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IL LOGO DELLA APP

Immuni è colpa nostra: non sappiamo sceglierci i capi

Le polemiche sul logo della app Immuni. Ma che volete farci? Siamo italiani, bravissimi a fare i poeti, santi & navigatori, ma perfettamente cretini quando si tratta di scegliersi i capi. Ormai siamo ridotti come i topi del Pifferaio di Hamelin, tant’è che facciamo i patrioti a comando. 

Attualità 05_06_2020

La vicenda sarebbe, in sé, comica. Purtroppo, di questi tempi, i comici fondano partiti di governo, perciò anticipo subito che c’è poco da ridere. Il fatto è questo: ricordate la famosa «app» Immuni che doveva guidarci fuori dalla pandemia come aveva fatto la Corea del Sud? E’ vero, la Corea del Sud l’aveva fatto prima, evitando i 33mila morti che, invece, noi italiani abbiamo subito. Ma che volete farci? Siamo italiani, bravissimi a fare i poeti, santi & navigatori, ma perfettamente cretini quando si tratta di scegliersi i capi. Ormai siamo ridotti come i topi del Pifferaio di Hamelin, tant’è che facciamo i patrioti a comando: bandiere, inni nazionali  anche in bagno, semo i mejo ar monno, spot-kolossal sul nostro passato «romano», Colombo, Vespucci e Galileo, La Gioconda, ‘o sole, ‘o mare, ‘a pizza e aerei tricolori nei cieli quotidiani.

Al tempo in cui tutto ciò era retorica «fascista», populista e sovranista (cioè, fino all’altr’ieri, fino a quando, insomma, c’era Salvini al governo), il sottoscritto, nel 2001, pubblicò per la Bur un Doveroso elogio degli italiani, libro di cui non si pentirà mai abbastanza. Sì, perché l’unica costante della nostra storia, l’unica cosa in cui davvero eccelliamo, è la propensione alla guerra civile, fin da Romolo e Remo.

Detto questo, torniamo all’Immuni. E’ appena partita ed ecco la divisione mortale. E perché? Perché temiamo per la nostra privacy? Perché tra noi c’è ancora un sacco di gente, vecchietti e snob inclusi, che non ha uno smartphone? Macché. Il logo con cui è stata lanciata ha un disegno di due finestre della stessa casa: in una c’è una mamma che accudisce un neonato, nell’altra c’è il papà che lavora da remoto al computer. Ed ecco il picco dell’imbecillità nazionale (altro che Dante e Leonardo!): immagine sessista, stereotipata, non al passo coi tempi, «fascista» (nessuno la ha detto ma è ovvio: figli alla Patria), eccetera.

In prima fila, al solito, la Boldrini e la Concia. Signori miei, c’è poco da fare spallucce: gli italiani «stupor mundi» hanno mandato la prima a presiedere la Camera (terza carica della Repubblica) e la seconda al Senato. Ma, fin qui, uno potrebbe dire: be’, dalle due signore ce lo aspettavamo, visto che sono da sempre pasionarie del politically correct americano. Ma Enrico Letta? E’ stato capo del governo e scalda i muscoli per un ritorno. Ecco che cosa ha twittato: «Sulla #immuniApp peggio dell’immagine stereotipata (donna col bambino e uomo al lavoro) ci sono i commenti. Tanti, troppi che la giustificano e si scandalizzano per lo scandalo».

Detto fatto: la ministra dell’Innovazione ha subito invertito l’immagine incriminata. Ora è la mamma che lavora da remoto mentre il papà culla la creatura. La ministra poteva avere uno scatto d’orgoglio e dire: il dicastero lo comando io. Invece no, si è adeguata ai diktat con una velocità tale che, ad avercela noi avuta per le mascherine, a quest’ora saremmo tutti salvi.

Viva l’Italia? Ma per favore. Orsù, votiamo coi piedi e andiamo tutti in Svizzera, Paese con pochi preti e scarsi comunisti, infatti è ben più serio. Votiamo ho detto? Seeeh, sono quasi dieci anni che subiamo governi del presidente che nessun italiano ha votato. Questo popolo, talmente ne aveva le tasche piene della sua classe politica da aver fatto dei grillini il primo partito. Dimenticando che sono italiani anche loro.

Sono ingeneroso? Può darsi, ma ho visto personalmente Monti uscire da messa applaudito dalle signore come «salvatore dell’Italia». Ed ecco l’esempio biblico: Israele era governato da Giudici (non magistrati, naturalmente, ma suscitati da Dio come Sansone, per esempio); quando il popolo cominciò a chiedere un re come ne avevano gli altri popoli, Dio dapprima titubò, poi acconsentì ma a un patto: lo avrebbe scelto Lui. Eh, conosceva i suoi polli.