Il vescovo proibisce Medjugorje. Ma non sa che il Papa...
Può un vescovo impedire ai fedeli di pregare la Madonna che ha l’unica “colpa” di apparire in una località "non riconosciuta" o poco gradita alla burocrazia curiale? Può un pastore della Chiesa vietare «incontri dove verrebbe data per scontata l’attendibilità di tali fenomeni»? Beh, il vescovo di Anagni-Alatri lo ha fatto.
Può un vescovo impedire ai fedeli di pregare la Madonna che ha l’unica “colpa” di apparire in una località imprevista o poco gradita alla burocrazia curiale? Può un pastore della Chiesa impedire «incontri o celebrazioni pubbliche nelle quali verrebbe data per scontata l’attendibilità di tali fenomeni»? Beh, non c’è bisogno di aver fatto grandi studi teologici o interpellato esperti mariologi per affermare che nessuno, tantomeno un sacerdote di Dio, può impedire a chicchessia, tanto più ai suoi fedeli, di rivolgere preghiere e fare digiuni in onore della Vergine. Che si riconosca o meno la veridicità delle sue apparizioni. Credere che Maria sia apparsa ai pastorelli di Fatima o a Bernadette di Lourdes (cosa già riconosciuta come vera) non è obbligatorio: la Chiesa lo propone ai credenti solo come aiuto, senza alcun vincolo di fede. Non la deve pensare così, invece, il vescovo di Anagni- Alatri, monsignor Lorenzo Loppa che ha vietato a fedeli e clero di partecipare a incontri di preghiera legati ai "fenomeni di Medjugorje". La circolare del vescovo inviata ai parroci riguarda «incontri o celebrazioni pubbliche nelle quali verrebbe data per scontata l'attendibilità di tali fenomeni». Per questo, chiede l'annullamento di un incontro di preghiera, in programma a Fiuggi con Vicka Ivankovic, una delle veggenti di Medjugorje.
Nella circolare, monsignor Loppa ricorda, a proposito dell'incontro di cui «mi è giunta notizia», che «in conformità con le “Norme per procedere nel discernimento di presunte apparizioni e rivelazioni”, la Congregazione per la Dottrina della Fede sta continuando l'esame degli aspetti dottrinali e disciplinari dei fatti di Medjugorje». «Fino a ogni ulteriore disposizione da parte della Santa Sede, ci si deve attenere», ammonisce Loppa, «a ciò che è già stato stabilito dai vescovi della ex Jugoslavia nella dichiarazione di Zara del 10 aprile 1991, che stabilisce: “Sulla base delle ricerche finora compiute, non è possibile affermare che si tratti di apparizioni o di rivelazioni soprannaturali”. Per questo», prosegue monsignore, «non è consentito al clero e ai fedeli di nessuna Diocesi partecipare a incontri, conferenze o celebrazioni pubbliche per evitare confusione e scandalo». Da qui l’avvertimento: «i gruppi che organizzano questi eventi agiscono in modo totalmente autonomo, senza informare l'Ordinario». Infine, l’ordine perentorio ai parroci che hanno «l'obbligo di rendere pubblica la proibizione di partecipare a tali riunioni e la dissociazione da simili iniziative, che destano sconcerto nei fedeli e non manifestano la comunione con il vescovo».
Beh, sconcerto e scandalo, forse, li destano simili circolari vescovili che umiliano la sincera fede di milioni di persone che in questi 33 anni (le apparizioni sono iniziate nel 1981) si sono recate in pellegrinaggio nel piccolo paesino della Bosnia Erzegovina, animati non certo da sentimenti scismatici o intenti ostili alla comunione ecclesiale. Al contrario: chi c’è stato a Medjugorje può rendere testimonianza del clima di fede e devozione, dell’assenza di ogni fanatismo o superstizione, che la testimonianza degli stessi veggenti è sempre stata rigorosamente rispettosa della dottrina e degli insegnamenti della Chiesa. Da loro, mai una volta è arrivato l’invito alla disobbedienza alle autorità ecclesiali, ma solo un pressante e insistente appello alla preghiera e alla conversione, per salvare il mondo e l’umanità dalle minacce che li sovrastano. Questo chiedeva loro la Vergine dopo ogni apparizione. E allora, da quando un pastore è autorizzato a limitare la libertà dello Spirito e a chiudere le porte alla preghiera, alla penitenza, al digiuno e alla conversione? Invocare la Vergine di Medjugorje è azione sacrilega, sconveniente o causa di confusione per i cristiani? Quando mai alla preghiera sono stati attribuiti questi nefasti effetti?
