In memoria dei sacerdoti uccisi in Rwanda nel 1994
Nei cento giorni del 1994, tra le vittime del genocidio dei Tutsi vi furono anche centinaia di sacerdoti e di religiosi
Ogni anno nella quarta domenica di Pasqua ricorre la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. Nel 2024, alla sua 61a edizione, la celebrazione cade pertanto domenica 21 aprile. In ogni diocesi della Terra si ricordano in questo giorno le parole di Gesù rivolte ai discepoli, come le riporta il Vangelo di Luca (10,1-20): “La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe. Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi”. In questa giornata merita ricordare quelli, tra coloro che alla chiamata del Signore hanno risposto “Eccomi”, che hanno perso la vita, uccisi per odio religioso o per essere rimasti, in contesti segnati dalla violenza, accanto ai fedeli loro affidati, condividendone la sorte. In particolare, quest’anno, nel 30° anniversario del genocidio dei Tutsi, si ricordino i sacerdoti morti in Rwanda nel 1994, nei cento giorni, a partire dal 7 aprile 1994, durante i quali furono uccise da 800mila a oltre un milione di persone: 1.074.017, stando alle stime governative ufficiali, il 93,7% delle quali di etnia Tutsi e le rimanenti di etnia Hutu. Secondo la ricostruzione fatta dall’agenzia di stampa Fides, in quei terribili giorni morirono in Rwanda di morte violenta tre vescovi e 103 sacerdoti, 100 dei quali diocesani di tutte e nove le diocesi del Paese, e tre padri gesuiti. Inoltre furono uccisi 47 fratelli di sette istituti (29 Giuseppini, 2 Francescani, 6 Maristi, 4 Fratelli della Santa Croce, 3 Fratelli della Misericordia, 2 Benedettini e 1 Fratello della Carità), 65 religiose appartenenti a 11 istituti (18 suore Benebikira, 13 suore del Buon Pastore, 11 suore Bizeramariya, 8 suore Benedettine, 6 suore dell’Assunzione, 2 suore della Carità di Namur, 2 domenicane Missionarie d’Africa, 2 Figlie della Carità, 1 rispettivamente delle Ausiliatrici, di Notre Dame du Bon Conseil e delle Piccole sorelle di Gesù), e almeno 30 laiche di vita consacrata di tre istituti (20 Ausiliarie dell’Apostolato, 8 dell’istituto “Vita et Pax” e 2 dell’istituto San Bonifacio). In totale si calcolano 248 vittime tra il personale ecclesiastico inclusi una quindicina di morti per maltrattamenti, mancanza di cure e scomparsi, da considerare uccisi poiché non hanno più dato notizia di sé. Fides precisa che l’elenco compilato è senza dubbio ancora incompleto.