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Dottrina sociale
a cura di Stefano Fontana

La presa di posizione

Il vescovo Bätzing e le elezioni in Germania

Il presidente della Cet invita a non votare AfD, in nome della non negoziabilità della democrazia. Un intervento fuori luogo, perché i vescovi possono indicare i princìpi generali, ma la forma di governo non è tra questi. Ci sono princìpi ben più alti che, peraltro, le democrazie liberali di oggi calpestano.

Dottrina sociale 22_02_2025

Domani, domenica 23 febbraio, si voterà in Germania. L’appuntamento elettorale ha una grande importanza non solo per la Germania. Tra le tante questioni sul tappeto è di sicuro interesse l’atteggiamento dei vescovi tedeschi. Tra essi spicca l’intervista del vescovo di Limburgo, Georg Bätzing, presidente della Conferenza episcopale tedesca (Cet) e uomo di punta del cammino sinodale tedesco (Synodaler Weg), nella quale egli invita a non votare il partito di destra AfD, scendendo così direttamente in campo.

Gli episcopati e i singoli vescovi possono certamente intervenire anche in periodo elettorale per fornire i loro insegnamenti di morale pubblica. Dovrebbero però fissare i principi, i criteri e le grandi direttive d’azione e non condannare questo o quel partito. Nel caso Bätzing questo opportuno limite è stato superato e perdipiù con una motivazione molto debole e discutibile. Il principio sul quale si è condannata la AfD è stato quello della difesa della democrazia: «Le elezioni di domenica prossima mettono in chiaro una cosa: la democrazia non è negoziabile. Sono convinto che i punti di forza della nostra democrazia, soprattutto la ricerca di compromessi e la tutela delle minoranze, siano efficaci anche in tempi di crisi. Gli attuali dibattiti politici mettono in discussione questa solida democrazia».

Questo criterio, oltre ad essere di un livello troppo basso per l’intervento di un vescovo che dovrebbe valutare in base a ben più alti principi, non tiene conto di alcuni aspetti di grande importanza. La democrazia è prima di tutto una forma di governo, oggi però, come democrazia liberal e dem, è anche qualcos’altro, ossia una visione complessiva delle relazioni umane dentro una comunità politica. Se la si intende nel primo significato, l’intervento del vescovo Bätzing è stato inutile e fuori segno perché la Chiesa ha sempre detto che una forma di governo vale l’altra, dato che le differenze provengono semmai dai contenuti. Se la si intende nel secondo significato, l’intervento lascia molto a desiderare perché proprio la democrazia liberale è all’origine dei molti mali della Germania (e dell’Europa) oggi.

Facciamo alcuni esempi presi dalla sua stessa intervista. Egli dice che oggi le masse agiscono alimentate dalla paura: ma questa paura è lo strumento di governo maggiormente adoperato proprio dalle democrazie. Poi dice che non bisogna cedere ai regimi autoritari: ma è proprio la democrazia liberale di oggi, compresa quella tedesca, a dar vita a regimi autoritari voluti da élite mai democraticamente elette. Dice anche che va combattuto il nazionalismo etnico, il che sarebbe giusto se ciò non volesse dire la necessità di una società indiscriminatamente multietnica, multireligiosa, multiculturale e multietica, perché non sarebbe più una società. Aggiunge poi che bisogna salvaguardare la democrazia in quanto arte del compromesso: ma tutti vediamo che su molte questioni di vitale importanza, soprattutto i temi etici sensibili, i diktat democratici hanno soppiantato i compromessi. Infine, sostiene che la democrazia protegge le minoranze: questo bisognerebbe dirlo a quanti pregavano davanti agli abortifici e sono stati arrestati.

Molti dei timori espressi dal vescovo nascono dalla vita democratica ormai degenerata in post-democrazia. Si può quindi dire che egli non abbia analizzato per bene cosa sia oggi la democrazia, sicché definirla, come egli fa, “non negoziabile”, denota la perdita di vista di princìpi che veramente potrebbero illuminare i cattolici tedeschi alle elezioni: ben altri sono i principi non negoziabili ai quali un cattolico dovrebbe attenersi.

Stefano Fontana