recidere le radici cattoliche del popolo. Dopo dieci anni, la reazione a quell’ ingiusto e incivile esperimento di ‘ingegneria sociale’ si chiama Vox. Ora la vera decisione spetterà al leader Popolare Casado, vorrà consolidare il centro destra e presentarlo unito nella richiesta di Governo istituzionale o preferirà giocarsi da solo l’accordo con Sanchez? Un fatto e certo, una destra conservatrice e dai forti valori è sorta e si è consolidata in Spagna, se ne prenda atto. Non sono i fantasmi del Generale Franco, ma le ambiguità sull’unità nazionale dei Socialisti e le timidezze sui valori non negoziabili dei Popolari a far crescere Vox.