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GIORNALISTOPOLI

Il virus giustizia peggio del Covid

Le rivelazioni uscite nei giorni scorsi certificano ciò che all'uomo della strada era già noto da tempo: c'è una parte della magistratura che ha dichiarato guerra prima a Berlusconi e ora a Salvini, e ha stretto un patto con i "giornaloni". È un problema gravissimo che va affrontato urgentemente.

Editoriali 25_05_2020
Luca Palamara

L’uomo “comune” (copyright Chesterton) non aveva bisogno degli scoop giornalistici per sapere che esiste da tempo (dagli anni '90 del secolo scorso) un profondo odio ideologico di parte della magistratura verso Berlusconi e Salvini  e, che, nel contempo, esiste una esplicita alleanza tra la stessa magistratura e certi organi di stampa ed alcuni loro giornalisti.

La Verità di alcuni giorni fa ha pubblicato una intercettazione nella quale due magistrati si dicevano tranquillamente che Salvini aveva ragione nell’aver bloccato lo sbarco di alcuni profughi, ma che andava comunque perseguito in quanto avversario politico. Sabato scorso, Libero ha pubblicato il contenuto di altre intercettazioni, dalle quali risulta che, in pratica, alcuni magistrati ed alcuni giornalisti concordavano che cosa si doveva scrivere circa le problematiche della giustizia e gli intrallazzi tra procuratori, con buona pace della libertà di stampa (chissà se gli ordini dei giornalisti apriranno procedure disciplinari verso quei giornalisti) e dell’indipendenza della magistratura (chissà se il Consiglio Superiore della Magistratura aprirà delle indagini).

Noi uomini della strada avevamo già capito da tempo che alcune procure avevano aperto una vera e propria guerra contro la classe politica, soprattutto quella di centrodestra e soprattutto prima e tuttora contro Berlusconi ed ora anche contro Salvini. Tutto cominciò, non dimentichiamolo, quando il pool dei procuratori di Milano notificò, in pratica attraverso le anticipazioni del Corriere della Sera, un avviso di garanzia proprio mentre l’allora Premier era impegnato a Napoli in un importante meeting internazionale, umiliando l’intero Paese di fronte al mondo. Dopo di allora, non si contano gli avvisi di garanzia notificati a Berlusconi, fino a costringerlo a dimettersi dal Parlamento italiano. Ora tocca a Salvini.

Noi uomini della strada sapevamo anche che la parte della magistratura militante ha potuto spadroneggiare grazie all’apporto di una parte considerevole della stampa (i cosiddetti “giornaloni”), che è riuscita a solleticare la parte più istintiva (la cosiddetta "pancia") della gente, a cui piace il sangue dei potenti, anche se si dimentica che dei potenti oggi fa parte anche molta magistratura (e a questo proposito non capisco perché la magistratura “sana”, che è la maggioranza, non riesca a ribellarsi a questo andazzo).

I potentati economici che posseggono i giornaloni hanno stretto, di fatto, un patto con molte procure. Perché? Anche questo è un mistero italiano su cui si dovrebbe fare chiarezza. Ma la politica attuale sembra troppo debole (o troppo compromessa) per istituire una apposita commissione d’indagine in questa direzione.

Ma noi uomini della strada non possiamo rimanere indifferenti rispetto ai fatti che sapevamo, ma che ora sono stati anche certificati. Non possiamo apprendere con indifferenza che ciò che leggevamo su alcuni giornaloni non era la realtà, ma era il frutto di un accordo complottistico che tutelava gli interessi ed il potere di alcune procure, se non dell’intero assetto del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM). Non possiamo rimanere indifferenti nel sapere che i magistrati, che mai pagano per i loro errori, sono tutelati due volte: da una associazione che appare sempre più scaduta al rango di un qualsiasi partitino e da un CSM che, pur essendo presieduto dal Capo dello Stato, è vittima di un correntismo rispetto al quale quello dei partiti politici è un gioco da ragazzi.

Soprattutto, non possiamo sopportare di vivere in uno Stato in cui, per quello che si legge in questi giorni, non è più garantita la serenità in molti giudizi di molti magistrati. Non possiamo più sopportare che la magistratura si opponga sempre e comunque alla separazione delle carriere tra magistrati inquirenti e magistrati giudicanti: la poca serenità e la faziosità dimostrata da molti PM dovrebbero rendere obbligatoria tale separazione.

Insomma, è venuto finalmente a galla un problema gravissimo e delicatissimo per la nostra vita sociale. Problema che deve essere affrontato quanto prima, anche in piena emergenza da coronavirus. L’emergenza giustizia, nel lungo tempo, finisce con l’essere più grave dell’emergenza coronavirus, anche se è più difficile accorgersene. Ma se non si interviene in fretta, anche il virus giustizia farà molte vittime.