Monsignor Loppa giustifica il suo divieto anti Medjugorje ricordando la dichiarazione di Zara del 1991 dei vescovi della ex Jugoslavia. Questa la formula che usarono: «Sulla base delle indagini finora condotte, non è possibile affermare che si tratti di apparizioni o di rivelazioni soprannaturali». Il giornalista e scrittore Antonio Socci, che ha dedicato diversi articoli e un libro inchiesta sulle apparizioni nell’Erzegovina, afferma che «diversamente da ciò che potrebbe sembrare, questa formula (“finora non è possibile affermare che si tratti di apparizioni”) non era affatto una bocciatura: lo sarebbe stata se invece i vescovi avessero dichiarato: “affermiamo che non si tratta di apparizioni soprannaturali”. Se avessero cioè usato la formula “consta della non soprannaturalità delle apparizioni di Medjugorje” (quella che era sostenuta dal vescovo di Mostar). Invece la formula usata nel 1991 è una posizione di attesa, che, come disse il cardinal Bertone, segretario di Stato di Benedetto XVI, “lascia la porta aperta a future indagini. La verifica deve perciò andare avanti”».
In effetti, ricorda Socci, i fedeli non furono diffidati dal recarsi a Medjugorje e dal seguire i messaggi della Madonna e «c’è da star sicuri che se questi contenessero qualcosa di pericoloso per la fede, la Chiesa sarebbe subito intervenuta con un fermo divieto. Il silenzio della Chiesa è insomma un tacito consenso alla devozione». Semmai, occorre, e in parte è già accaduto con un recente documento della Congregazione per la dottrina della fede, dare precise regole a questa devozione popolare, non essendo comunque ammesse quelle manifestazioni - come le apparizioni ai veggenti di Medjugorje in chiese o cattedrali - che sottintendono una già avvenuta approvazione ufficiale da parte della Chiesa.
Il vescovo di Anagni-Alatri, invece, non si limita a questo: il suo è un divieto tout court a «partecipare a incontri, conferenze o celebrazioni pubbliche», un vade retro Medjugorje che ha il segno di una scomunica anticipata perché anticipa un verdetto sulle apparizioni che ancora non c’è stato. E, questo monsignore dovrebbe ben saperlo, non potrà esserci finché le apparizioni continueranno. Nello scorso gennaio si sono conclusi i lavori della Commissione internazionale di inchiesta, istituita da Benedetto XVI e presieduta dal cardinale Camillo Ruini, sulle apparizioni della Madonna. I risultati dello studio di questa Commissione, che ha interrogato i protagonisti e molti testimoni, sono adesso nelle mani della Congregazione per la dottrina della fede. Ma cosa c’è da aspettarsi? Probabilmente una posizione attendista, simile a quella della dichiarazione di Zara del 10 aprile 1991.
I mariologi concordano sul fatto che dovrebbero essere del tutto improbabili sia una bocciatura che condanni il fenomeno Medjugorje come una truffa da cui guardarsi; sia un riconoscimento ufficiale della soprannaturalità delle apparizioni, che non può essere fatto finché il caso è in svolgimento. La Chiesa non può riconoscere l’autenticità di un fatto soprannaturale mentre è ancora in corso. Le grandi apparizioni ottocentesche di La Salette e di Lourdes, poi quelle di inizio del Novecento, a Fatima, si sono verificate nel giro di settimane, o al massimo, di mesi. A Medjugorje, invece, le apparizioni continuano ancora e questo è il principale motivo per cui non c’è assolutamente da attendersi che il Vaticano le riconosca oggi ufficialmente.
La Congregazione per la Dottrina della Fede, presieduta dal cardinale Gerhard Muller sta ancora esaminando il materiale ricevuto dalla Commissione di inchiesta di Ruini: migliaia di pagine con testimonianze, pareri tecnici di mariologi e psicologi, sacerdoti e teologi. Poi toccherà al Papa dare l’ultimo verdetto. Ma, apparizione work in progress a parte, forse il pronunciamento non ci sarà mai, anche perché le conseguenze «sarebbero devastanti», come afferma lo scrittore cattolico Vittorio Messori. In un senso o nell’altro: se il Papa boccerà Medjugorje, «il danno pastorale sarà immenso, visti i milioni di pellegrini recatisi lì da tutto il mondo e che si scopriranno vittime di un inganno. Se positivo, sarà devastante per il diritto canonico che lascia ai vescovi del luogo il giudizio su presunti fatti soprannaturali nella loro diocesi».
