L'ARRESTO DI PAPA
Il voto è segreto, ma non per tutti
In merito alla richiesta di carcerazione dell'onorevole del Pdl, l'opposizione ha controllato i voti dei propri deputati. Che fine fa la democrazia?
Attualità
22_07_2011
Nessun malumore degno di nota nel paese invece per la votazione segreta sulla richiesta di carcerazione dell’Onorevole Alfonso Papa, nonostante il capogruppo del Pd, Dario Franceschini, ha pubblicamente ammesso che il voto del suo gruppo sarebbe stato “verificato” http://www.youtube.com/watch?v=evzuD9gfMfs . Per verificare come vota un parlamentare è bastato “chiedergli” di votare sempre con il dito indice, e “chiedere” per il partito generalmente significa imporre specialmente in un sistema elettorale come il nostro in cui i Deputati sono più nominati che eletti. Già nel primo pomeriggio i cronisti parlamentari riportano che Tonino Di Pietro informava: “Vedi? Se voti con l’indice attaccato alla buca dei tasti di voto, si vede solo quello. E se hai dentro la buca un solo dito, non puoi andare sul tasto del no!”.
Il voto segreto serve per rendere possibile un voto secondo la propria coscienza e non secondo l’interesse del proprio partito o altro, la segretezza del voto è una tutela all’indipendenza non verso la parte avversa ma verso il proprio gruppo. Se la segretezza non è garantita dalle procedure parlamentari tanto vale che a votare vada un solo rappresentante per partito pesando ogni voto per la consistenza del gruppo. Ma se è possibile imporre pubblicamente questo modo di operare a che serve pagare 1000 parlamentari? In questo sistema i parlamentari come possono essere senza vincolo di mandato come disposto dalla Costituizione?
Lo stesso “accorgimento tecnico” per la verifica del voto non è stato utilizzato dal PD nella contemporanea votazione al Senato che riguardava la richiesta di arresti domiciliari per un suo ex-parlamentare. Sorpresa! In questa votazione non è stata data l’autorizzazione. Una cosa è comunicare volontariamente il proprio voto dopo aver votato segretamente, un’altra è esser controllato.
La votazione della Camera del 20 luglio ha quindi determinato l’arresto di un Deputato del PDL, ma in realtà ha anche “di fatto” innescato un rischioso processo di limitazione della “libertà di voto” che interessa o potrà interessare tutti i parlamentari.