IL PATRIARCA CALDEO BENEDICE NAZARAT
"In Iraq in corso una diaspora del popolo cristiano"
Il patriarca caldeo Louis Raphaël I Sako benedice le veglie del comitato Nazarat che si svolgeranno in molte città italiane per sensibilizzare contro la persecuzione in atto in Iraq contro i cristiani. "Siamo di fronte ad una diaspora del popolo cristiano".
Libertà religiosa
19_05_2017
Un gesto che “mette insieme fede, speranza e carità, nelle piazze piuttosto che nel chiuso delle sacrestie con un deciso impeto missionario di testimoniare al mondo la fede”: con queste parole monsignor Louis Raphaël I Sako, Patriarca di Babilonia dei Caldei, saluta il Comitato Nazarat per i cristiani perseguitati, promotore della preghiera in piazza ogni 20 del mese in varie città d’Italia e non solo (clicca qui per consultare il calendario e le città). Il messaggio è contenuto in una lettera che il Patriarca ha inviato l’8 maggio da Baghdad al riminese Marco Ferrini, coordinatore dei gruppi di preghiera.
Nel testo, Sako benedice i “carissimi fratelli del Comitato Nazarat”, esprime “la mia gratitudine per questa iniziativa, a cui si accompagna la mia preghiera” e invita a continuare “con questa Vostra iniziativa che è il modo di stare di fronte alla realtà con lo sguardo di Cristo”.
Significativo quanto afferma il Patriarca circa la situazione attuale: “La Chiesa Caldea in Iraq è diventata un piccolo gregge ma resta viva, aperta, capace di aiutare poveri e sfollati senza badare alla fede professata o all’etnia di appartenenza. Questa è la nostra Chiesa capace di servire con amore per il bene di tutta la popolazione, di infondere speranza, di promuovere solidarietà, di sostenere il dialogo e la riconciliazione nazionale.
Ho più volte invitato i cristiani a restare e, per chi è fuggito, a tornare. Occorre rafforzare la fedeltà al cristianesimo e alla Chiesa, rinsaldare il legame con la nostra terra, rinnovare fiducia e consolidare i legami avendo ben in mente che la presenza dei cristiani in questa terra è un segno e una testimonianza di convivenza che va avanti da venti secoli”. “Siamo da sempre una Chiesa perseguitata e la condizione del martirio, comune a tutti i cristiani, per noi è quasi una normalità”, aggiunge monsignor Sako: “Siamo di fronte ad una diaspora e distruzione del popolo cristiano che dall’età apostolica – quindi ancora prima dell’islam – ha abitato queste nostre terre nella Piana di Ninive. Questo popolo parla ancora l’aramaico, l’antica lingua di Gesù”.
Il Patriarca dunque sostiene il gesto nato a Rimini il 20 agosto 2014, “data dell’invasione della mia cara ed amata Mosul”, che giunge sabato 20 maggio 2017 alla 34esima edizione, in contemporanea anche nelle piazze di molte altre città - Bologna, Cremona, Andora, Loreto, Cesena, Milano, Busca, Prato, Portomaggiore, Cattolica, Siena, Perugia, e all’estero a Lugano, Damasco e Erbil - oltre che in una trentina di case religiose maschili e femminili in Italia, Svizzera, Repubblica Ceca, Medio Oriente e Africa. “È così - soggiunge il Patriarca caldeo - che si può fare esperienza della Chiesa in uscita come auspicato da Papa Francesco”.
Monsignor Sako, 68 anni, nativo di Z?kh? (Iraq), ha studiato a Mossul - città dove fino al 1960 ha avuto sede il patriarcato cattolico di rito caldeo - nel Seminario di St. Jean dei Padri Domenicani. Ordinato sacerdote nel 1974, ha svolto il servizio pastorale presso la Cattedrale di Mossul fino al 1979. Successivamente ha studiato a Roma conseguendo il dottorato in Patrologia Orientale, e alla Sorbona di Parigi (dottorato in Storia). Dal 1986 è stato parroco della Parrocchia del Perpetuo Soccorso di Mossul, dal 1997 al 2002 rettore del Seminario patriarcale di Baghdad. Rientrato a Mossul ha ripreso la guida della Parrocchia del Perpetuo Soccorso fino alla elezione ad arcivescovo di Kerk?k nel 2003. Nel 2013 è succeduto nella cattedra patriarcale al Card. Emmanuel III Delly.