In Ohio sarà aborto illimitato, ai pro life serve una strategia
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Cocente sconfitta per i pro life americani in Ohio, dove il referendum per l'aborto illimitato passa con il 56% dei voti. I pro life devono riflettere e cambiare radicalmente strategia.
Nelle votazioni che si sono svolte martedì 7 novembre negli Usa, in particolare in Ohio per il referendum sulla introduzione della salvaguardia costituzionale di aborto illimitato, diritti riproduttivi e legalizzazione della cannabis, dove gli abortisti hanno vinto 56.6% a 43.4%, in Kentucky e Mississippi per elezione del Governatore, in Virginia e New Jersey per elezione dei parlamentari statali e Pennsylvania per quella di un giudice della Corte Suprema statale, gli abortisti hanno vinto con ampio margine addirittura insperato.
Lo avevamo già scritto in occasione dei cinque referendum pro aborto vinti dagli abortisti lo scorso anno, dopo che i candidati Repubblicani e movimenti pro-life avevano subito ampie sconfitte sul tema del diritto alla vita, lo ribadiamo oggi: se si vuole vincere, si devono rafforzare le regole di trasparenza e cambiare radicalmente la strategia elettorale dei candidati, movimenti, finanziatori e chiese.
Le elezioni erano attese da entrambi gli schieramenti ma, ammettiamolo, la parte Repubblicana nutriva molte speranze di vittoria nel referendum dell’Ohio, nelle elezioni legislative in Virginia e New Jersey, invece miseramente perse, nella conferma del proprio Governatore pro life Tate Reeves in Mississippi e nella possibile conquista del Kentucky, dove il parlamento è repubblicano e pro life ma il Governatore Democratico uscente e abortista Andy Beshear è stato confermato. Inoltre, a segnare uno dei giorni più neri per i pro life degli Stati Uniti, la vittoria di un ennesimo abortista, il giudice Dan McCaffery alla Corte Suprema della Pennsylvania.
Se l’Ohio, uno degli stati dove i repubblicani mietono da sempre più consensi e dove lo stesso Trump ha una solidissima base di consensi, può soccombere ai tranelli e alle mistificazioni degli attivisti dell’aborto, allora nessuno stato repubblicano è al sicuro. L’aborto fino alla nascita, l’erosione dei diritti dei genitori e tutta una serie di altri orrori e libertine depravazioni che abbiamo descritto in precedenza, sono sanciti dalla Costituzione dell’Ohio dopo che martedì la maggioranza degli elettori ha approvato l’emendamento costituzionale proposto dagli abortisti.
Grazie alle decine di milioni di dollari investiti per ingannare gli elettori su cosa significhi realmente «ogni individuo ha il diritto» di porre fine alla vita nel grembo materno e altre «decisioni riproduttive» e grazie al blitz della pubblicità massiccia degli ultimi giorni di manifesti pubblicitari che distorcevano il Vangelo con messaggi pro abortisti, tutto cambierà radicalmente e permanentemente in Ohio. In Ohio la maggioranza dell’intero parlamento, Camera e Senato è repubblicana, così come lo sono sia il governatore sia il procuratore generale e nessuna di queste tre istituzioni accetterebbe mai di firmare un provvedimento a favore dell’aborto illimitato per tutti.
È importante che gli elettori di ogni stato comprendano che i Democratici, l’industria dell’aborto, molti plutocrati malthusiani americani ma anche europei, vogliono legalizzare ovunque nel mondo l’uccisione dei bambini sino al nono mese. Se è vero che la maggioranza degli adulti statunitensi rifiuta la liberalizzazione dell’aborto sino al nono mese, è anche vero che molti americani capiscono che gli eufemistici appelli dei democratici a favore dei «diritti riproduttivi» sempre e per tutti, significhino in realtà proprio l’aborto libero, sempre e comunque. La strategia della confusione di linguaggio, con la complicità dei mass media, maschera queste menzogne.
L’esempio dell’Ohio è chiarissimo: nelle settimane precedenti al voto del “Quesito n.1”, la maggioranza degli abitanti dell'Ohio si era dichiarata contraria all'aborto illimitato sino alla nascita; tuttavia, il voto di martedì dimostra come quegli stessi elettori non hanno compreso chiaramente il pericolo della proposta abortista nell’emendamento costituzionale che è stato approvato. Dunque, oltre ad una urgente riflessione e permanente campagna educativa sui principi non negoziabili da parte di Vescovi cattolici, leaders cristiani e di altre religioni, uomini di buon senso e politici, gli stati ancor oggi controllati dai repubblicani dovrebbero rafforzare il loro processo di emendabilità costituzionale, elevando la soglia di validità delle proposte, dei votanti al referendum e della maggioranza per l’approvazione, prima che l’armata omicida degli abortisti prenda di mira i loro stati.
Non solo, a livello federale ma anche nei singoli stati si dovrebbe inserire una norma cogente che vieti a finanziatori esteri di sostenere direttamente o indirettamente l’abolizione o l’introduzione di norme e leggi statali e federali. In ogni caso, la proposta che venisse messa al voto dovrebbe essere molto più chiara di quella dell’Ohio che, come ha ammesso persino il New York Times (anche se in ritardo), lasci ampissime discrezionalità nelle interpretazioni di molti dei termini inclusi nel testo e che porteranno inevitabilmente a una moltitudine di decisioni dannose per uomini, donne, famiglie e bambini. Non ci possono essere confusioni né diverse interpretazioni sui termini e sul testo sottoposto in votazione per evitare la tirannia della magistratura abortista.
Dalla Sentenza della Corte Suprema Dobbs del 2022, l’aborto è diventata una delle questioni cruciali in ogni appuntamento elettorale americano, i Repubblicani ed i loro finanziatori prendano una posizione univoca e seria, seguano i Vescovi cattolici che sono contrari in assoluto all’aborto, pur apprezzando la giusta direzione di un possibile divieto federale oltre le 15 settimane. È vero che i sondaggi danno Trump in vantaggio del 4% contro Biden nel 2024, ma alla prova del voto anche di martedì 7 novembre, la speranza delle industrie abortiste, dei Democratici e di Biden è più che giustificata.