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MEDITERRANEO

Immigrazione illegale in calo nell'Ue. Tranne che in Italia

L'immigrazione illegale attraverso le rotte mediterranee e i Balcani è in calo in tutta l'Ue. Con un'unica eccezione: l'Italia. La rotta del Mediterraneo centrale, verso il Sud Italia, è in crescita. Gli sbarchi illegali sono il triplo rispetto allo stesso periodo del 2020 e 15 volte di più rispetto ai primi tre mesi del 2019. La causa è solo politica.

Politica 03_04_2021
Luciana Lamorgese

Dall’inizio dell’anno al 31 marzo sono sbarcati illegalmente in Italia in 7.579 secondo i dati registrati dal Ministero dell’Interno: quasi il triplo dei 2.794 dello stesso periodo del 2020 e 15 volte di più dei 524 dei primi tre mesi del 2019. I clandestini provengono per lo più da Tunisia (1.087), Costa d’Avorio (1.019), Guinea (687), Bangladesh (620), Sudan (388), Eritrea (343), Algeria (304), Mali (302), Egitto (236) e Camerun (174) più altri 2.409 di nazionalità diverse.  Una tendenza che emerge anche dai dati relativi agli sbarchi nei primi due mesi del 2021 resi noti da Frontex (agenzia Ue per le frontiere).

I migranti illegali penetrati dalle frontiere esterne della Ue in gennaio e febbraio sono stati circa 12.300, il 40% in meno rispetto allo stesso periodo del 2020: un calo dovuto in gran parte al crollo dei flussi sulle rotte del Mediterraneo orientale e occidentale. Gli sbarchi illegali in Spagna provenienti da Marocco e Algeria nei primi due mesi del 2021 sono stati circa 1.550 (per lo più di nazionalità algerina e secondariamente marocchina), cioè un terzo in meno rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Secondo i dati di Frontex sono stati 1.305 (per lo più siriani) gli ingressi illegali sulla rotta del Mediterraneo orientale (dalla Turchia alla Grecia) nel primo bimestre dell’anno, cioè l'84% in meno rispetto al 2020. La maggior parte dei rilevamenti è avvenuta al confine terrestre anche perché sul mare la Guardia Costiera greca riporta sempre più spesso le imbarcazioni di clandestini nelle acque turche da dove provengono. L’ultimo episodio risale al 31 marzo. La Guardia costiera turca ha recuperato 37 clandestini al largo della costa di Smirne, nel Mar Egeo dopo essere state respinte in acque turche dalle autorità costiere della Grecia secondo quanto riferito dall'agenzia di stampa turca Anadolu. Anche lungo la rotta che dalla Turchia vede i migranti risalire i Balcani Occidentali verso gli stati della Ue nei primi due mesi dell’anno sono stato registrati 2.450 migranti illegali (soprattutto siriani e afghani), il 47% per cento in meno rispetto allo stesso periodo del 2020.

In forte aumento invece i flussi sulla rotta del Mediterraneo centrale da Libia, Tunisia e Algeria diretti in Italia, in crescita del 26% rispetto allo stesso periodo del 2020, con 4.299 arrivi. In crescita nei primi due mesi dell'anno anche gli arrivi alle Isola Canarie (Spagna) attraverso l’Oceano Atlantico, con 2.200 clandestini sbarcato, il doppio rispetto allo stesso periodo del 2020 per lo più sub-sahariani in particolare provenienti da Mali e Costa d'Avorio. I dati di Frontex e Viminale indicano quindi come nel Mediterraneo l’unica rotta a registrare flussi illegali in crescita è quella del Mediterraneo Centrale verso la Penisola.

Occorre ricordare, per comprendere quanto le politiche adottate dalle singole nazioni influenzino e condizionino i flussi migratori illegali, che nel 2019 l’agenzia europea delle frontiere rilevò una tendenza opposta, con un incremento dei flussi sulle rotte verso Grecia e Spagna e un calo drastico degli sbarchi in Italia, conseguenza delle politiche di contrasto all’immigrazione illegale attuate dal governo Conte 1.

I dati dello scorso anno e del primo scorcio del 2021 confermano invece come l’Italia sia l’unico stato europeo ad aver favorito l’immigrazione clandestina con le norme inserite nel Decreto Immigrazione del governo Conte 2 approvato nel dicembre 2020 dal Parlamento e con una costante politica di accoglienza di chiunque paghi le organizzazioni i criminali dei trafficanti indipendentemente dal fatto che vengano trasbordati sulle navi delle Ong o che giungano sulle coste italiane con mezzi propri. E questo nonostante le ferree restrizioni agli ingressi sul territorio nazionale che l’epidemia di Covid 19 avrebbe dovuto consigliare, se non imporre.