Il vescovo "scivola" sull'Ostia in bocca
Secondo il vescovo di San Giovanni Rotondo, Franco Moscone, ricevere l'Ostia in bocca è un abuso. Ma sbaglia clamorosamente. Però il suo scivolone rivela che quella del Covid è solo una scusa: c'è una strategia che punta a desacralizzare l'Eucarestia.
Guardate questo video dal minuto 01:06:43 al minuto 01:08:50. Si tratta dell’ultima performance del vescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, monsignor Franco Moscone, il quale, come se nulla fosse, con il movimento del braccio destro a scandire le stupidaggini liturgiche pronunciate, afferma senza mezzi termini che la Comunione sulla lingua è un abuso. Sissignore, un abuso: parola di vescovo.
Mons. Moscone, non si capisce bene secondo quale logica, ritiene che la ricezione dell’Eucaristia sulla lingua sia una manifestazione dei «falsi spiritualismi» e pertanto si sente chiamato a impiegare tutto il suo zelo per combattere questa “piaga”; al punto che, al termine del suo breve intervento post-omiletico, non senza surriscaldarsi alquanto, richiama di nuovo i fedeli a non cadere nel falso spiritualismo della Comunione sulla lingua, ma ad accogliere la carne e la fisicità con cui Dio si rende presente.
Sennonché nell’Istruzione Memoriale Domini, che norma la modalità di distribuzione dell’Eucaristia, si afferma esattamente il contrario da quanto arbitrariamente ed ideologicamente arguito dal signor Vescovo, ossia che «questo rispetto [deposizione della Particola direttamente sulla lingua del fedele] significa che non si tratta di “un cibo e di una bevanda comune”, ma della Comunione al Corpo e al Sangue del Signore». Questa modalità di recezione dell’Eucaristia, che, come afferma l’Istruzione, «poggia su di una tradizione plurisecolare» ed «esprime e significa il riverente rispetto dei fedeli verso la Santa Eucaristia», è dunque l’adeguata espressione gestuale del riconoscimento di Dio venuto nella carne, che si offre come cibo agli uomini. Di grazia, dove sarebbe il falso spiritualismo?
Il vescovo di Manfredonia, dopo aver fatto capire ai fedeli, con una specie di delirio di onniscienza, che lui, nella sua diocesi, tutto vede e tutto sa, indica due ragioni per cui vuole assolutamente che nei territori di sua competenza non si riceva l’Eucaristia sulla lingua, rivelando finalmente, che la scusa del Covid è tutta una balla. Infatti, dopo aver ricordato per inciso «che in questo momento questo non lo possiamo fare e non lo dobbiamo fare per obbedienza ad una situazione particolarmente importante e di sanità», aggiunge subito: «Ma se anche non fosse così, io trovo una motivazione biblica molto chiara. Nel Vangelo, Vangeli sinottici, che raccontano e riportano l’istituzione dell’Eucaristia, Gesù dice: “Prendete e mangiate”. Non dice: “Ingoiate”. E con cosa si prende? Si prende con le mani, che è l’organo che prende, che afferra, che arriva poi fino al braccio».
Certo che no, Gesù non dice nel Vangelo: “Ingoiate”; dal che dovremmo dedurre che chi prende la Comunione in mano se la dovrebbe portare a casa e conservarla in una teca, visto che il Signore non ha comandato di ingoiarla. Gesù non dice, dunque: “Ingoiate”. Ma di per sé non dice necessariamente nemmeno “prendete”, nel senso di “afferrate con la mano”. Il verbo greco λάβετε (da λαμβάνω), come anche il suo corrispondente latino accipite (da accĭpĭo), indicano anche la recezione, l’accoglienza, l’accettazione (sfumatura che è presente anche nel verbo italiano, come quando si dice prendere la laurea o lo stipendio o uno schiaffo). A sottolineare e tradurre questa dimensione di ricettività, presente nel termine in questione, sta la prassi costante della Chiesa, ribadita dall’Institutio Generalis Missalis Romani, secondo il quale «non è permesso ai fedeli prendere da se stessi il pane consacrato o il sacro calice» (n. 160). Dunque, fondare la prassi della Comunione sulla mano sul testo evangelico risulta un tantino presuntuoso e pretestuoso, soprattutto quando si impone ai fedeli, non senza una certa visibile arroganza, un’analisi del testo evangelico molto approssimativa e fuorviante, avulsa da come la Chiesa l’ha tradotto nella prassi per secoli.
Mons. Moscone però prosegue, oltrepassando i limiti del consentito: «Sono convinto – secondo pensiero – che sia più, come dire, un abuso ricevere la Comunione in bocca che in mano. Tanti mi hanno detto: “E’ un abuso ricevere la Comunione in mano”. Io affermo esattamente l’opposto: è un abuso perché abbiamo falsamente spiritualizzato ciò che Gesù ha voluto come materia e come fisico, come carne per noi perché siamo carne».
Veda lui come conciliare la sua affermazione con quella che Memoriale Domini riconosce come «tradizione plurisecolare», che «si deve senz’altro conservare», ossia la Comunione sulla lingua. Qui ci limitiamo ad osservare che, come minimo, l’inopportuna esternazione del vescovo di Manfredonia si pone in aperta rottura con la Chiesa, sia nella linea diacronica che in quella sincronica, dal momento che Paolo VI, rispettando «il pensiero della grande maggioranza dei Vescovi», dispose che «la disciplina attuale non deve subire mutamenti; anzi un eventuale cambiamento si risolverebbe in un grave disappunto per la sensibilità dell’orientamento spirituale dei Vescovi e di moltissimi fedeli».
L’Istruzione del 1969, come anche la già citata Institutio e l’ancora più recente Istruzione Redemptionis Sacramentum, hanno confermato che il fedele ha «sempre il diritto di ricevere, a sua scelta, la santa Comunione in bocca» e «nelle regioni in cui la Conferenza dei Vescovi, con la conferma da parte della Sede Apostolica, lo abbia permesso, [a chi] vuole ricevere il sacramento sulla mano, gli sia distribuita la sacra ostia» (n. 92), avendo cura di osservare che ciò venga fatto nel debito modo. L’Istruzione del 2004 conferma chiaramente che il fedele ha sempre diritto di ricevere la Comunione in bocca, mentre la può ricevere sulla mano, laddove sia stato concesso l’indulto o permesso.
La Chiesa per secoli, fino ad oggi incluso, ha dunque sempre «falsamente spiritualizzato» il comando del Signore? Decine e decine di papi e vescovi hanno dunque perpetrato un grave abuso, che finalmente l’illuminato vescovo di Manfredonia ha denunciato?
A chi scrive pare invece che lei, caro mons. Moscone, come si dice oggi, sia altamente divisivo e ragione di scandalo per molti fedeli.