In aereo con Jesse Bravo e l’avventura è servita

Il merito dell’editore di fumetti ReNoir-NonaArte è di pubblicare opere classiche e graphic novel che sono tutte capolavori e, soprattutto, possono essere lette anche dagli adolescenti di famiglie cattoliche. Niente di confessionale, naturalmente, ma con una morale di fondo eterna: i buoni vincono, dopo traversie, e i cattivi perdono perché il male non paga. 

Con narrazioni del genere io sono cresciuto e mi sono formato, conservando il cervello in salvo. É per questo che mi sento in dovere di segnalare ai lettori della Nuova Bussola Quotidiana ogni novità dell’editore in questione. L’ultimo repêchage è un capolavoro di Alex Toth, grandissimo disegnAutore. Il neologismo non sorprenda: ci sono i cantautori, quelli che cantano da sé i brani da loro composti, così ci sono i disegnautori, che illustrano di propria mano storie e sceneggiature da loro stessi concepite. Toth è un antesignano del sopravvalutato Hugo Pratt, i cui disegni sono ridotti all’essenziale. Poche linee, bianchi e neri esasperati senza mezze tinte, tali che possono sembrare quasi vergate da un bambino. 

Ma non è così, perché richiedono una padronanza assoluta delle figure, delle espressioni, degli scenari e della luce. Pratt ha esasperato tale tecnica, talvolta esagerando con effetti non sempre gradevoli. Non così Toth, che il sistema ha inventato. Il volume (cartonato) in questione è Bravo for adventure (che vuol dire letteralmente «Bravo all’avventura», giocando con noti termini di spanglish), un hard boiled in bianco e nero ambientato negli anni Trenta. 

Il protagonista, Jesse Bravo, è uno stuntman pilota d’aerei. Ha il viso di Errol Flynn, ma la trovata di Toth è più scaltra di tante altre. Mi spiego. Gli eroi dei fumetti, specialmente italiani, hanno sempre facce copiate da attori famosi. Julia, per esempio, è Audrey Hepburn; Ken Parker è Robert Redford; Dylan Dog è Rupert Everett; e così via. Ma anche quelli che, negli anni, hanno modificato fisionomia sono partiti allo stesso modo: Tex era Gregory Peck e Diabolik  Robert Taylor. 

Per il fumettista seriale è una scelta quasi obbligata, perché a) dà al suo eroe un volto “collaudato” nel gusto del pubblico, b) fornisce un modello fisso per chi deve disegnarlo centinaia di volte e in tutti i modi. Solo che al lettore le ragioni della scelta vengono spiegate a parte, quando lo si fa: nella rubrica delle lettere, in qualche “seconda” di copertina, nella prefazione di una raccolta. Di solito, la spiegazione non spiega, perché si tratta di preferenze dell’ideatore: ha visto un film (che so, L’ultimo dei Mohicani o Corvo Rosso non avrai il mio scalpo, che sono esempi realmente seguiti) e se ne è invaghito, così che il suo protagonista è nato già bell’e pronto, come Minerva dalla testa di Giove. 

Toth, invece, ha messo la spiegazione nella storia: il suo eroe fa di mestiere la controfigura di Errol Flynn, ed è stato scelto come tale proprio perché gli somiglia. Semplice e geniale. Errol Flynn –lo dico per i più giovani- è stato l’attore “dell’avventura” per antonomasia. Prestante e atletico nel fisico, era specializzato in film cappa-e-spada, ma è stato anche il migliore Robin Hood cinematografico di tutti i tempi, nonché un Generale Custer spaccone e sopra le righe. Il Jesse Bravo di Toth non ha solo la faccia di Errol Flynn, ma è come se fosse lui impegnato in avventure di carta che val la pena non dico di leggere quando di ammirare. Tra parentesi, continua la serie (meravigliosa, lo dico con tutto il cuore) del Principe Valiant, stesso editore, di cui è appena uscito il sesto volume. Io li ho tutti. Voi, vedete di non perderli. 

Alex Toth, Bravo for adventure, ReNoir-NonaArte, pp. 100, €. 19,90.