In Polonia e a Ginevra risorge la dignità della vita
Giovedì 22 pomeriggio la Corte Costituzionale polacca ha emesso una storica sentenza, contro gli aborti eugenetici. Protestano le istituzioni europee, i grandi giornali e le associazioni per i diritti umani. Ma intanto la Polonia, in controtendenza, non è sola: a Ginevra, Usa, Brasile, Egitto, Ungheria e Indonesia insieme ad altri 28 Paesi hanno siglato il "Patto per la vita"
Una settimana positiva per la vita umana del concepito, grazie alla protezione di San Giovanni Paolo II, di miracoli ne sono capitati. Il tribunale polacco giudica l'aborto, a causa di difetti fetali, incostituzionale.
Giovedì 22 pomeriggio la Corte Costituzionale polacca ha emesso una storica sentenza, emblematica contro gli aborti eugenetici dei bimbi concepiti. Questa decisione abroga la disposizione della legge polacca del 1993 che, fino ad ora, permetteva l'aborto quando "esami prenatali o altri dati medici indicano un'alta probabilità di grave e irreversibile invalidità del feto o di una malattia incurabile e pericolosa per la vita". Gli aborti eugenetici in Polonia costituiscono la maggior parte dei 1.000-2.000 aborti praticati ogni anno, la maggior parte dei quali riguarda principalmente i bambini con la sindrome di Down. La Corte ha anche stabilito che il governo polacco deve fare di più per sostenere i bambini malati o disabili e le loro famiglie. Dopo l'entrata in vigore della nuova decisione, l'aborto in Polonia sarà consentito solo se la gravidanza è il risultato di un crimine come l'incesto o lo stupro, o minaccia la vita o la salute della donna. La sentenza del Tribunale Costituzionale è stata emessa dopo che l'anno scorso un gruppo di deputati conservatori di vari partiti aveva chiesto regole più severe sull'aborto. "Il semplice fatto di una menomazione fetale o di una malattia incurabile non può decidere l'interruzione di gravidanza dal punto di vista costituzionale", ha detto il giudice del Tribunale costituzionale Justyn Piskorski dopo la decisione. Varie proposte popolari, sostenute da centiaia di migliaia di cittadini, giacciono da anni in Parlamento e molti auspicano che, dopo la Sentenza di giovedì, Deputati e Senatori di tutti i partiti si decidano, dopo il passo falso dell’aprile scorso, ad ascoltare il desiderio del popolo polacco in favore della vita umana dal concepimento.
Ovviamente la gran cassa dei giornaloni internazionali (ad esempio qui , qui e qui) dalla notte di Giovedì 23 e per tutto Venerdì 24 non ha fatto altro che stigmatizzare la “orribile decisione” polacca, marce di protesta (lautamente finanziate da soliti filantropi) si sono svolte sin dalla notte di giovedì, proteste ufficiali di Amnesty International, Human Rights Watch e Center for Reproductive Rights non sono mancati per marcare la “crudele decisione”. La più stravagante e preoccupante protesta è giunta dal Commissario Europeo dei Diritti Umani Dunja Mijatovic che ha descritto la decisione della Corte Costituzionale polacca, uno dei 47 Paesi del Consiglio di Europa che le paga lo stipendio per difendere Diritti Umani, Democrazia e Stato di Dirittto, con queste parole: “Rimuovere le basi per quasi tutti gli aborti legali in Polonia equivale a un divieto e viola i diritti umani. La sentenza odierna della Corte costituzionale significa aborti clandestini/all'estero per coloro che possono permetterselo e un calvario ancora maggiore per tutti gli altri”. Come l’Europa possa mantenere in carica un Commissario dei Diritti Umani che non rispetta lo Stato di Diritto, disconosce i fondamenti dei diritti umani internazionali e giustifichi gli aborti eugenetici, è un grave mistero. Si però comprende il silenzio colpevole che ha coperto la notizia sconvolgente dell’eugenetica di Stato della Danimarca nei confronti dei bimbi down. Meglio comprendiamo il sostegno dei mass media alla recente richiesta di liberalizzazione dell’aborto in Finlandia e le pressioni per liberalizzarlo a Malta.
Mentre istituzioni, movimenti e filantropi europei inneggiano al genocidio degli infanti, lo scorso 22 ottobre in Slovacchia (per un solo voto di scarto e con ben 8 deputati pro life assenti per Covid) si è posticipata di soli sei mesi la riforma restrittiva della legge sull’aborto e, a Ginevra, gli Usa, Brasile, Egitto, Ungheria ed Indonesia insieme ad altri 28 Paesi del mondo hanno presentato e sancito un ‘patto per la vita’ alle Nazioni Unite (The Geneva Consensus Declaration) . Nel testo si afferma l’impegno comune ed il reciproco sostegno nei consessi internazionali e con iniziative bilaterali per : “sostenere i diritti delle donne… la dignità umana dal concepimento alla morte naturale… la lotta all’aborto… il ruolo della famiglia come cellula fondamentale della società… l’importanza della autorità ed autonomia degli Stati nazionali”. Ci sono segnali che la dignità umana risorga anche in questi tempi bui.