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SIRIA

Il volontariato dopo Greta e Vanessa

A quattro giorni dal ritorno in Italia di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, sappiamo già molto di più dell’intricata vicenda del loro rapimento in Siria, anche se molti aspetti importanti restano oscuri. Intanto la vicenda ha cambiato, forse in modo irreversibile, il giudizio popolare sul volontariato all'estero.

Editoriali 19_01_2015
Greta e Vanessa

A quattro giorni dal ritorno in Italia di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, sappiamo già molto di più dell’intricata vicenda del loro rapimento in Siria, anche se molti aspetti importanti restano oscuri. Meglio esaminare ancora (in ordine alfabetico) quel che conosciamo e quel che ancora non conosciamo dell’episodio più discusso dagli italiani.

Raineri (Daniele). Il giornalista de Il Foglio ha potuto finalmente raccontare, libero da segreti di Stato, tutta la sua esperienza da testimone diretto. Nel suo lungo articolo apprendiamo che il quotidiano libanese Al Akhbar, che a settembre aveva parlato della sua fuga, aveva torto. Al momento del sequestro, il giornalista italiano non era assieme a Greta e Vanessa, ma si trovava a 25 km di distanza, in una base di ribelli siriani. E’ stato semmai avvertito da miliziani di essere nel mirino dei rapitori, a sequestro delle due volontarie già avvenuto. Raineri è dunque tornato in Turchia ed ha avvertito la Farnesina, poi si è messo a disposizione dell’unità di crisi e non ha più potuto scrivere una sola riga della vicenda. La sua è una testimonianza lucida di una persona informata sui fatti: esclude ogni tipo di dietrologia (le due ragazze erano “infiltrate” o “erano d’accordo con i rapitori”, ecc…) e per il sequestro punta chiaramente il dito su Al Nusrah, il gruppo armato siriano affiliato ad Al Qaeda, confermando altri elementi che già lo facevano presumere. Ora è vero che, dalla morte di Bin Laden in avanti, la rete del terrore non appare più come l’epicentro del male nel mondo e che è stata scavalcata per crudeltà e notorietà mediatica dall’Isis. Ma è sempre Al Qaeda che sta rilanciando le sue attività, rivendicando anche l’attentato di Parigi. E’ con loro che il nostro governo ha trattato?

Rapimento. Secondo la versione stessa delle due italiane appena liberate, il sequestro è avvenuto con un blitz di due auto, cariche di uomini armati e incappucciati, nella residenza di una dei leader dei ribelli anti-Assad di Aleppo. Non essendoci state resistenze, si deduce che chi stesse ospitando Greta e Vanessa fosse complice dei rapitori. Si è dunque trattato di un tradimento. Le due volontarie erano in contatto con elementi della resistenza siriana non jihadista, quell’Esercito Siriano Libero, interfaccia del Consiglio Nazionale Siriano, organo riconosciuto da Usa e Francia, con cui l'Italia ha buoni rapporti. Greta e Vanessa, subito o passando di mano in mano, sono però finite nelle grinfie di Al Nusrah. Su eventuali passaggi da un gruppo all’altro di miliziani non sono sicure neppure loro stesse: hanno cambiato cinque prigioni e gli uomini e le donne con cui hanno avuto a che fare erano sempre mascherati. Ma la vicenda è semmai l’ennesima conferma di quel che diciamo da tempo su queste colonne: non esiste alcun confine netto fra Esercito Siriano Libero e Al Nusrah. Appoggiando l’uno, si può finire per appoggiare anche i qaedisti, proprio in un periodo di recrudescenza del terrorismo islamico.

Sesso. Greta e Vanessa non sono state violentate, lo hanno detto loro stesse ai Pm appena rientrate in Italia. Questo non vuol dire, però, che abbiano avuto rapporti sessuali consenzienti con i sequestratori, come insinuano blog e pagine Facebook che mirano solo a far sensazione. La diceria sul “sesso coi jihadisti” e il fascino erotico ed esotico di questa calunnia hanno però fatto il giro del Web e hanno indotto anche il senatore Gasparri a rilanciare la “notizia” sul suo profilo Twitter. Gasparri stesso ha dovuto poi smentire, ieri, di aver dato per vera la notizia: un punto di domanda l’ha salvato.

Il tweet di Gasparri

Nonostante le smentite, nonostante siamo ora certi che questa sia solo una bufala, una diffamazione, una calunnia priva di fondamento, la storia sessuale continua a circolare, rovinando la reputazione delle due ragazze sequestrate, contribuendo a scatenare una campagna di odio nei loro confronti, assieme a un’altra notizia tuttora incerta:

Terrorismo (soldi al). Nonostante il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni abbia smentito più di una volta, non tramonta l’ipotesi che l’Italia abbia pagato un riscatto multi-milionario ai terroristi di Al Nusrah per la liberazione delle due volontarie sequestrate. La prima indicazione in questo senso viene dalle stesse Greta e Vanessa che affermano di aver saputo, fin dal primo giorno, di essere state sequestrate per soldi, non per motivi politici. Non essendoci stato alcun blitz di liberazione è possibile che questa sia avvenuta in cambio di denaro. Altrimenti resta un mistero. Così come resta un mistero la cifra che avremmo dovuto pagare per riavere indietro due cittadine italiane vive. La prima ipotesi, 12 milioni di dollari, non è stata confermata da altre fonti al di là di un post su Twitter (da una fonte legata ad Al Nusrah) e dalla Tv Al Aam, di Dubai. Il quotidiano britannico Guardian parla anch’esso di riscatto multi-milionario, senza precisare la cifra. Prima di calcolare quanti kalashnikov abbia comprato Al Qaeda con i nostri soldi è meglio aspettare qualche dettaglio in più. Ma l’ipotesi che il governo abbia finanziato il terrorismo, purtroppo, è fondata.

Volontariato. Non sappiamo se, dopo questo episodio, finirà il tipo di volontariato all’estero che abbiamo conosciuto finora. Sappiamo però già da ora che è cambiato il giudizio popolare nei suoi confronti: non più eroi senza macchia, ma irresponsabili (per non dire di peggio). Se Greta e Vanessa non possono, in alcun modo, essere considerate “fiancheggiatrici” del terrorismo, la loro vicenda ha comunque dimostrato che erano mal informate sui loro contatti in Siria, su persone che loro appoggiavano con entusiasmo. Se non c’è modo di dimostrare che fossero “conniventi” con i rapitori, le due volontarie hanno comunque dimostrato di aver agito senza le dovute precauzioni, all’insaputa delle autorità italiane, affidandosi a contatti e canali non ufficiali che si sono poi rivelati pericolosi, quasi letali. Questo episodio potrebbe segnare la fine del volontariato “fai da te”, delle piccole organizzazioni che vanno all’estero. Il futuro appartiene sempre, invece, alle grandi organizzazioni, governative e non governative. Il popolo della rete ha reagito con una marea di insulti contro Greta, Vanessa e chiunque abbia cercato di difenderne la reputazione, durante e dopo il sequestro. Una marea di insulti, insinuazioni e giudizi pesanti che non lascia indifferenti osservatori e giornalisti. E che dimostra quanto sia cambiata la percezione stessa della solidarietà. Un solo sotto-testo si legge dietro a ogni insulto, infatti: se l’Italia soffre, perché andare in Siria? Ci sono milioni di italiani alla fame, perché aiutare popoli che poi si rivelano infidi e ci fanno attentati? Questo è ciò che si legge, niente altro. Le associazioni di volontariato, prendano nota.