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LA CAMPAGNA #SALVIAMOLECHIESE

In chiesa si mangia e si beve (con la scusa dei poveri)

Sempre più vescovi zelanti con la scusa dei poveri apparecchiano le chiese per pranzi di fraternità. Un gesto solo simbolico perché i poveri hanno già di che mangiare, ma che rischia di perpetrare le profanazioni dei luoghi di culto. I casi Ferrara e Rimini. 

Ecclesia 21_12_2017

Il pranzo in San Petronio del 1 ottobre è diventato un “esempio” da scopiazzare. Con obbedienza e devozione. Fossero stato così zelanti vescovi e sacerdoti nel seguire l’esempio di Benedetto XVI nel dare la Comunione in bocca e in ginocchio, a quest’ora avremmo ristabilito persino le balaustre nelle chiese. Ma ci sono alcuni papi che vengono considerati più papi di altri…

Allora, il 19 novembre scorso era la Giornata Mondiale dei Poveri 2017. I poveri, da un po’ di tempo a questa parte, sono diventati un’occasione ghiotta per mantenere le proprie postazioni ecclesiastiche, e addirittura per sperarne di migliori. Così non pochi presbiteri e vescovi hanno pensato bene di non sprecare questa ricorrenza: se il papa e il vescovo di Bologna mangiano in basilica un 1 ottobre qualunque, perché non darsi da fare per organizzare un bel “banchetto sacro” per la Giornata Mondiale dei Poveri?

In questa zelante gara, il Vescovo di Rimini, Mons. Francesco Lambiasi, non ha voluto sfigurare; e così ha organizzato un bel pranzetto alla romagnola nella chiesa di sant’Agnese a Rimini, per circa 300 ospiti. Si tiene a precisare che i destinatari sono i poveri già aiutati dalla mensa Caritas, dalla mensa dei frati di Santo Spirito e della Capanna di Betlemme. Ma se hanno già di che campare, quale urgenza c’è di farli mangiare in chiesa? Dimenticavamo: il valore simbolico…

E di valore simbolico in valore simbolico, è già iniziata la fiera dei pranzi in chiesa in occasione del Natale, ormai derubricato come festa della fraternità. Un’altra diocesi dell’Emilia-Romagna: Ferrara. Nella chiesa di sant’Agostino, il parroco ha organizzato per il 17 dicembre scorso un “pranzo natalizio di fraternità”, con tanto di esortazione: “Invita anche tu una persona sola o povera”. C’era anche il nuovo vescovo, Mons. Giancarlo Perego. Però questa iniziativa un’attenuante ce l’ha: era la domenica Gaudete. E dire in chiesa a degli emiliani “gaudete”, non si sa mai come si va a finire… In questi casi, il latino torna utile.

Questa iniziativa sposta ancora più in là i pochi paletti rimasti: i primi invitati infatti, non sono stati i poveri, senza tetto, immigrati, ma la gente della parrocchia, che una casa e un piatto caldo ce l’hanno. Ma se “l’alto valore simbolico” era stata la giustificazione del pranzo in San Petronio, non si capisce perché questa scusa (altro che simbolo!) non debba valere anche per i benestanti di Ferrara. Alla fine siamo tutti poveri: se è quindi altamente significativo ospitare dei poveri nel corpo per pranzare in una chiesa, perché non dovrebbe esserlo per i poveri nello spirito? Anzi, meglio ancora: così ci avviciniamo sempre meglio a significare la mensa eucaristica, che ci fornisce il nutrimento dell’anima e del corpo. Per non dire di quanto efficacemente si esprima la corretta antropologia dell’unione di anima e corpo. Qualcuno potrebbe lamentare qualche salto logico in queste conclusioni, ma anche per questo ci sarà una risposta pronta: “Il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce”, con tanto di firma d’autore.

In una situazione sempre più catastrofica, normalmente bisognerebbe fare appello a Roma, nella fattispecie alla Congregazione per il Culto Divino. Chiedere al suo Presidente, il cardinale Robert Sarah, di intervenire per mettere fine a questi abusi-profanazioni che la Nuova BQ sta seguendo sotto l'hastag #salviamolechiese, una campagna che riceve sempre più segnalazioni di lettori. E sinceramente la fiducia in questo Cardinale non manca e nemmeno l’urgenza della situazione. Ma si sa che gli equilibri nei diversi dicasteri sono molto delicati. Noi intanto ci appelliamo a lui. Attendiamo.