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LA CRISI

Immigrazione, vietato temporeggiare

Il governo Renzi, sull'emergenza immigrazione, si gioca la faccia. Non basta più la propaganda dell'accoglienza, così come non serve la demagogia. La realtà è che in Italia, da gennaio, sono sbarcati 57mila immigrati clandestini e non abbiamo una strategia. Se non quella di chiedere all'Ue di redistribuire gli immigrati, politica rifiutata dagli altri stati membri. 

Politica 15_06_2015
Immigrati in Stazione Centrale

Lo tsunami migratorio dall'Africa alle coste italiane rischia di far crollare il governo Renzi, di mettere in ginocchio l'Italia e di far definitivamente naufragare ogni disegno europeista.

Nelle stazioni delle grandi città italiane centinaia di immigrati vengono soccorsi e il rischio epidemie cresce di ora in ora. A Milano ci sono stati momenti di tensione nel week-end e perfino il sindaco Pisapia ha perso le staffe con un giornalista che gli chiedeva lumi su cosa intendesse fare il Comune che ospita Expo 2015 per fronteggiare questa emergenza.La tensione si taglia a fette. A Roma,dopo l'invasione della stazione Tiburtina, centinaia di profughi hanno occupato alcuni palazzi di Parioli e Piazza Bologna, scatenando la rivolta dei residenti. E se la situazione dei migranti nelle grandi città desta crescenti allarmi, anche in ragione dell'arrivo del caldo e dei turisti, non meno preoccupante appare quella alle frontiere, in particolare a Ventimiglia, dove le autorità transalpine hanno respinto centinaia di stranieri che cercavano di varcare il confine. La Francia nega di voler sospendere Schengen, ma intanto, dopo il blocco dei migranti a Ventimiglia, altri 60 profughi sono stati respinti ieri mattina alla frontiera italo-svizzera tra la Val d'Ossola e il Canton Vallese. E la Svizzera non si mostra più malleabile della Francia, se è vero che ieri ha rimandato alla stazione di Domodossola e rimesso sul treno per Milano un gruppo di migranti che stavano cercando di entrare in territorio elvetico.

Per quanto riguarda il nostro Paese, al di là dell'emergenza umanitaria e della doverosa solidarietà nei confronti di fratelli allo sbando, circolano le prime stime dei costi per l'accoglienza dei migranti nell'intero 2015, che si aggirerebbero intorno al miliardo di euro, pari a più del doppio della cifra messa a bilancio per l'anno in corso e praticamente già dilapidata. Da gennaio gli sbarchi sono già 57.000 e il Ministero dell'Interno prevede che si arrivi a quota 200.000. Di questi numeri sono a conoscenza presidenti di Regione e sindaci, di ogni colore politico, che premono sul governo affinché si faccia rispettare in Europa e intraprenda ogni iniziativa in grado di fermare l'invasione in atto in queste ore. Probabilmente il momento propizio per sbattere i pugni sul tavolo a Bruxelles e farsi ascoltare dai partners europei era il semestre italiano di Presidenza Ue. Purtroppo l'occasione è stata sprecata perché durante quei mesi nulla o quasi è stato fatto da Palazzo Chigi per richiamare l'attenzione della comunità internazionale e dei capi di Stato e di governo del Vecchio Continente sulla "bomba umana" che stava per esplodere sul nostro territorio.

In un'intervista al Corriere della Sera, ieri il premier ha attaccato l'Europa e ha minacciato di attuare un misterioso "piano B" qualora all'Italia non arrivi quella indispensabile solidarietà (che vuol dire condivisione di responsabilità) dagli alleati europei. E quale sarebbe questo fantomatico "piano B"? Il Ministro dell'Interno, Angelino Alfano, interpellato sul punto, è rimasto abbottonato e non ha anticipato nulla. Si è limitato a dire che è in gioco l'identità europea e che quindi l'Italia non accetterà un'Europa egoista bensì pretenderà un meccanismo automatico per distribuire i migranti in Europa quando arrivano nel nostro Paese. Ma l'impressione è che sull'immigrazione ogni Stato europeo si stia regolando per proprio conto. E l'Italia, terra di passaggio verso altri approdi, particolarmente esposta a nuovi ingressi, rischia di pagare un prezzo troppo alto, in termini di sicurezza nazionale, di salute pubblica, di tenuta della coesione sociale.

Per questo ieri il Presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, pur confermando i contatti con Palazzo Chigi in un'ottica collaborativa, ha confermato le sue critiche all'esecutivo. "L'unico piano necessario - ha sentenziato in modo perentorio il governatore lombardo - dev'essere quello di creare dei campi profughi in Libia e di fermare le partenze. Se Renzi ha in mente qualcosa di diverso, sarà inefficace". E sull'auspicato concerto di forze europee per fronteggiare questa crisi, Maroni ha detto di non farsi illusioni: "Questo è un problema vero, avvertito dai cittadini, ed è una questione di buon senso. Dall'Europa non possiamo aspettarci nulla, dobbiamo agire autonomamente coinvolgendo le Nazioni Unite". Dunque il premier è alle corde, pressato da alleati e avversari interni e trattato con sufficienza e senza le necessarie garanzie dai partners europei. Uscirà dall'impasse? La sua strada sembra obbligata: o riesce a frenare le ondate di immigrati e a dare l'impressione di avere una politica chiara e incisiva in materia o altrimenti per lui sarà l'inizio della fine. Ha ragione chi non esclude che sugli immigrati possa cadere il governo. L'impatto funesto di una cattiva gestione di tale emergenza può infatti riverberarsi in maniera drammatica sull'economia, sulla convivenza civile e sulla qualità della vita delle persone. E a quel punto propaganda, demagogia e populismo non funzionerebbero più.