Papa Francesco, ha rivelato qualche mese fa Matteo Maztuzzi sul Foglio, non è pregiudizialmente contrario: quando era cardinale a Buenos Aires invitò il veggente Ivan Dragicevic per tenere un ciclo di conferenze, poco prima di lasciare l’Argentina per partecipare al Conclave dal quale sarebbe poi uscito Pontefice. Non solo, «a partire dal 2010, il confessore del cardinale Bergoglio era il frate francescano Berislav Ostojic, operativo a Citluk, dintorni di Medjugorje. Ma anche il gesuita, una volta indossata la veste talare bianca, si è messo sulla linea dei predecessori». Da Papa, se ne uscì con quella sua battuta sulla Madonna: «Non è un capoufficio della posta, per inviare messaggi tutti i giorni». Ritorno all'antica prudenza, in puro stile Francesco. Per Papa Ratzinger, invece, valeva la massima secondo cui ogni devozione alla Vergine è buona, e poco importa che non tutte possiedano il crisma della validità canonicamente accertata. «Anche perché sono solo tredici le apparizioni di Maria a essere state riconosciute ufficialmente», ricordava il più grande mariologo del Novecento, René Laurentin. «L’importante è guardare ai risultati, a ciò che quei fenomeni hanno prodotto».
Già, i risultati. Gesù nel Vangelo di Luca dice che «non c’è albero buono che dia frutti cattivi, né albero cattivo che dia frutti buoni. Ogni albero si riconosce dai suoi frutti». E quali sono i frutti di 33 anni di apparizioni in quel paesino della Bosnia-Erzegovina? Straordinari, dichiarò Vittorio Messori, per il quale «il maggior movimento di masse cattoliche del post-Concilio». Giovanni Paolo II, che era personalmente un convinto sostenitore di queste apparizioni, arrivò a dire: «Medjugorje è il centro spirituale del mondo. (…). Questi messaggi sono la chiave per comprendere ciò che avviene e ciò che avverrà nel mondo». Scrive ancora Socci, «il maggior movimento di conversione di massa, perché lì si verificano miriadi di conversioni: tanti tornano alla fede, ai sacramenti, alla preghiera e alla penitenza, in un mondo che invece ha imboccato velocemente la china opposta, quella dell’anticristianesimo accanito. Il miracolo delle tantissime conversioni è stato accompagnato anche - come nei Vangeli e in tutte le grandi apparizioni - da segni straordinari, come le tante guarigioni inspiegabili dal punto di vista della medicina, le quali forniscono l’evidenza della presenza della Madonna».
E poi ci sono le vocazioni che Medjugorje ha fatto nascere, il movimento di evangelizzazione che ne è nato anche con nuove forme missionarie (in Italia, il fenomeno di Radio Maria, con le sue stazioni in 70 paesi del mondo), la miriade di gruppi di preghiera sparsi in tutto il mondo. Basta questo, dice il cardinale di Vienna, Christoph Schönborn: «aprire gli occhi e guardare come Medjugorje cambia le persone». «Se la gente va lì è per pregare, recitare il Rosario, partecipare alle Via Crucis». Il cardinale austriaco è tra i più convinti assertori del fatto che su quella collina della Bosnia, nel pomeriggio di inizio estate del 1981, qualcosa di straordinario e soprannaturale è realmente accaduto. Lui, a Vienna, ogni anno riempie la cattedrale di Santo Stefano di fedeli che entrano in chiesa per ascoltare quanto hanno da dire Ivan Dragicevic e gli altri veggenti. Molti di questi ascoltano, si recano lì e si convertono». Una sorta di miracolo per la Chiesa austriaca, da decenni in crisi e costretta a chiudere o vendere edifici di culto a quelle confessioni che hanno adepti con cui riempirli.
Lo stesso miracolo raccontato anche dall’allora cardinale di Praga, Frantisek Tomasek: «la preghiera e il digiuno, la fede e la conversione e l’invito alla pace possono venire solo da Dio (…). Ritengo che noi dobbiamo anche agli eventi di Medjugorje una parte della nostra grande primavera spirituale, che Dio ci ha donato per mezzo di Maria. Ho incontrato molte persone che sono state in pellegrinaggio a Medjugorje. Sono pieni di speranza e del desiderio di testimoniare e vivere la propria fede». Ecco, tra tanti devoti di questo calibro, è l’arcigno divieto di monsignor Loppa ad apparire alla fine un po’ sopra le righe (diciamo così), buono forse per tenere lontano gli adepti di una setta più che un popolo devoto alla Vergine. Che da sempre appare e parla a chi e dove vuole, anche a dispetto delle devote circolari vescovili.