Imbrattare le chiese non è libertà, ma vandalismo
Nonostante il diffuso senso di impunità, è bene ricordare che la legge tutela il sentimento religioso e i luoghi di culto.
Non è raro, purtroppo, imbattersi in scritte tracciate con vernice spray sui muri di edifici pubblici e anche delle chiese. A volte per contestazione dell'istituzione ecclesiastica in quanto tale, talora spacciate per la cosiddetta "street art", più spesso per fare una "bravata"... che però si chiama vandalismo e può costare caro.
Cosa rischia chi scrive sul muro di una chiesa? Il sito giuridico La legge per tutti riporta che «secondo la Cassazione, chi scrive sul muro di una chiesa commette il reato di “Offese alla religione mediante vilipendio di cose"» e comporta, «oltre alla fedina penale macchiata, la multa da euro 1.000 a euro 5.000. La pena va da 2.000 a 6.000 euro se l’offesa avviene mediante vilipendio di un ministro di culto». Il sito descrive varie fattispecie e alcuni esempi concreti (dal danneggiamento di statue al turbamento di funzioni religiose in corso), ricordando che «la libertà di espressione e il diritto alla critica non giustificano azioni che ledano il diritto al culto e alla libertà religiosa degli altri».
È bene ribadirlo, visto il sotteso senso di impunità che rende piuttosto frequente la vista di muri imbrattati, ormai parte del "paesaggio" urbano, e con particolare accanimento proprio verso le chiese. E purtroppo non serve scomodare casi estremi (come gli altari dati alle fiamme da minorenni, lo scorso ottobre, in una chiesa di Frosinone oppure i ripetuti furti sacrileghi, l'ultimo dei quali a Marsala). Il vandalismo ai danni delle chiese non è che il lato visibile di un clima, diffuso anche tra gente "bene educata", per cui si mostra apertura e rispetto verso chiunque, riservando scherno e disprezzo solo a chi professa la fede cattolica.